È lecito chiedersi chi sia davvero Evgeny Prigožin e come sia diventato così potente. Pur venendo da San Pietroburgo, la città della cerchia di Vladimir Putin, non ha conosciuto il presidente russo negli anni Novanta quando era vicesindaco, né frequentava gli ambienti del Kgb da cui sono emersi i siloviki del Cremlino. Tantomeno era legato ai potentissimi clan mafiosi dell’allora Leningrado, come la Tambovskaya bratva che controllavano il porto e faceva affari con Putin.

Nel 1981 fu condannato a 13 anni di carcere per una rapina a mano armata insieme a dei complici, in cui lui soffocò una donna sino a farla svenire per derubarla, e per sei furti in appartamento a Leningrado. Perciò Prigožin non entrò in prigione da grande criminale o mafioso, bensì come un ladruncolo ventenne di bassa lega.

L’assenza dei tradizionali tatuaggi porta a pensare che non fosse un vor-v-zakone, letteralmente ladro-nella-legge, i criminali russi con un codice d’onore e una struttura interna. Me ne ha dato conferma il professor Federico Varese, docente a Oxford tra i massimi esperti mondiali di mafie e criminalità russa, il quale esclude che Prigožin fosse un esponente dei vory prima di entrare in prigione o che sia stato iniziato al gruppo da galeotto.

Anzi, a novembre 2022 sono emersi due video di un tale Saša Kurara, questo sì un vor a giudicare dagli ampi tatuaggi che mostra fiero sul petto, che sostiene di aver abusato di Prigožin in carcere, definendolo un “obiženniy”, il livello più basso nella brutale gerarchia dei detenuti russi. Questa è suddivisa in “patsany”, i “ragazzi” che hanno commesso reati più seri e comandano, i “mužiki”, prigionieri con dignità ma meno importanti, e infine gli “obižennie”, intoccabili anche definiti “petužamy”, relegati a dormire vicino alla latrina (per questo chiamati anche “paráša”) e spesso vittime di abusi sessuali da parte dei compagni di cella. Non c’è conferma che Prigožin sia stato effettivamente un obiženniy, ma il suo basso rango nel mondo criminale lo rende possibile.

I “suoi” galeotti

In un comunicato rilasciato il 16 novembre 2022 sul canale Telegram della sua società Concord, Prigožin risponde alle lamentele di alcuni detenuti della città siberiana di Tyumen, i quali sostengono di essere stati scartati dal reclutamento di Wagner in quanto appartenenti agli obižennie.

Prigožin afferma che sarebbe molto difficile creare unità separate, come «una batteria di obici di patsany, una squadra di ricognizione di mužiki, o una di mitraglieri obižennie». Per evitare questi inconvenienti, ha chiarito Prigožin, Wagner non ha per ora ammesso gli obižennie tra le reclute in Ucraina, ma ha raccomandato la creazione di un’unità esclusivamente per loro affinché non si mischino agli altri ex galeotti.

Tutto questo sarebbe paradossale se Prigožin fosse effettivamente, come sostiene Saša Kurara, un ex obiženniy. Per lanciare accuse di una tale gravità e metterci la faccia, il criminale deve sentirsi potente, giacché ha rivelato persino di trovarsi nella città turca di Alanya. D’altra parte, anche altri vory-v-zakone mobilitati con la forza hanno sfidato i loro superiori davanti ai commilitoni.

Prigožin ha più volte difeso i “suoi” galeotti dalle critiche dell’opinione pubblica russa, che li considera feccia della società e carne da cannone per l’offensiva nel Donbass. Sino al punto da chiedere al presidente della Duma di introdurre pene per chi tenta di «screditare i prigionieri che combattono in Ucraina».

È più volte tornato sull’argomento, come a settembre 2022 quando in un video si è rivolto ai russi dicendo che a combattere «o ci vanno i prigionieri o i vostri figli, decidete». Ha provocato scandalo il rilascio dell’ex imprenditore di San Pietroburgo Alexander Tyutin, condannato a 23 anni nel 2021 per aver commissionato gli omicidi di sua moglie, il figlio di 10 anni, la figlia quattordicenne e di un socio.

