Le contrastanti affermazioni di tanti addetti ai lavori dopo Napoli-Inter rendono palese la necessità di fare chiarezza su quanto stabilito dal Protocollo Var in ordine alle due questioni discusse.

Può un ufficiale di campo segnalare all’arbitro un rigore che l’arbitro non ha visto? La risposta è sì: il Protocollo (Parte 2 - Decisioni/Episodi revisionabili), in relazione ai quattro episodi costituenti possibile oggetto di revisione (gol/non gol; rigore/non rigore; espulsione diretta; scambio d’identità), prevede che il Var «viene utilizzato solo dopo che l’arbitro ha preso una (prima/iniziale) decisione (compreso lasciar proseguire il gioco), o se un episodio grave non viene visto dagli ufficiali di gara».

Questa regola è precisata dal Protocollo nella Parte 4 (Procedure – Decisione iniziale, punti 1 e 2): «L’arbitro e gli altri ufficiali di gara devono sempre prendere una decisione iniziale (compreso qualsiasi provvedimento disciplinare) come se non ci fosse il Var (tranne per un episodio non visto)»; all’arbitro e agli altri ufficiali di gara «non è consentito non assumere una decisione poiché ciò darebbe vita a un arbitraggio “debole/indeciso”, a troppe “revisioni” e a problemi seri se ci dovesse essere un guasto alla tecnologia».

“Decisione iniziale”

Il Protocollo stabilisce espressamente che gli ufficiali di gara, se vedono un episodio grave (tale è senz’altro una infrazione da punire in ipotesi con un calcio di rigore), devono segnalarlo all’arbitro affinché questi assuma la “decisione iniziale” pur senza aver visto l’episodio di persona; la “decisione iniziale” dell’arbitro «non sarà cambiata a meno che non ci sia un “chiaro ed evidente errore” (questo include qualsiasi decisione assunta dall’arbitro sulla base di informazioni ricevute da un altro ufficiale di gara)»: la disposizione cita ad esempio il fuorigioco, ma la regola si applica naturalmente per qualunque altro episodio grave.

Nel caso in cui un rigore sia stato visto soltanto da uno degli ufficiali di campo, l’arbitro deve quindi prendere la “decisione iniziale” di concederlo; d’altro canto, chiunque abbia almeno un briciolo di buonsenso comprende che la presenza degli ufficiali di campo sarebbe inutile, se l’arbitro potesse prendere la “decisione iniziale” soltanto in ordine a episodi che abbia visto personalmente.

L’arbitro, se non ha visto un episodio grave che un ufficiale di campo gli segnala, può, prima di decidere, avviare una revisione Var? La risposta è no: il Protocollo (Parte 1, Principi - punto 2) stabilisce, infatti, che «l’arbitro deve sempre prendere una decisione, ciò vuol dire che all’arbitro non è consentito omettere una decisione e poi utilizzare il Var per assumerla».

Errori evidenti e revisioni

L’arbitro può avviare una revisione soltanto in queste occasioni (Parte 4, Procedure – Revisione): se, dopo la sua decisione iniziale, il Var (o un altro ufficiale di gara) gli raccomanda una “revisione”, essendo possibile che egli sia incorso in un “chiaro ed evidente errore”; se, prima di prendere la decisione iniziale, egli sospetta che si sia verificato un “grave episodio”, non visto sia da lui che dagli ufficiali di gara.

L’arbitro può, quindi, andare al video prima di assumere la “decisione iniziale” solo se sospetti che né lui, né i suoi ufficiali di campo abbiano visto un episodio grave, ma trattasi di una evenienza meramente residuale, poiché, in tali casi, sarà in ogni caso il Var a segnalargli la necessità di avviare la revisione.

Così stando le cose, non si comprende di cosa sia stato ritenuto responsabile l’arbitro, non richiamato dal Var a rivedere il rigore (in ipotesi inesistente) non visto in prima persona ma fischiato - come previsto dal Protocollo - su segnalazione (in ipotesi sbagliata) di uno dei suoi ufficiali di campo. Il Protocollo (Parte 1, Principi – punto 12) spiega anche la ragione della (presunta) inutilità della previsione di chiamate Var a richiesta: «Poiché il Var controllerà automaticamente ogni situazione/decisione, non vi è necessità che gli allenatori o i calciatori chiedano una “revisione”». 

Si tratta di una excusatio non petita che non convince: le continue discussioni sugli errori veri o presunti degli addetti al Var rendono, infatti, evidente, che l’introduzione della revisione Var a chiamata costituisce una operazione di trasparenza ormai irrinunciabile, se si vuole veramente svelenire l’ambiente calcio italiano.

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