Non è un mistero che Donald Trump, autore di un libro intitolato, The Art of the Deal, tradotto come “l’Arte di fare affari”, sia solito spiazzare gli interlocutori con rapidi cambi di umore e di prospettive per fiaccarne le difese, dividerli al loro interno e imporre alla fine il proprio punto di vista. Così il presidente degli Stati Uniti, dopo un periodo di apparente bonaccia, ha gettato nuova benzina sul fuoco minacciando nuovamente di intensificare la sua guerra commerciale e raccomandando un dazio del 50 per cento sui prodotti dell'Unione europea a partire dal primo giugno. In sovrappiù ha avvertito Apple che potrebbe imporre un dazio del 25 per cento su tutti gli iPhone prodotti al di fuori degli Stati Uniti.

Duplice minaccia

La duplice minaccia, uno shock diffuso sui social, ha sconvolto i mercati globali dopo che settimane di de-escalation avevano offerto una tregua. L'indice S&P 500 ha perso l'1,2 per cento nelle prime contrattazioni per poi assestarsi a -0,61 per cento, il Nasdaq l'1,5 per cento e poi a -0,84 per cento e le azioni europee l'1,7 per cento per poi chiudere a -0.98 per cento. Lo Spread Btp-Bund è balzato a 103 punti base.

In sostanza, Trump è costato alle principali borse europee 183 miliardi in termini di capitalizzazione. Maglia nera è stata Milano (-1,94 per cento), preceduta da Parigi (-1,65 per cento), Francoforte (-1,54 per cento) e Madrid (-1,33 per cento). Le azioni delle case automobilistiche tedesche, tra le più esposte ai dazi, sono crollate in seguito alla notizia. Porsche, Mercedes e Bmw hanno perso tra il 2 per cento e il 4,5 per cento. Anche il lusso europeo è stato colpito: il produttore di occhiali EssilorLuxottica ha perso il 4,82 per cento.

Le azioni di Apple sono scese del 3,7 per cento nelle contrattazioni pre-mercato per poi assestarsi a -2,16 per cento, insieme alle azioni di altri leader tecnologici. Apple ha bruciato più di 100 miliardi di valore di mercato all'avvio delle contrattazioni, ha riportato Bloomberg. Trump non ha fornito una tempistica per il suo avvertimento ad Apple. Negli Stati Uniti vengono venduti più di 60 milioni di telefoni ogni anno, ma il Paese (come l’Italia) non ha una produzione di smartphone. «L'Ue, creata con lo scopo principale di trarre vantaggio dagli Stati Uniti in termini di commercio, è stata molto difficile da gestire», ha scritto Trump su Truth Social. «Le nostre discussioni con loro non porteranno da nessuna parte!».

Un brutto colpo per tutti coloro, governo italiano in primis, che si erano offerti come pontieri volontari di mediare tra Washington e Bruxelles certi di trovare un compromesso tra partner occidentali ed evitare lo scontro. Il ministro del Commercio francese, Laurent Saint-Martin, al contrario, si è detto pronto «a rispondere». Washington aveva imposto il 2 aprile un dazio "reciproco" del 20 per cento sulla maggior parte dei prodotti dell'Ue, salvo poi dimezzarlo fino all'8 luglio per dare tempo ai negoziati, pur mantenendolo al 25 per cento su acciaio, alluminio e componenti automobilistici e promettono misure simili su prodotti farmaceutici, semiconduttori e altri beni.

Le accuse di Bessent

«A eccezione dell'Ue, la maggior parte sta negoziando in buona fede», ha detto il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent in un'intervista alla Fox News. «Spero che questo possa accendere una scintilla nell'Ue», ha affermato Bessent, evidenziando come l'Ue abbia «un problema di azione collettiva».

Bessent sarebbe pronto, secondo Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, a deregolamentare il settore bancario Usa modificando il coefficiente di leva supplementare (SLR) e consentendo di acquistare più bond Usa alle banche americane senza sostenere ingenti oneri patrimoniali. Una mossa per rallentare la corsa dei rendimenti dei treasuries.

La Commissione europea si è rifiutata di commentare la nuova minaccia tariffaria del 50 per cento, affermando che avrebbe atteso una telefonata tra il capo della Commissione europea per il Commercio, Maros Šefčović, e il suo omologo statunitense, Jamieson Greer. Gli inviati dei 27 paesi dell'Ue si incontreranno a Bruxelles per discutere di commercio al più tardi venerdì prossimo. L'obiettivo Ue è “zero dazi” tra Ue e Usa ma incautamente è stato reso noto prima dei negoziati e non alla fine.

Le esportazioni totali dell'Ue verso gli Stati Uniti lo scorso anno hanno raggiunto 500 miliardi di euro, con Germania (161 miliardi di euro), Irlanda (72 miliardi di euro) e Italia (65 miliardi di euro) come i tre maggiori esportatori. Prodotti farmaceutici, automobili, prodotti chimici e aerei sono stati tra le maggiori esportazioni. «L'Ue è una delle regioni meno amate da Trump, il che aumenta le probabilità di una guerra commerciale prolungata tra i due», ha affermato a Reuters Kathleen Brooks, direttrice della ricerca di XTB.

Trump aveva fatto vacillare i mercati all'inizio di aprile dopo aver imposto dazi su quasi ogni zona del mondo, inclusa una tassa di circa il 145 per cento sulle merci importate dalla Cina. Gli investitori hanno reagito vendendo beni statunitensi, poiché i dazi li hanno portati a mettere in discussione lo status di porto sicuro di cui l'America gode. La reazione ha costretto la Casa Bianca a una tregua e a sospendere la maggior parte dei dazi fino all'inizio di luglio, lasciando in vigore un'imposta del 10 per cento sulla maggior parte delle importazioni da altre nazioni e del 30 per cento sulla maggior parte dei prodotti cinesi.

Ma Trump ha lasciato intendere la possibilità di ripristinare alcuni balzelli, perché punta sui dazi per finanziare il taglio delle imposte dirette da oltre 3mila miliardi dollari in dieci anni appena passato alla Camera. Dopo l’ennesima piroetta di Trump tutto l'ottimismo sugli accordi commerciali è svanito in pochi minuti.

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