Eccoci qua dopo una settimana piuttosto intensa. Uno si distrae un attimo e si ritrova la Cdu che butta a mare decenni di reputazione e vota una mozione assieme all’estrema destra. Purtroppo è successo davvero, e ora i cristianodemocratici sono nell’occhio del ciclone, nonostante giurino in tutte le lingue che non faranno nessun accordo con AfD dopo le elezioni. 

Come sempre, vi ricordiamo il nostro spiegone per tutte le informazioni essenziali sulle elezioni e le pillole video sulle parole da conoscere in vista delle elezioni.

Nell'ultimo numero di CIBO abbiamo poi uno speciale cross-over episode. Raccontiamo quante cose abbiano portato alla cucina tedesca gli emigranti italiani: due pezzi firmati da Lucio Palmisano e Tommaso Meo, non perdeteli.

Il tabù

È piuttosto difficile non dedicare un numero monografico a questa settimana, ma cercheremo di spezzettare le cose. La situazione è precipitata pericolosamente mercoledì pomeriggio, quando la Cdu ha insistito per proporre due mozioni – quindi un atto non vincolante nei confronti del governo – per intervenire sull’immigrazione “incontrollata”. 

La prima, che riguarda il piano in cinque punti che Friedrich Merz ha proposto dopo l’accoltellamento di Aschaffenburg, ha raccolto anche il favore di AfD. Come ha detto Alice Weidel, «quando le proposte sono ragionevoli, noi ci siamo». Che poi, se una proposta viene definita «ragionevole» dall’estrema destra, forse c’è da chiedersi quanto lo sia davvero. E niente, alla fine è successo: la mozione è passata per un soffio, tre voti, con il sostegno di Cdu/Csu, Fdp e AfD. Una vergogna, dal punto di vista degli altri partiti, e di tanti cittadini che a partire da mercoledì sera sono scesi in piazza di fronte al Konrad-Adenuaer-Haus. 

Un’altra non l’ha presa benissimo, e si chiama Angela Merkel. L’ex cancelliera è tornata momentaneamente dalla pensione per dire la sua sulla decisione di Merz di infrangere la sua stessa promessa. Il candidato cancelliere aveva chiesto all’intero parlamento di non ridursi mai a una situazione in cui i partiti fossero costretti a trovare i voti collaborando con AfD: Merkel gli ha ricordato la sua linea originaria, accusandolo di aver voltato le spalle «alla responsabilità politica e di stato». Non esattamente una raccomandazione bonaria, ultimo capitolo di un rapporto difficile fin dagli inizi. Come scrive l’ex cancelliera nella sua biografia: con Merz «c’era un problema. Volevamo comandare entrambi». 

La curva

AfD, che già si immaginava di nuovo festante come dopo il voto sulla mozione, venerdì è andata incontro a una bruciante delusione. Dopo un durissimo dibattito in aula, in cui gli altri partiti cercavano disperatamente una soluzione alternativa che consentisse ai cristianodemocratici di uscire dal cul de sac in cui si sono cacciati: ritirare il provvedimento o rispedirlo in commissione. Tutte proposte cadute nel vuoto: alla fine, però, a salvare il Bundestag da un’altra visione di estremisti gaudenti sono stati i franchi tiratori: parecchi, visto che alla fine rispetto al computo totale dei partiti a favore (oltre a Cdu/Csu, Fdp e AfD anche il BSW) sono saltati una trentina di voti, venuti a mancare soprattutto tra i liberali, ma con defezioni anche tra i cristianodemocratici e i seguaci di Sahra Wagenknecht. 

Un fulmine a ciel sereno che ha sconquassato i piani di Alice Weidel, che ha rinunciato al suo intervento immediatamente dopo il voto ma più tardi, di fronte ai giornalisti, ha spiegato che quanto andato in scena quel pomeriggio era la certificazione del fatto che la breve carriera di Merz da candidato cancelliere fosse da considerare finita. «È partito tigre ed è finito scendiletto» è stato il commento devastante della leader di AfD nei suoi confronti. 

