«Il Sudan sta attraversando la crisi umanitaria più grave del mondo. Qui manca di tutto: medicinale, ossigeno, personale sanitario e a volte anche l’acqua pulita». Il racconto di Elisabetta Maio, perfusionista nell’ospedale di Emergency a Khartoum, è una testimonianza diretta della brutale guerra civile in corso nel paese dal 2023.

Maio si trova in quella che ormai è da poco più di due anni l’unica struttura sanitaria funzionante nella città. Lo scontro armato tra i ribelli delle Rapid support forces (Rsf) e le Sudanese armed forces (Saf) ha distrutto infrastrutture, strade e reso quasi impossibile assicurare anche le cure di base.

L’ultima offensiva a Khartoum ha messo in pericolo anche il personale e i pazienti dell’ospedale. «Tra gennaio e marzo di quest’anno ci sono state settimane durissime. L’ospedale era praticamente sotto assedio. I pazienti non riuscivano ad arrivare, i camion con i medicinali restavano bloccati. E la corrente era disponibile solo grazie ai generatori», racconta Maio. L’ospedale “Salam” è specializzato in cardiochirurgia ma offre anche cure pediatriche, vaccinazioni, trattamenti per malnutrizione e infezioni. E i progetti di Emergency vanno avanti anche grazie alle raccolte fondi come quella che si terrà dal 5 all’8 dicembre.

Oggi, la situazione a Khartoum è migliorata dopo che le Saf hanno preso la capitale. Ma «la guerra non è finita. Si è spostata altrove, in Darfour e nel Kordofan. Lì i bambini muoiono di fame, le malattie avanzano, e il lavoro dei miei colleghi è sempre più complicato».

La guerra civile

Tutto ha inizio il 15 aprile 2023, quando lo scontro tra le Sudanese armed forces (Saf) e le paramilitari Rapid support forces (Rsf) esplode in guerra civile. Nell’arco di pochi mesi, città, campi profughi, villaggi sono diventati obiettivi militari, e la ferocia ha travolto i civili: bombardamenti, attacchi a mercati e moschee, raid contro villaggi. In un paese dove il sistema sanitario e infrastrutturale era già fragile, la guerra ha fatto saltare ogni parvenza di normalità, portando a una crisi che oggi molti definiscono senza precedenti. Nelle scorse settimane sono circolati online video di esecuzioni di massa contro i civili per mano delle forze di Rsf che sono entrate nella città di El Fasher dopo 500 giorni di assedio. Qui, le autorità locali e le organizzazioni internazionali a difesa del diritto umanitario hanno denunciato l’uccisione a sangue freddo di oltre duemila persone.

Si stimano circa 150mila morti da aprile 2023. Mentre gli sfollati interni sono oltre dieci milioni e dipendono interamente dagli aiuti umanitari. La risposta della comunità internazionale, distratta anche da altri conflitti come quello in Ucraina e a Gaza, è stata insufficiente. I corridoi umanitari sono quasi inesistenti e gli aiuti faticano ad arrivare.

Il ruolo di Emergency

A Khartoum il centro Salam rappresenta per migliaia di pazienti l’unica possibilità di avere un accesso alle cure. «Operiamo gratuitamente e cerchiamo di dare dignità a ogni vita che arriva da noi» dice Elisabetta Maio. Vengono fornite cure per patologie croniche, emergenze acute, malnutrizione, vaccini, assistenza neonatale, supporto ai traumi. 

Ma le sfide restano enormi: scarso personale, continui rischi di attacchi, carenza cronica di medicine e risorse, difficoltà logistiche per rifornirsi e trasportare pazienti, assenza di servizi essenziali come acqua ed elettricità in molte aree.

«Questa è definita da molti una guerra dimenticata» sottolinea Maio. «In Italia, in Europa, quasi non se ne parla più. Eppure qui muoiono bambini, famiglie intere fuggono, il dolore è quotidiano», dice Maio. «Nonostante tutto questo colpisce la resistenza della popolazione civile di voler ricostruire un futuro. La gente non voleva questa guerra — aggiunge —. Ma ora che Khartoum, per quanto ferita, è tornata in mano civile, molti cercano la normalità. Vogliono curarsi, ricostruire le case, far tornare i bambini a scuola».


Dal 5 all’8 dicembre torna nelle piazze di tutta Italia il “Panettone Fatto per Bene” di Emergency per sostenere il lavoro dell’ong nei Paesi in guerra. Il dolce tipico di Natale sarà in vendita per tutto il weekend dell’Immacolata, grazie all’impegno di oltre 3000 volontari che presiederanno 700 piazze italiane lungo tutto lo Stivale. Acquistare un panettone di Emergency significa fare un gesto concreto di solidarietà e garantire cure gratuite alle vittime di guerra e povertà.

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