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Al primo posto dell’agenda per il futuro c’è la necessità di aumentare gli stipendi. Una scelta auspicata dal 49 per cento degli italiani, in particolare dalle donne, dai giovani e dagli operai (52 per cento), dalle casalinghe (57) e dal ceto popolare (57 per cento).
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Al secondo posto, al 35 per cento di media, troviamo due temi: la necessità di ridurre il divario tra ricchi e poveri e l’introduzione del salario minimo.
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Nella scala delle priorità di intervento troviamo al terzo posto il divieto per i contratti precari, con l’obiettivo di dare stabilità esistenziale ai giovani (32 per cento)
Il nostro paese è sempre più spaccato in due. Da un lato, una minoranza benestante che avverte dinamismo e crescita, dall’altra parte una ampia maggioranza, in difficoltà, che percepisce una situazione paludosa, quando non decadente. Il 21 per cento degli italiani ritiene che, nei prossimi mesi, l’economia italiana sarà in crescita. Ne sono convinti un po’ di più della media i giovani (28 per cento), i residenti a centro nord (27 per cento), i laureati (32 per cento) e il ceto medio (32 per c