Ma Weidel sembra ormai ben solida nella sua posizione, nei sondaggi sempre stabilmente oltre il 20 per cento dei consensi. Nei giorni scorsi è stata ospite in uno dei talk show più importanti del tv tedesca, Caren Miosga. La giornalista (finita suo malgrado protagonista di uno degli orridi deepfake di cui gli ambienti di estrema destra amano far uso sui propri social incontrando grande apprezzamento del loro pubblico) ha scartato dall’elefante nella stanza, toccando solo in parte il tema dell’immigrazione, e ha invece preferito andare a stanare Weidel e il suo partito sulle sue incertezze economiche. 

Uno dei grandi dilemmi degli ultimi anni è stato infatti – soprattutto per la tv pubblica – quello di capire come raccontare l’estrema destra. Alla fine la scelta è stata quella di intervistarli ma con un occhio molto critico soprattutto alla riscrittura della storia messa in atto da certi esponenti di AfD. Se Alexander Gauland a suo tempo disse che il nazismo era appena una «cagata di piccione» sulla storia tedesca, per il resto ineccepibile, Weidel al tavolo di Miosga ha alzato gli occhi al cielo quando la conduttrice ha ricordato la recente commemorazione della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Il dialogo successivo è surreale: «Ha alzato gli occhi al cielo?» «Io? No!» 

Il malessere

Nonostante le contorte giustificazioni di Merz, che aveva spiegato di procedere adesso a una votazione comune per evitare poi di ritrovarsi in altre strettoie dopo le elezioni, i cittadini non sono soddisfatti di come si sta muovendo la Cdu. Verdi e socialdemocratici hanno anticipato che la strategia dei cristianodemocratici ha reso la via verso un accordo dopo le elezioni più difficile, ma la decisione di Merz di fare cosa comune con AfD ha soprattutto portato a scendere in piazza tantissimi cittadini scontenti. 

Domenica a Berlino erano 160mila per la questura, 300mila per gli organizzatori. Tantissimi si lamentano di Merz (la gag che è circolata di più è stata «Sch-Merz lass nach», «Dolore risparmiami», una facile ironia sul nome del candidato e la parola “Schmerz”, “dolore”. Nei sondaggi, la Cdu ha registrato un trend negativo. Per il momento è ancora contenuto, ma c’è un lieve calo nei consensi. Parallelamente, invece, Verdi e Spd hanno registrato un boom di iscrizioni: quasi un contrappasso. 

Sembra per il momento essere servito a poco il congresso del partito in cui i due frontman hanno ribadito che dopo le elezioni non faranno cosa comune con l’estrema destra, che «rappresenta tutto quello che la cristianodemocrazia non è». Il partito, comunque, è compatto: certo, resta da vedere che coalizioni si potranno formare dopo il voto: Merz si è fatto la nomea di essere pronto a buttare a mare i propri principi, Verdi e socialdemocratici non escludono che possa accadere di nuovo. Unico debole lato positivo, Spd, Verdi e Cdu/Csu si sono messi d’accordo su una legge che protegga le vittime della violenza degli uomini contro le donne, che dovrebbe essere approvata prima della fine della legislatura.

Viale del tramonto

Chiudiamo scartando un po' rispetto al resto del racconto: mentre tutti guardavano agli psicodrammi cristianodemocratici, infatti, l’ex cancelliere Gerhard Schröder è stato ricoverato per burn-out. Abbiamo ripercorso la complessa vita di un uomo che è passato dal ribaltare il suo partito, mettendolo così alla prova con politiche neoliberiste da inimicarselo, a vivere a libro spese di Vladimir Putin, diventando suo lobbista e aggrappandosi a quella posizione anche a costo di perdere apprezzamento e benefit che gli garantiva la sua brillante carriera politica. Eppure, l’ingombrantissimo enfant terrible della socialdemocrazia con un luminoso futuro avvenire ormai alle spalle è ancora membro del partito a tutti gli effetti. Provocando mal di testa gravissimi a tanti. 

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