Il 5 settembre 1938 il re Vittorio Emanuele III firmò le prime leggi razziali di Benito Mussolini nella villa reale di San Rossore, a Pisa. In occasione dell’anniversario, politica e istituzioni hanno reso omaggio alla targa che, nel parco di San Rossore, ricorda le gesta del Savoia con la scritta «Pisa non dimentica».

C’era il deputato uscente del Pd, il pisano Stefano Ceccanti, costituzionalista oggi candidato per la Camera nel collegio uninominale di Pisa, non c’era il deputato uscente della Lega Stefano Ziello, pisano e avversario di Ceccanti nel collegio, che i sondaggi danno in leggero vantaggio.

C’era invece il sindaco di Pisa Michele Conti, eletto nel 2018 dal centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), e questa è una notizia, come vedremo. Con l’anniversario delle leggi razziali il nodo dell’antisemitismo si ripropone nella campagna elettorale. Pisa, che è anche la città del leader Pd Enrico Letta, sull’argomento è una specie di città laboratorio.

Tutto comincia nel 2018, in occasione dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali. Pisa non è solo la città dove le leggi infami furono firmate dal re ma è anche il posto dove il fascistissimo rettore dell’università Giovanni D’Achiardi, mentre era anche senatore del Regno e podestà della città, applicò con zelo la legge espellendo dall’ateneo non solo qualche centinaio di studenti ebrei ma anche venti docenti. Nessuno di quei docenti, finita la guerra, è tornato al suo posto e nessuno gli ha mai chiesto scusa. Così, in occasione dell’ottantesimo anniversario, è accaduta una cosa storica.

I rettori di tutte le università italiane si sono riuniti a Pisa per dare vita a una solenne “cerimonia delle scuse”, con la quale gli atenei italiani hanno riconosciuto l’obbrobrio del quale si erano macchiati nel 1938. Conti, appena eletto primo sindaco di centrodestra nella storia di Pisa, disertò rumorosamente la cerimonia delle scuse su consiglio del giovane deputato Ziello che aveva appena nominato «consigliere speciale sulla sicurezza urbana», a segnalare la vocazione xenofoba e poliziesca della giunta di centrodestra.

Successivamente è partita un’altra iniziativa degli stessi promotori della cerimonia delle scuse, il giornalista Davide Guadagni (allora portavoce del rettore Paolo Mancarella), il docente di storia Michele Battini e Michele Emdin, ordinario di cardiologia della prestigiosa Scuola Sant’Anna. La presenza di un cardiologo nella pattuglia di custodi della memoria merita di essere spiegata: suo nonno, Naftoli Emdin, insegnante di medicina, è stato uno dei docenti ebrei espulsi da D’Achiardi, vittima di una sorte beffarda, visto che era andato a studiare a Pisa perché nella natia Bielorussia la facoltà di medicina era interdetta agli ebrei dallo zar, che come antisemitismo non scherzava.

I tre attivisti della memoria hanno posto un nuovo problema: a Pisa c’è una strada centrale intitolata a D’Achiardi e due stradine assai periferiche intitolate a due docenti ebrei espulsi da D’Achiardi e in seguito uno, Ciro Ravenna, morto ad Auschwitz, e una, Enrica Calabresi, che si suicidò nel carcere fiorentino delle Murate alla vigilia della partenza per Auschwitz. Da qui la richiesta al sindaco di cambiare nome a via D’Achiardi e intitolarla al docente livornese Raffaello Menasci, espulso anche lui e morto ad Auschwitz ma dimenticato dalla toponomastica cittadina.

L’anno scorso il consiglio comunale ha bocciato la proposta, sostenuta dal Pd e dai consiglieri di sinistra, con 15 voti contro 12, dopo un surreale dibattito in cui è stato detto che cambiare nome alla strada avrebbe creato problemi ai residenti, ma anche che era una «proposta radical chic, tendente a delegittimare gli avversari politici». Dopo il voto del consiglio comunale, per il sindaco Conti è nato un problema non da poco.

Si è mosso il rettore Mancarella, seguito a ruota da quello della Scuola Normale Luigi Ambrosio e dalla rettrice della Scuola Sant’Anna Sabina Nuti, per chiedere al sindaco di cambiare nome a via D’Achiardi. Il sindaco nel frattempo ha preso le distanze da Ziello e ha assunto un atteggiamento più dialogante con l’opposizione e quindi con la metà dei pisani che nel 2018 non l’hanno votato, anche in vista della corsa al nuovo mandato prevista per la prossima primavera. Ed è così che Guadagni, Battini ed Emdin hanno preso un’iniziativa che per Conti è quasi un aiuto per uscire dalle difficoltà.

Proprio il 5 settembre gli hanno portato le centinaia di firme necessarie, secondo il regolamento comunale, a imporre nell’ordine del giorno del consiglio il cambio di nome di via D’Achiardi in via Menasci. Il candidato del Pd Ceccanti aderisce con entusiasmo. Il candidato del centrodestra Ziello tace. Il sindaco di centrodestra intanto è andato a inchinarsi davanti alla lapide «Pisa non dimentica».

 

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