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Il cancelliere è stato eletto dal parlamento, lui e i suoi ministri hanno giurato e il passaggio di consegne tra il governo uscente (qui una serie di gif merkeliane per ogni occasione) e il gabinetto Scholz I si è concluso. I documenti audiovisivi che hanno prodotto le giornate dell'8 dicembre e le seguenti sono state notevoli: dalle osservazioni sulla firma di Scholz, alle immagini del neoministro dell'Agricoltura verde Cem Özdemir che ha raggiunto il castello di Bellevue, la sede della presidenza della repubblica, in bici (e l'ha lasciata con l'atto dell'incarico incastrato nel portabagagli), al saluto affettuoso di Angela Merkel a Olaf Scholz.

L'ormai ex cancelliera è già sparita dalle scene. Continuerà a occupare un ufficio a Unter den Linden, la prestigiosa via di Berlino dove hanno sede molte ambasciate: è probabile che si dedichi lì alla stesura della sua autobiografia, che scriverà insieme alla sua storia segretaria, Beate Baumann.

Orgoglio ferito

Un'altra immagine che il Twitter tedesco ha commentato ampiamente è stata quella dell'addio del ministro dell'Interno uscente Horst Seehofer al suo ministero. Seehofer è stato soprattutto nei mesi che hanno seguito l'apertura di Merkel ai profughi siriani uno dei suoi più forti oppositori. Facendosi portavoce delle istanze più conservatrici della sua Csu, Seehofer è diventato il simbolo di un partito vecchio stampo, che su alcuni temi si avvicinava pericolosamente alle posizioni di AfD. L'addio suo e dei suoi colleghi della Csu ha sollevato anche un altro "problema": nel nuovo governo non ci sono ministri bavaresi.

Una questione che non è sfuggita al segretario generale Markus Blome, che su Twitter ha commentato: «Il 16 per cento dei tedeschi sono bavaresi, ma di ministri bavaresi non c'è traccia. Spd, Fdp e Verdi bavaresi non hanno voce in capitolo a Berlino, la Baviera per il governo Scholz siede in panchina. La Csu resta l'unica voce bavarese forte nel paese!» Al di là del fatto che la Csu ha per sua natura istanze identitarie da difendere, è interessante notare come i bavaresi si siano disabituati a non avere un posto fisso nei governi al fianco della Cdu. Samira el Ouassil dello Spiegel dedica all'orgoglio bavarese ferito un editoriale.

Virilità fragile

PRODUCTION - 16 August 2021, Berlin: Julian Reichelt, editor-in-chief of "Bild", stands in the studio of the TV channel "Bild". The new TV channel "Bild" of the Axel Springer media group goes on air for the first time on August 22. Photo by: J'rg Carstensen/picture-alliance/dpa/AP Images

L'opinione pubblica tedesca è tornata questa settimana a interrogarsi sul destino di Julian Reichelt, l'ex direttore di Bild che un paio di mesi fa ha dovuto lasciare il suo posto per l'accusa di molestie e abuso di potere. La settimana scorsa ha deciso di raccontare in un'intervista al settimanale Zeit la sua vicenda, attaccando concorrenti come Spiegel (che aveva ampiamente raccontato la questione): Reichelt sostiene di essere stato vittima di un sistema sbagliato, e che quel che è successo a lui potrebbe accadere a tutti. Anne Fromm di Taz commenta in un lungo editoriale su Taz la virilità fragile che emerge dall'intervista.

Eroi che tornano

Joshua KIMMICH (FC Bayern Munich) is out for the rest of the year due to lung problems !. Archive photo; Joshua KIMMICH (FC Bayern Munich), touches the shoulder, action, single image, trimmed single motif, portrait, portrait, portrait. Soccer Champions League / FC Bayern Munich - SL Benfica Lisbon Muenchen, final training on 01.11.2021 Â Photo by: Frank Hoermann/SVEN SIMON/picture-alliance/dpa/AP Images

Il nuovo-vecchio eroe del calcio tedesco è Joshua Kimmich. Il centrocampista del Bayern era uno dei prediletti anche tra i tifosi della nazionale per il suo gioco maturo nonostante la giovane età. Poi, la pandemia l'ha visto cadere in disgrazia: il fatto di non essersi vaccinato gli è valso molte critiche da società e media. Le critiche si sono poi trasformate in cattiverie quando Kimmich il Covid l'ha preso davvero: ha avuto sintomi lievi, ma non trascurabili. Adesso in un'intervista con la rete Zdf ha annunciato di volersi vaccinare. Nel colloquio in cui ha ammesso i propri errori è apparso amareggiato, triste. Peter Ahrens dello Spiegel vede nella storia dello sportivo la metafora della situazione della Germania nel Covid: un paese abituato a dare l'esempio, che in questa pandemia si è trovato consumato dai suoi sbagli e dai suoi dubbi su come affrontare la malattia.

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L’ombra della cancelliera

BERLIN - AUGUST 16: German Chancellor Angela Merkel and new German government spokesman Steffen Seibert speak at Seibert's official presentation as new spokesman at the Federal Press Office on August 16, 2010 in Berlin, Germany. Seibert replaces outgoing spokesman Ulrich Wilhelm. (Photo by Sean Gallup/Getty Images)

Insieme a Merkel, la settimana scorsa ha detto addio alla politica berlinese anche Steffen Seibert, il portavoce più longevo di un cancelliere tedesco: è stato in carica undici anni e nel corso del tempo è diventato il perfetto alter ego della sua capa. Che ha saputo essere leale e ha condiviso con i giornalisti solo quel che era destinato a loro lo dimostra il regalo d'addio della stampa berlinese: un affilacoltelli, per ricordargli che i cronisti avrebbero avuto piacere di ricevere "risposte più incisive".

I Barbari

Continua l’analisi dei Barbari del programma della coalizione semaforo con Giulia Saudelli, corrispondente parlamentare da Berlino della DW: nella seconda parte della puntata, Veronica Cirillo e Fernando D'Aniello analizzano le parti del contratto di coalizione che riguardano lavoro, diritti civili ed Europa.

Vi aspetto la prossima settimana con le vostre idee e spunti per La Deutsche Vita, se siete interessati e volete intervenire, potete scrivere a lisa.digiuseppe@editorialedomani.it.

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