La città di Mariupol, nel sud dell’Ucraina, sta rapidamente diventando uno degli epicentri della crisi umanitaria nel paese. Ormai praticamente circondata dall’esercito russo e dai separatisti del Donbass, Mariupol è senza acqua, elettricità e riscaldamento da giorni. Secondo le autorità locali, ci sono almeno mille morti e per seppellirli tutti si stanno iniziando a scavare fosse comuni.

Situazione «apocalittica»

I giornalisti di Associated press Mstyslav Chernov e Yutas Karmanau sono tra i pochi a essere rimasti in città. «Ci sono corpi abbandonati nelle strade. La gente affamata fa irruzione nei negozi in cerca di cibo e scioglie la neve per avere acqua da bere – hanno scritto da Mariupol – Si rubano cibo, vestito e persino mobili». Senza elettricità, proseguono i due giornalisti, «le persone ascoltano le notizie dalle radio delle loro automobili, che captano stazioni con sede in aree controllate dalle forze russe o dai separatisti che sostengono».

La Croce rossa che opera a Mariupol ha detto che la situazione in città è «apocalittica». L’amministrazione comunale ha detto che almeno 1.170 persone sono morte nei combattimenti e sotto le bombe. Si tratta di una cifra quasi tre volte più alta di tutte le morti civili confermate in Ucraina dalle Nazioni unite.

Il bombardamento

Nonostante la tregua proclamata dalla Russia ieri abbia retto in diversi parti del paese, a Mariupol gli attacchi non si sono fermati. Nel pomeriggio di ieri un’enorme esplosione si è verificata nei pressi di un ospedale, danneggiando anche la corsia pediatrica e la vicina maternità.

Dalle analisi del cratere, largo oltre una decina di metri, gli esperti ritengono possa trattarsi di una bomba d’aereo da una tonnellata. Al momento non è chiaro quante persone si trovassero nell’ospedale al momento dell’esplosione, ma i danni riportati dalla struttura sono ingenti e gli amministratori locali dicono che stanno ancora cercando «corpi sotto le macerie».

I corridoi umanitari

Nel resto dell’Ucraina, mercoledì è stata una giornata in cui centinaia, forse migliaia di persone, sono riuscite ad allontanarsi dalle zone di guerra tramite i sei corridoi umanitari aperti dalle principali zone del fronte. L’evacuazione sembra procedere bene a Sumy e nelle cittadine della periferia settentrionale di Kiev. Altrove si sono verificati sporadici incidenti, alcuni con vittime.

A Mariupol, invece, il tentativo di tregua è fallito completamente. Nessun civile è stato evacuato e sembra che un convoglio di aiuti umanitari diretti in città continui a restare bloccato a grande distanza.

Si tratta del quinto tentativo di stabilire un corridoio umanitario fallito negli ultimi giorni. Ucraini e russi si scambiano accuse reciproche per il mancato rispetto della tregua. Nei giorni scorsi la Croce rossa locale aveva detto che era necessaria maggiore collaborazione tra le parti per riuscire a evacuare i civili. Domenica, la Croce rossa aveva denunciato di aver trovato delle mine sul percorso concordato per l’evacuazione.

I combattimenti a Mariupol sono particolarmente violenti anche perché in città si stanno scontrando nemici da lungo tempo. Nella guarnigione ucraina è infatti presente il battaglione Azov, l’unità ultranazionalista che nel 2014 ha riconquistato la città brevemente occupata dai separatisti filorussi. Dopo otto anni di schermaglie alla periferia, l’esercito separatista adesso è tornato ad assediare la città.

 

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