Il corteo, senza eccessi per tutto il pomeriggio, è una risposta a chi invoca la separazione tra sport e politica, come il cittì Ben Shimon. Ma anche un messaggio al presidente Fifa Infantino, che ha congelato la richiesta di sospensione avanzata dalla Federcalcio palestinese. Tra la folla un sudario con oltre 18.000 nomi di bambini uccisi dall'Idf. In serata scontri tra un centinaio di manifestanti e la polizia. Tre feriti, tra cui due giornalisti, circa 20 persone fermate
UDINE – Piazza della Repubblica ha iniziato a riempirsi già da un'ora prima della partenza prevista del corteo, e sicuramente molto prima rispetto allo stadio di Udine, che in serata ospita la partita delle qualificazioni mondiali tra Italia e Israele.
Non si tratta ovviamente della prima manifestazione per la Palestina di queste settimane, ma a differenza di quelle dei giorni precedenti la protesta di Udine ha avuto nel calcio il suo fulcro principale. La partita con Israele è stata preceduta dalla campagna globale “Show Israel the Red Card”, lanciata lo scorso febbraio dalla Green Brigade del Celtic Glasgow e che ha coinvolto numerose tifoserie in tutto il mondo per chiedere l'esclusione di Israele dalle competizioni internazionali. Una battaglia simbolica, quella del boicottaggio sportivo di Israele, fatta propria anche dai manifestanti di Udine.
Lo slogan della campagna ha sfilato anche per le strade del capoluogo friulano, riportato su uno striscione. Tra i manifestanti non sono mancati neppure veri cartellini rossi, in versione extra-large, simili a quelli che nei mesi scorsi si sono visti in alcuni stadi. Una piccola conferma di come, sulla causa palestinese, le proteste nel calcio hanno per molti versi anticipato e ispirato quelle più esplicitamente politiche nelle piazze.
Solidarietà e scontri
La manifestazione è anche una risposta a chi, in queste settimane, ha invocato ancora il principio della separazione tra sport e politica, come l'allenatore della selezione israeliana Ben Shimon. Ma è anche un messaggio indiretto al presidente della Fifa Gianni Infantino, che ha congelato la richiesta di sospensione di Israele avanzata nel maggio 2024 dalla Federcalcio palestinese e che, il giorno prima di Italia-Israele, era ospite a Sharm El-Sheikh alla firma dell’accordo per la tregua a Gaza voluto da Trump.
«Udine è la città della solidarietà» ha detto, aprendo il corteo, un rappresentante della comunità palestinese del Nord-Est. La manifestazione ha percorso circa due chilometri nel centro di Udine, in maniera vivace ma tranquilla per tutto il pomeriggio.
A pochi minuti dal fischio d’inizio, però, la tensione è salita. Secondo le stime della Questura sono stati circa 300 manifestanti (una netta minoranza rispetto alle migliaia di persone in piazza dal pomeriggio) ad aver ingaggiato al termine del corteo uno scontro con la polizia, nel tentativo (vano) di sfondare il cordone di sicurezza delle forze dell’ordine e arrivare fino allo stadio. C’è stato un lancio di sassi, transenne, segnali stradali e petardi verso gli agenti, che hanno risposto con cariche di alleggerimento, azionando idranti e lacrimogeni, alcuni lanciati anche ad altezza uomo. Altri tentativi di riformare il corteo sono stati più volte respinti e l'area è stata poi sgomberata.
Gli scontri hanno portato al ferimento di un carabiniere, un cameraman e una giornalista Rai. I manifestanti fermati sarebbero una ventina. Nel corso della partita, tra l’altro, gli steward dello stadio e le forze dell'ordine hanno scongiurato due diversi tentativi di invasione di campo da parte di un uomo e una donna, che stavano cercando di entrare nel terreno di gioco dalla zona della curva nord.
Tre giorni prima, una simile protesta a Oslo per la precedente partita di Israele aveva visto verificarsi delle tensioni con la polizia, ma in Norvegia i manifestanti erano arrivati fin nei pressi dello stadio, mentre il corteo di Udine è rimasto a qualche chilometro di distanza dalla sede della partita.
Sopra alla folla svettava una statua della Giustizia, realizzata da un artista locale, che in mano, al posto della spada, reggeva anch'essa un cartellino rosso. Ancora una volta, il legame tra pace, giustizia e sport sembra essere la spina dorsale della protesta.
Un sudario con oltre 18.000 nomi di bambini palestinesi uccisi dall'Idf è stato portato in corteo e poi steso per terra in piazza Primo Maggio, nel cuore di Udine. Tutti scritti a mano da attiviste e attivisti, e che rappresentano solo una parte delle vittime innocenti degli ultimi due anni. «È stato un lavoro che ha richiesto giorni - spiega una delle donne che lo hanno retto per tutta la manifestazione - ed è stato molto triste dover scrivere ogni nome».
Lo sport può avere coscienza
Udine non aveva mai visto una manifestazione di questo tipo: è quello che ripete ogni partecipante, non solo quelli più impegnati, ma anche comuni cittadini che hanno voluto unirsi a una protesta storica per la città. Oltre 380 realtà di tutta Italia hanno aderito alla manifestazione, facendo di Udine un inaspettato epicentro della solidarietà alla Palestina nel nostro paese. Presenti anche diverse delegazioni di tanti club di calcio popolare italiani, che hanno risposto all'appello del collettivo Calcio e Rivoluzione, del Comitato per la Palestina di Udine e del BDS Movement.
Merito anche della scelta della Figc di organizzare qui per il secondo anno consecutivo una partita tra Italia e Israele. Il 14 ottobre 2024, 2.000 persone erano scese in strada, mentre quasi 11.000 erano dentro lo stadio Friuli. Quest'anno, gli spettatori della partita sono scesi a circa 9.000, ma il numero dei presenti al corteo ha finito per superare quello dei tifosi sugli spalti, arrivando ad almeno 10.000 partecipanti.
Una protesta di questo tipo probabilmente non basterà a far cambiare idea alla Fifa e alla Uefa, soprattutto in questa fase di apparente distensione della situazione in Palestina. Ma è una testimonianza di come anche lo sport più seguito e commercializzato al mondo può avere una coscienza.
© Riproduzione riservata