Dopo aver scontato meno di un anno, Tyutin è stato reclutato da Wagner e ha combattuto vari mesi in Ucraina, tornando poi in Russia da uomo libero e viaggiando in Turchia per una vacanza a gennaio 2023. Prigožin lo ha difeso sostenendo che Tyutin «in guerra vale per tre o quattro ragazzi con il latte sulle labbra, figli dei fiori come vostro figlio, vostro padre e vostro marito» che cercano di evitare la mobilitazione e l’arruolamento.

Il codice d’onore

I timori dei russi sono in parte giustificati da fatti di cronaca, come nel caso dell’ex galeotto Pavel Nikolin, un rapinatore che dopo aver combattuto per Wagner in Ucraina ha disertato e ha sparato a dei poliziotti in Russia. Secondo un canale Telegram russo, il viceministro dell’Interno di Mosca avrebbe istruito la polizia di monitorare discretamente quegli ex carcerati che sono tornati in patria dopo aver servito in Ucraina.

Un caso riguarda Pavel Zakharov, che dopo aver assassinato la suocera a coltellate è tornato uomo libero per aver combattuto in Donbass. Un altro vor-v-zakone, Griša Moskovsky, ha registrato un video diventato virale per criticare Prigožin e ha messo in guardia i russi dalla massa di ex galeotti tornati in libertà nel paese, mostrando disprezzo per Wagner e per i ceceni di Kadyrov.

La ragione di questo astio dei vory nei confronti dei “musicisti” deriva dal codice d’onore che impedisce ai ladri-nella-legge di collaborare con lo stato russo. Si tratta di un elemento che ricorre dalla storia sovietica, quando Stalin istituì i battaglioni penali nell’Armata rossa e i vory perseguitarono coloro che accettarono di combattere per il regime, ritenuti “suki”, infami e collaborazionisti.

Dopo aver scontato 9 anni in un carcere di media sicurezza, Prigožin fu rilasciato nel 1990 con la concessione della grazia. Da quel momento cominciò una carriera imprenditoriale di successo con l’apertura di casinò e un ristorante di lusso sulle rive del fiume Vyatka, dove pranzarono anche Chirac e Bush insieme a Putin, il quale vi festeggiò il suo compleanno. Questa fiducia si tradusse in contratti governativi per la fornitura di servizi di catering e mense agli impiegati statali e militari, con la società Concord divenuta l’ombrello finanziario di Wagner e dell’Internet research agency, sua fabbrica di troll.

Il sistema penitenziario

Nel 2022 il consorzio globale di giornalismo investigativo Occrp sulla corruzione e il crimine organizzato ha nominato Prigožin “persona dell’anno”, per il suo impegno – si legge nella motivazione – a estendere nel mondo la corruzione russa e rubare in nome di Putin, con riferimento alla presenza di Wagner in Africa.

Alla luce di questo profilo non stupisce che il Tesoro americano abbia designato Wagner come un’organizzazione criminale transnazionale, ma il parlamento europeo e le autorità americane stanno considerando anche di inserirla nella lista dei gruppi terroristi. Queste designazioni, oltre al valore politico importante, permettono alle autorità occidentali di contrastare meglio le operazioni di Wagner in Africa e altrove con sanzioni a persone e aziende legate a Prigožin.

Il ruolo dei prigionieri dell’assalto a Bakhmut è divenuto un elemento emblematico della guerra in Ucraina. La Russia è il primo paese europeo per numero di detenuti ogni 100mila abitanti, circa 300 secondo i dati del World Prison Brief, e in totale ospita una popolazione carceraria di quasi mezzo milione di persone (l’Italia circa 56mila), subito dopo Cina, Stati Uniti, India e Brasile, pur avendo una popolazione di soli 143 milioni.

Dal 1998 il sistema penitenziario è stato trasferito dal ministero dell’Interno a quello della Giustizia, ma resta organizzato diversamente da quello europeo, con le colonie penali dove, al posto delle celle, i detenuti sono stipati in grandi camerate e vige un rigido sistema interno.

La distribuzione delle colonie penali ricalca ancora la logica sovietica per cui si trovano nelle regioni ricche di risorse naturali, come il Krai di Krasnoyarsk o quello di Perm, oppure laddove i prigionieri vengono impiegati nell’economia locale come nella repubblica di Komi, la Mordovia e la Čuvasia, regioni in cui il Servizio penitenziario federale (Fsin) dispone di una forza lavoro predominante.

