La variante Delta del coronavirus sta mettendo in dubbio le certezza che molti avevano iniziato a dare per scontate negli ultimi mesi. Ad esempio, che quella del 2021 sarebbe stata un’estate quasi normale, almeno in Europa. Che un elevato numero di vaccinazioni avrebbe automaticamente e in breve tempo sconfitto il virus. E infine, che una serie di paesi situati tra Asia e Oceania, aveva trovato un modo di contenere il virus senza la necessità di ricorrere ai vaccini.

Nessuna di queste certezze è già stata smentita con sicurezza. Ma medici ed esperti osservano preoccupati l’evoluzione mondiale della pandemia con un po’ di preoccupazione in più rispetto a un paio di mesi fa.

Spagna e Portogallo

Sono i due “osservati speciali” nell’Unione Europea degli ultimi giorni. Qui, il numero di nuovi casi è praticamente triplicato nel giro di un paio di settimane. In Spagna oggi vengono registrati più di 17mila casi al giorno, tremila in Portogallo. La variante Delta è responsabile di circa un terzo dei casi al momento, ma si stima che diventerà prevalente entro la fine della prossima settimana.

Nei due paesi, circa il 40 per cento della popolazione ha ricevuto una doppia dose di vaccino e la quasi totalità dei più fragili e degli anziani è protetta dal virus. Anche per questo, le infezioni sono diffuse particolarmente nelle fasce d’età più giovani.

Tutti questi fattori, fanno sì che il numero di ricoveri e di decessi sia ancora basso, ma la situazione resta preoccupante. Diversi governi regionali stanno studiando una nuova introduzione di misure di contenimento (in Catalogna si parla di chiudere i locali la sera), mentre ieri il governo francese ha ufficialmente scoraggiato i suoi cittadini dal visitare la Spagna.

Regno Unito

È il primo paese in Europa dove la variante Delta è diventata prevalente e quello che, grazie a una maggiore disponibilità di vaccini, ha condotto la campagna di immunizzazione più rapida. Oltre metà degli abitanti ha già già ricevuto la seconda dose.

Nonostante questo, i nuovi casi giornalieri sono arrivati a quasi trentamila, la stessa cifra raggiunta in Italia durante il picco dei contagi dello scorso marzo. 

Il governo britannico, visto il numero ancora relativamente basso di ospedalizzazioni e di decessi, ha confermato la fine di tutte le restrizioni per il prossimo 19 luglio (una data era già stata posticipata proprio a causa del recente picco di contagi).

Israele

È l’altro grande campione delle vaccinazioni mondiali, con circa il 60 per cento della popolazione già vaccinata. La variante Delta, però, è comunque arrivata nel paese e si calcola che al momento causi circa il 90 per cento dei nuovi casi nel paese.

I numeri di contagi rimangono comunque distanti da quelli del Regno Unito. Ieri ne sono stati registrati appena 500 (in un paese di 9 milioni di abitanti). Ci sono stati anche due decessi, i primi dallo scorso 23 giugno.

Il governo non sembra voler correre rischi. Proprio questa settimana, il nuovo primo ministro Naftali Bennet ha rimesso in vigore l’obbligo di indossare mascherine sui mezzi di trasporto, mentre sono stati riaperti i centri per i test gratuiti.

Australia

È uno dei paesi che grazie alla sua posizione isolata e alla strategia “zero Covid” (lockdown locali immediati non appena viene individuato un focolaio) è in gran parte riuscito a evitare le conseguenze peggiori della pandemia. Nonostante i suoi 25 milioni di abitanti, ha avuto in totale poco più di 30mila casi e meno di mille morti.

Oggi però, i risultati australiani sono minacciati dall’arrivo della variante Delta. I nuovi casi nel paese sono ancora pochi, una cinquantina al giorno, ma non accennano a diminuire, nonostante i cinque milioni di abitanti dell’area urbana di Sydney si trovino nella terza settimana consecutiva di lockdown.

Sono in lockdown da un po’ meno tempo anche le altre tre città più popolose: Darwin, Brisbane e Perth. In tutto, circa metà della popolazione del paese è sottoposta a qualche tipo di restrizione da almeno una settimana.

Nel frattempo le vaccinazioni procedono lentamente: solo il 10 per cento della popolazione ha ricevuto una dose, soprattutto a causa della scarsità di vaccini acquistati dal paese.

Vietnam

Si tratta di un altro paese che ha avuto un grande successo nella lotta al Covid, con uno sforzo che gli osservatori hanno paragonato a una mobilitazione in tempo di guerra. Con poco meno di 100 milioni di abitanti, il paese ha registrato ufficialmente appena 23mila casi e poco più di cento decessi.

I contagi nel paese sono iniziati ad aumentare già a maggio, superando rapidamente il precedente picco registrato a febbraio e continuando a crescere nelle settimane successive.

Mercoledì, il governo ha annunciato la scoperta di più di mille casi nelle 24 ore precedenti e ha inviato a tutte le autorità locali l’ordine di prepararsi ad adottare lockdown e altre misure di contenimento. Il paese al momento ha il più basso tasso di vaccinazione di tutta l’Asia meridionale.

Indonesia

Con i suoi 270 milioni di abitanti, l’Indonesia raramente viene citata dai casi di successo nella lotta al Covid. I contagi nel paese sono stati più di 2,3 milioni e i decessi più di 60mila. Nonostante il paese se la sia già vista brutta, dallo scorso giugno la situazione è peggiorata ulteriormente. A metà mese, il numero di contagi ha superato il picco registrato nel febbraio precedente e oggi i contagi sono arrivati a quasi 35mila al giorno. Secondo il governo, circa il 60 per cento di casi sono causati dalla nuova variante Delta.

Questi numeri, che sembrano non così impressionanti se comparati a quelli visti in Europa durante lo scorso picco, nascondono in realtà una situazione molto più grave, con numerosi casi che sfuggono ai controlli e un sistema sanitario molto più fragile.

In tutta l’Indonesia è in vigore un lockdown che durerà almeno fino al 20 luglio. Secondo la Croce rossa internazionale, il paese è «vicino alla catastrofe» per quanto riguarda la disponibilità di letti e di ossigeno.

Una buona notizia

In moltissimi paesi, compresi quelli più virtuosi nella lotta al virus, i nuovi casi sono tornati a crescere a causa della variante Delta. Alcuni, come il Regno Unito, sono già tornati ai picchi dei mesi precedenti. In altri, come Vietnam e Indonesia, l’attuale ondata è la più alta dall'inizio della pandemia.

Ma dove questo incremento ha colpito una popolazione già vaccinata in modo significativo, la gravità della malattia si è ridotta significativamente rispetto al passato. In altre parole, il numero di contagi può anche essere tornato quello dei mesi scorsi, ma il numero di ricoveri e decessi resta molto più basso.

Il Regno Unito è uno dei paesi dove è più semplice studiare questa relazione. Se ad esempio prendiamo il picco di gennaio e lo confrontiamo con gli ultimi numeri vediamo che in proporzione le ospedalizzazioni sono meno della metà di quelle di sei mesi fa.

Numeri simili si vedono anche in Israele. Nella precedente ondata, circa il 2,5 per cento delle persone contagiata aveva avuto sintomi gravi. Oggi sono appena lo 0,5 per cento.

Sono numeri molto incoraggianti, che se confermati mostrano che, a parità di nuovi casi, potremmo evitare i momenti peggiori delle passate ondate. O meglio: potremo evitarli nei paesi ricchi, come l’Italia, quelli che sono riusciti a vaccinare la loro popolazione.

 

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