- L’intelligenza artificiale rinforza preconcetti e pregiudizi, amplifica le gerarchie e finisce per discriminare. È la tesi di Kate Crawford, autrice di Né intelligente né artificiale: il lato oscuro dell’IA, edito da il Mulino.
- Nel 2014 Amazon sperimentò l’automazione del processo di assunzione dei lavoratori, ma il sistema era prevenuto contro le donne: i modelli erano costruiti sui curricula vincenti di uomini.
- L’industria dell’IA ha inteso il problema del pregiudizio alla stregua di un baco da correggere. Ma comprendere la relazione tra pregiudizio e classificazione impone di guardare ai meccanismi di costruzione della conoscenza.
Chiunque acquisti su Amazon, interroghi Alexa, ricorra a Siri, navighi su Google interagisce con l’intelligenza artificiale: non un raffinato software immateriale, ma una «megamachine» ricca di ambiguità. L’IA saccheggia risorse naturali e lavoro umano, minaccia la privacy e rischia di compromettere uguaglianza e libertà. È la tesi di Kate Crawford, autrice di Né intelligente né artificale: il lato oscuro dell’IA. Secondo Crawford, docente all’università di Berkeley e ricercatrice presso Micr