È interessante notare che il direttore del Fsin dal 2019 al 2021, Alexander Kalašnikov, è stato un silovik a capo dell’Fsb proprio a Komi e Krasnoyarsk, prima di guidare il Dipartimento M dell’Fsb, incaricato di fornire supporto di controspionaggio alla polizia russa. Le ragioni che hanno portato Putin a licenziarlo nel 2021 non sono note, mentre il successore Arkady Gostev è un ex dirigente della polizia di Mosca già viceministro dell’Interno. Gostev è stato inserito tra i destinatari delle sanzioni occidentali per aver permesso il reclutamento dei detenuti da mandare in Ucraina.

Il Fsin

Il Fsin impiega oltre 300mila funzionari e ha un budget annuale di oltre 4 miliardi di dollari, ponendo la Russia in cima alla classifica dei paesi europei per bilancio speso per le prigioni. Inoltre, il Fsin ha proprie entrate extra grazie alla manifattura organizzata nelle colonie penali per quasi un milione di dollari annui, ma i dirigenti del servizio penitenziario alimentano un mercato illecito parallelo e si arricchiscono sulle spalle dei detenuti. L’Fsin ha proposto di introdurre un preavviso di 48 ore alla notifica dei garanti dei detenuti di ispezione in carcere, mossa che permetterebbe ai funzionari di nascondere abusi e situazioni illecite.

Secondo Meduza, il reclutamento di detenuti da parte dell’esercito è avvenuto nelle cosiddette colonie penali «rosse», queste si distinguono da quelle definite «nere» per il fatto che nelle prime il regime carcerario è rispettato ed è qui che vengono mandati anche ex poliziotti o militari condannati per qualsiasi reato.

Nelle prigioni «nere», invece, le condizioni sono peggiori e i gruppi criminali hanno il controllo della vita interna, oltre che una certa influenza sul personale penitenziario. I detenuti musulmani delle regioni del Caucaso russo hanno anche iniziato a parlare di prigioni «verdi», in cui la comunità islamica ha il controllo della colonia penale e ha sviluppato un sistema di solidarietà interno, malvisto dai criminali delle «nere».

Il sito indipendente iStories ha riferito che a settembre 2022 il ministero della Difesa russo ha formato un’unità chiamata Storm con i prigionieri di colonie penali «rosse», come la 3ª colonia di Ryazan, la 4ª di Stavropol e la 11ª di Nižny Novgorod, dove sono incarcerati anche ex poliziotti.

Secondo alcune testimonianze di detenuti e familiari raccolte da Gulagu.net, un centinaio di detenuti hanno fatto domanda e a ottobre circa sessanta sono stati reclutati nell’unità Storm, inquadrata nel Distretto militare meridionale. I reclutatori hanno offerto le medesime condizioni di Wagner, ma hanno detto che le probabilità di sopravvivenza sarebbero state più alte.

Si tratta di numeri bassi rispetto a quelli raccolti dal gruppo mercenario, ma segnalano una competizione per le risorse umane tra l’esercito e Prigožin, perché a inizio 2023 i candidati hanno cominciato a scarseggiare. Meduza ha riportato che il totale dei carcerati reclutati da Wagner ammonterebbe a circa 50mila uomini, di cui 40mila sarebbero morti, feriti o catturati nell’assalto a Bakhmut e Soledar, mentre i restanti 10mila sarebbero ancora sul campo o congedati, secondo i calcoli di Olga Romanova dell’organizzazione Russia Dietro le Sbarre.

Reclutamento e promesse

La Cnn ha riportato le analisi dell’intelligence militare ucraina (Gur) basate su intercettazione delle comunicazioni e l’osservazione delle tattiche nemiche, secondo le quali ai galeotti di Wagner è stato vietato ritirarsi senza un ordine esplicito, pena la fucilazione sul posto.

È stato anche proibito soccorrere i feriti perché la priorità era continuare l’assalto e se questo fosse fallito sarebbero potuti tornare alle proprie posizioni solo di notte. Anche l’esercito russo si è gradualmente adeguato alle tecniche di Wagner, sostituendo i gruppi tattici di battaglione e le formazioni meccanizzate con unità di fanteria d’assalto composte dai mobilitati, usati come carne da cannone in ondate contro le posizioni ucraine.

