Le misure di restrizione adottate da molti stati per limitare la diffusione del Covid-19 hanno impattato anche sul movimento delle merci e, di conseguenza, non solo sulla capacità individuale di procurarsi determinati beni ma anche su quella delle imprese di approvvigionarsi di materie prime e semilavorati necessari alla loro attività.

Ciò ha messo in evidenza le vulnerabilità delle strategie di produzione e delle catene di approvvigionamento (le cosiddette supply chains) di molte aziende, anche di grande rilevanza economica: la gran parte dei prodotti (specie quelli ad alto contenuto tecnologico) incorporano infatti componenti e materiali che richiedono, per essere realizzati, elevate competenze specializzate.

Sono quindi prodotti da pochi operatori, localizzati spesso lontano dai destinatari dei medesimi. Insomma: è piuttosto improbabile che una singola impresa possieda le competenze per produrre da sola tutto ciò che le serve e che riesca a procurarselo esclusivamente da fornitori nazionali.

Mc12

A questo va aggiunto che la situazione di incertezza economica ha anche indotto molti stati ad adottare o aggravare misure di protezione di produttori e mercati nazionali. Dopo quasi due anni di pandemia, il commercio internazionale non sta meglio di quanto stesse prima, e va detto che già allora non è che godesse di ottima salute, anche a causa della guerra commerciale tra gli Stati Uniti di Trump e la Cina.

È in questo contesto che si svolgerà, dal 30 novembre al 3 dicembre, a Ginevra, in Svizzera, la Mc12, ovvero la dodicesima conferenza ministeriale dell’Omc, l’Organizzazione mondiale del commercio, originariamente programmata in Kazakistan per il giugno 2020, ma rinviata e trasferita a causa della pandemia. Si tratterà della prima conferenza ministeriale dell’Omc dopo lo scoppio della pandemia e dell’elezione della prima donna a direttrice generale dell’organizzazione, Ngozi Okonjo-Iweala, di nazionalità nigeriana, in carica da marzo.

Alla Mc12, quindi, spetterà il compito non semplice di provare a rilanciare la liberalizzazione internazionale degli scambi e invertire le tendenza a protezionismo e nazionalismo economico. È un’occasione non da poco, dal momento che la conferenza ministeriale, che si riunisce una volta ogni due anni e alla quale partecipano i ministri dei 164 membri dell’Omc, è il più alto organo decisionale dell’organizzazione, e non si limita ad esercitare, quando è riunita, tutti i poteri dell’Omc, ma costituisce anche la sede in cui i paesi membri, che rappresentano quasi il 95 per cento del commercio mondiale, possono assumere nuovi obblighi di liberalizzazione commerciale.

I temi principali che saranno sul tavolo dei ministri riuniti in seno alla Mc12, quindi, non solo possono dirci se e come la comunità internazionale intende affrontare il tema degli scambi commerciali dopo la pandemia, ma rappresentano anche un indice più complessivo delle tendenze che polarizzano e polarizzeranno l’attenzione degli stati.

I blocchi antiterrorismo alla sede di Ginevra della Omc (Martial Trezzini/Keystone via AP)

Attenzione all’ambiente

I ministri riuniti sono chiamati a individuare meccanismi giuridici che consentano l’integrazione tra le politiche climatiche e quelle commerciali. Devono unire la sostenibilità degli investimenti e l’apertura commerciale per supportare le strategie di zero emissioni di anidride carbonica. Sempre nel contesto dell’attenzione per l’ambiente, dovrebbe esser portata in approvazione anche una bozza di dichiarazione ministeriale per la riduzione dell’inquinamento da plastica e dovrebbe essere promossa la transizione verso sistemi agroalimentari maggiormente sostenibili.

Di recente quasi 400 esperti provenienti da tutto il mondo hanno presentato all’Omc una petizione per chiedere di individuare nuove regole globali per limitare i sussidi nazionali alla pesca, particolarmente dannosi, oltre che per un corretto sviluppo della concorrenza nel settore, anche per l’ambiente, di cui promuovono uno sfruttamento indiscriminato, cagionando così l’esaurimento degli stock ittici marini e della biodiversità.

Rispondere alla pandemia

Si discuterà però anche di salute globale e delle possibili risposte alla pandemia. I ministri del Commercio di quasi 30 paesi meno sviluppati hanno adottato una dichiarazione in cui auspicano che la Mc12 risponda «adeguatamente per mitigare le conseguenze sociali ed economiche della pandemia di Covid-19»; la speranza è che ci possa essere una qualche forma di consensus tra i membri (una forma di approvazione che non contempla una votazione, ma solo l’assenza di opposizione degli stati) per un uso più concreto degli strumenti di tutela della proprietà intellettuale per la lotta alla pandemia, con particolare attenzione ai vaccini.

Più uguaglianza

Anche i negoziati sulla regolamentazione interna dei servizi sono entrati nella loro fase finale con la formalizzazione del testo provvisorio di un accordo sulla facilitazione degli investimenti per lo sviluppo. Si discuterà poi di commercio elettronico, la cui centralità è emersa in maniera ancora più evidente durante i lockdown.

Per quanto riguarda la tutela di alcune delle “parti deboli” del sistema commerciale multilaterale, la Mc12 dovrebbe affrontare tanto una serie di questioni relative a micro, piccole e medie imprese, e la discussione di un documento sul ruolo del commercio nell’emancipazione economica delle donne.

Così l’Organizzazione mondiale del commercio potrebbe rilanciare la sua sua attività di promozione della liberalizzazione internazionale degli scambi commerciali, favorendo allo stesso tempo il successo dell’iniziativa Trade for peace, progettata per aiutare gli stati più fragili e colpiti da conflitti. I paesi meno sviluppati riuniti in seno al G7+ hanno ribadito che la promozione degli scambi internazionali mediante l’adesione all’Omc si è dimostrata essere un fattore che contribuisce alla stabilità e alla sicurezza internazionale.

Non resta ora che aspettare per verificare se e come i tre giorni ginevrini riusciranno a risolvere i disaccordi che ancora permangono tra i paesi membri dell’Omc.

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