Lunedì sera, mentre le delegazioni di Ucraina e Russia si dirigevano verso Istanbul, dove oggi è previsto l’inizio di nuovi colloqui di pace, è uscita la notizia che il miliardario russo Roman Abramovich, proprietario della squadra di calcio Chelsea e stretto alleato di Putin, era stato avvelenato all’inizio di marzo, mentre prendeva parte a delle trattative parallele e segrete.

La notizia è stata diffusa dal sito Bellingcat e dal Wall Street Journal ed è stata confermata da un portavoce di Abramovich. Gli ucraini non hanno commentato la notizia, mentre un funzionario americano ha detto a Reuters che al momento non ci sono elementi per supporre che si tratti di un caso di avvelenamento. 

I fatti

Secondo la ricostruzione di Bellingcat e del Wall Street Journal, i fatti si sarebbero svolti nella notte tra il 3 e il 4 marzo, mentre Abramovich si trovava a Kiev per condurre negoziati segreti con alcuni rappresentati del governo ucraino: il parlamentare Rustem Umerov e altri due individui.

I quattro avrebbero consumato soltanto «acqua e ciccolato» prima che tre di loro, Abramovich, Umerov e una terza persona, iniziassero a manifestare i primi sintomi: irritazione alla pelle e un penetrante dolore agli occhi. Abramovich avrebbe perso la vista per alcune ore.

Il giorno successivo, il gruppo avrebbe lasciato l’Ucraina per la Polonia per poi dirigersi a Istanbul, dove avrebbe ricevuto un trattamento medico. I sintomi sarebbero durati per poco tempo e sembra che non abbiano avuto conseguenze a lungo termine. Mentre erano a Istanbul, i tre sono entrati in contatto con gli esperti investigativi del sito Bellingcat.

«Un esame a distanza e sul posto da parte di esperti di guerra chimica – ha scritto Bellingcat – ha dimostrato che i tre sono stati vittime di un avvelenamento con una sostanza chimica non identificata». Secondo Gozev e Bellingcat, la dose di veleno ricevuta dai tre non era pensata per ucciderli, ma soltanto per spaventarli. 

Tra i possibili responsabili sono stati indicati funzionari russi favorevoli alla linea dura e contrari ai negoziati. I servizi segreti russi hanno utilizzato spesso sostanze chimiche per avvelenare i propri avversari. La lista include l’attivista politico russo Alexei Navalny, l’ex spia russa Sergei Skripal e sua figlia Yulia e l’ex presidente ucraino Viktor Yushchenko.

Il ruolo di Abramovich

Per la sua amicizia con Putin e la sua capacità di avvicinare il presidente russo, Abramovich è coinvolto in un negoziato parallelo tra Russia e Ucraina fin dai primi giorni di guerra. 

Anche se il suo ruolo era noto, non gli è stata data grande pubblicità fino a ieri. Per la sua amicizia con Putin, Abramovich si trova sulla lista delle persone sanzionate di Unione Europea e Regno Unito. Non è stato invece sanzionato dagli Stati Uniti, su esplicita richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Secondo il giornalista del Guardian ed esperto di Ucraina Shaun Walker, Abramovich è stato coinvolto nei negoziati su suggerimento del produttore cinematografico ucraino Alexander Rodnyansky. Lo scopo, ha spiegato al Guardian il figlio di Rodnyansky, era utilizzare Abramovich per cercare di comunicare direttamente con il presidente russo Vladimir Putin.

Rodnyansky ha spiegato al Guardian che gli ucraini non speravano molto in questa pista, visto il crescente isolamento di Putin, ma allo stesso «dovevamo tentare ogni strada per dare una possibilità agli accordi di pace». Secondo il Guardian, nel corso dell’ultimo mese Abramovich si è incontrato almeno una volta con Zelensky e una con Putin. Al momento si trova a Istanbul per partecipare ai colloqui in corso.

I misteri

I dettagli di questa storia, però, continuano a rimanere oscuri. Per cominciare, non c’è nessuna conferma ufficiale della storia da parte del governo ucraino, che non conferma nemmeno il ruolo di Abramovich nei negoziati. Un portavoce del presidente ucraino Zelensky si è limitato a raccomandare di «ascoltare soltanto le informazioni ufficiali» sottolineando che «circolano molte speculazioni al momento». Ieri, il capo delegazione ucraino ai negoziati Mykhailo Podolyak si è rifiutato di rispondere sul ruolo di Abramovich nei negoziati. 

Stesse parole del deputato Umerov, uno dei tre che sarebbero stati avvelenati a Kiev il 3 marzo, che su Facebook ha scritto di essere in buona salute e ha invitato i suoi lettori a non fidarsi delle «informazioni non verificate».

Ulteriori dubbi sulla vicenda sono stati sollevati da un anonimo funzionario americano interpellato dall’agenzia Reuters, secondo cui gli elementi a disposizione al momento indicano che l’episodio è probabilmente frutto di «circostanze ambientali» e cioè «non è stato causato da un avvelenamento». Reuters specifica che il funzionario non ha voluto aggiungere altro.

Negli stessi giorni del supposto avvelenamento, a Kiev si è verificato un altro episodio tutt’ora inspiegato. Il 6 marzo, uno dei membri del team ufficiale dei negoziatori ucraini, Denys Kireev, è stato ucciso nella capitale.

Inizialmente era circolata la notizia che Kireev fosse una spia russa e che fosse morto mentre resisteva all’arresto. Successivamente, l’intelligence militare ucraina ha scritto che Kireev era stato ucciso insieme ad altri due operatori mentre era in servizio, facendo supporre che Kireev lavorasse per loro. Tutt’ora non è chiaro se Kireev sia morto a causa del suo ruolo nei negoziati e se la sua vicenda è collegata all’avvelenamento di Abramovich.

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