Quando le ondate di coscritti hanno logorato le difese ucraine, Wagner fa avanzare unità veterane armate di lanciagranate, che mandano in ricognizione droni e usano visori notturni o termici di cui l’esercito russo è invece largamente sprovvisto. Nonostante Motorola abbia sospeso le vendite in Russia, i mercenari utilizzano questi apparecchi per le comunicazioni sul campo.

È stato riportato che nella visita dello chef di Putin fatta ad agosto 2022 nelle colonie penali della regione di Rostov ci sarebbe stato anche Dmitry Utkin, l’ex ufficiale dell’intelligence russa con gli alamari da SS tatuati sul petto.

Secondo quanto descritto da Gulagu.net e Vot so, i due sono arrivati con l’elicottero personale di Prigožin alla prigione IK-15 di Bataysk e il direttore ha ordinato agli agenti penitenziari di spegnere le proprie bodycam. Circa 600 prigionieri avrebbero fatto domanda e la metà sono stati arruolati, stessa cosa nell’altra colonia. Simili visite sono state fatte nelle prigioni di Konstantinovka, Krasnodar, Novočerkassk, la n. 9 di Šakhty e quella di Tlyustenkhabl in Adighezia.

Ai galeotti è stata promessa l’amnistia dopo sei mesi di servizio al fronte, ma con l’avvertimento che i disertori sarebbero stati fucilati. Secondo Arseny Dronov, del sito Russky Kriminal, Prigožin avrebbe mostrato spesso alle reclute anche un video dal suo cellulare in cui un disertore viene scuoiato vivo e messo sotto una doccia come tortura.

Questo come monito per i criminali che avessero la tentazione di ribellarsi o aggredire i comandanti di Wagner al fronte. Un altro macabro video fatto circolare dai “musicisti” è l’omicidio di Evgeny Nužin, un ex assassino reclutato da Wagner, che si è arreso agli ucraini e poi è stato scambiato con altri prigionieri di guerra.

I mercenari gli hanno fracassato il cranio con un martello e hanno diffuso il filmato su Telegram. Secondo Arseny Dronov la brutale pratica risale all’epoca in cui i cosacchi di Wagner operavano in Siria e avevano l’abitudine di uccidere a martellate i disertori di Assad, ma anche di tagliare la testa come trofeo ai jihadisti dell’Isis catturati. Un caso conclamato è quello del disertore siriano Hamadi Bouta, torturato a morte nel 2017 da quattro russi di Wagner con una mazza e decapitato con una vanga. I mercenari ripresero tutto e poi giocarono a calcio con la sua testa.

Andrey Medvedev

Anche il timore di Andrey Medvedev è dunque più che lecito. Si tratta di un 26enne, ex comandante di Wagner in Ucraina, che ha raggiunto la Norvegia dopo una fuga rocambolesca e due falliti tentativi in Finlandia. In base al suo racconto, ha attraversato il filo spinato nell’estremo nord della Scandinavia inseguito dai cani delle guardie di frontiera russe.

Ha chiesto asilo politico ma è stato arrestato e portato dai servizi norvegesi in una località segreta per un “debriefing” su tutto ciò che sapeva. Ha riferito di aver assistito a esecuzioni e torture, la sua testimonianza è ritenuta importante per futuri processi per i crimini di guerra.

Medvedev è un ex galeotto che ha firmato con Wagner da luglio a novembre 2022 ed è stato posto al comando di un’unità per la sua esperienza di servizio militare, ma quando il suo contratto è stato esteso senza limiti ha deciso di disertare.

L’orchestra di Prigožin è notevolmente cambiata nel corso del 2022, sino a comprendere una componente aerea e meccanizzata, ma il suo rapporto con il potere di Mosca resta controverso e conflittuale. Lo chef di Putin sta giocando una partita a scacchi e se farà le mosse giuste potrà assicurarsi un ruolo politico negli scenari futuri. Alcuni segnali arrivano da governatori regionali e oligarchi che, evidenzia Mark Galeotti, hanno iniziato ad avvicinarsi a Prigožin.


Questo testo è un estratto dal libro di Matteo Pugliese “Kiev, Occidente. Perché l’invasione russa ha rivoluzionato la guerra e gli equilibri in Europa” (Ledizioni) in libreria dall’11 aprile.

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