Bin Salman accolto come un monarca alla Casa Bianca promette investimenti negli Usa per oltre 1000 miliardi di dollari. Il presidente americano sul giornalista ucciso dai sauditi: «Non piaceva a molti, ma MbS non sapeva nulla dell’omicidio»
L’accoglienza alla Casa Bianca è quella riservata ai grandi monarchi. Prima di scendere dalla sua Mercedes nera, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha visto sfilare davanti a sé ufficiali a cavallo – mentre una banda dei marines faceva da sottofondo – animale che ha un grande significato nella cultura del paese arabo. In cielo l’arrivo del principe è stato salutato da un volo di caccia militari F-35 (un assaggio degli affari commerciali). D’altronde non è una visita come le altre.
È la prima volta dall’uccisione del giornalista del Washington Post, Jamal Khashoggi, avvenuta nell’ottobre del 2018 all’interno del consolato saudita di Istanbul, che bin Salman va alla Casa Bianca.
Quel brutale omicidio e il suo depistaggio è oramai archiviato da tutti, a parte i suoi colleghi, che ne hanno chiesto conto in diretta televisiva. «È doloroso ed è un errore enorme. L’Arabia Saudita ha fatto tutto il necessario per indagare», ha detto bin Salman interrogato da sulla questione nello Studio Ovale.
Immediata la difesa di Donald Trump. «Non ne sapeva nulla. Non c'è bisogno di mettere in imbarazzo il nostro ospite chiedendo una cosa del genere», ha detto prima di liquidare la questione, scordandosi che la stessa intelligence statunitense ha considerato MbS il mandanto dell’assassinio. «A molte persone non piaceva quel signore di cui stai parlando, che ti piaccia o no, sono cose che succedono», ha detto Trump.
Creando lui, invece, imbarazzo alla Casa Bianca. E così, priorità agli affari, che si sono concentrati soprattutto nel settore delle armi e dell’intelligenza artificiale.
Accordi di Abramo
Dopo un rapido tour della Casa Bianca, nel punto stampa il presidente Trump ha detto che gli Stati Uniti possono «contare su 600 miliardi di dollari», ma l’investimento di Riad potrebbe arrivare anche a mille miliardi. Cifre che secondo diversi analisti appaiono irrealistiche. Anche MbS ha confermato la cifra e ha detto che non sta «creando false opportunità per compiacere l'America o Trump» e che l’Arabia Saudita ha un «enorme domanda» di potenza di calcolo e guarda ai chip statunitensi per soddisfarla.
Trump ha specificato che i finanziamenti saranno utilizzati per la creazione di nuove fabbriche e nuovi investimenti a Wall Street che creeranno «moltissimi posti di lavoro», soprattutto nel campo dell’intelligenza artificiale.
Ma i soldi serviranno anche per comprare una fornitura di caccia F-35, per i quali servirà il consenso del Congresso, anche se Israele non è d’accordo. Tel Aviv vorrebbe che l’acquisto dei jet militari sia subordinato all’entrata di Riad negli Accordi di Abramo. Obiettivo che è ancora lontano, vista l’incertezza sul futuro della Striscia di Gaza e dello Stato della Palestina.
Per ora il principe saudita ha detto di essere «in trattativa» per contribuire con fondi sauditi agli sforzi della ricostruzione, ma è ancora presto per parlare di distensione dei rapporti diplomatici con Tel Aviv. «Negli accordi di Abramo solo con un percorso chiaro verso i due stati», ha detto bin Salman. Ma l’attentato di martedì a Gerusalemme, dove è morta una persona e sono rimaste ferite altre tre, in risposta alla crescenti violenze dei coloni, dimostra che la via è ancora complicata.
Anche l’esercito israeliano è preoccupato dalla compravendita. Lo stato maggiore di difesa ha inviato un documento ai vertici politici nel quale esprime esplicite riserve, la vendita «danneggerebbe la nostra superiorità aerea nella regione», si legge in un passaggio del documento pubblicato da Ynet. Al momento lo Stato ebraico è l’unico paese ad avere in dotazione gli F-35 nel Medio Oriente. Nel suo arsenale ce ne sono 45 ma un nuovo ordine di 30 caccia è stato fatto nei mesi scorsi.
La geopolitica del Medio Oriente è stato uno dei temi cruciali al centro della visita. «Ci troviamo d’accordo sulla maggior parte delle questioni che riguardano la comunità internazionale», ha detto Trump davanti a bin Salman. «Ha fatto un ottimo lavoro nella campagna nucleare dell’Iran», ha aggiunto.
Una lode in pubblica piazza della guerra dei 12 giorni contro Teheran che rischia di mettere in difficoltà il principe saudita, da sempre attento a non far trapelare nulla sul suo sostegno a Israele.
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