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Un nuovo Ruanda. Il paese 30 anni dopo il genocidio

Immagine Polaroid dell'enorme archivio mobile realizzato da Save the Children nei mesi successivi alla guerra, nel 1994 quando fotografò tutti i bambini rimasti orfani per colpa del genocidio in Rwanda. Le foto avevano lo scopo di riunire i bambini con le loro famiglie. L'archivio è stato riaperto per la prima volta in 20 anni. ANSA/SAVE THE CHILDREN
Immagine Polaroid dell'enorme archivio mobile realizzato da Save the Children nei mesi successivi alla guerra, nel 1994 quando fotografò tutti i bambini rimasti orfani per colpa del genocidio in Rwanda. Le foto avevano lo scopo di riunire i bambini con le loro famiglie. L'archivio è stato riaperto per la prima volta in 20 anni. ANSA/SAVE THE CHILDREN

Il Ruanda si è modernizzato ed è diventato influente. Le sue truppe mantengono la pace in molti paesi africani. Solo resta aperta la ferita del Kivu 

Kwibuka 30: ricordare 30 anni dopo in lingua kyniarwandese. È la commemorazione trent’anni dopo il genocidio dei tutsi in Ruanda alla quale hanno partecipato vari capi di stato e che coinvolge tutta la popolazione. I ricordi sono ancora intensi e dolorosi e tanti superstiti e carnefici sono ancora vivi. Il genocidio del 1994 resterà profondamente marcato nella storia del Ruanda e dell’Africa tutta, anche perché si svolse essenzialmente all’arma bianca: non ci fu bisogno di comprare armi prodotte

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