La ricchezza media degli italiani è aumentata di più di 30,000 Euro in termini reali dalla metà degli anni 90 al 2016 e vale oggi circa 150mila Euro. Il totale dei patrimoni finanziari, immobiliari al netto dell’indebitamento delle famiglie vale circa 9.000 miliardi il che equivale a circa 7 volte il reddito nazionale. Negli Stati Uniti questo rapporto scende a 5 e poco più di 4 per la Germania.

Ma la crescita della ricchezza media degli ultimi decenni, non è stata certo distribuita omogeneamente nella popolazione, essendosi concentrata soprattutto nelle fasce di età superiori ai 50 anni. Inoltre, nel suo complesso osserviamo che dal 1995 in poi, nel paese si è verificata una vera e propria inversione di fortune fra i più ricchi del paese e i più poveri. In uno studio svolto in collaborazione con Facundo Alvaredo e Paolo Acciari, abbiamo rilevato come circa i 50,000 adulti più ricchi del paese detengono circa il 10% della ricchezza complessiva del paese e tale quota si è raddoppiata dalla metà degli anni 90. Il loro patrimonio medio ammonta oggi a circa 16 milioni di Euro, anch’esso raddoppiato nell’ultimo ventennio. Nello stesso periodo i 25 milioni di italiani più poveri della popolazione adulta hanno, invece, visto la propria quota di ricchezza sul totale ridursi di circa tre volte e oggi hanno un patrimonio medio di circa 7mila euro.

Utilizzando i dati campionari dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie amministrata dalla Banca d’Italia possiamo anche stimare come almeno 10 milioni di adulti abbiano risparmi liquidi per fronteggiare shocks inattesi sul reddito persino inferiori ai 2.000 euro. 

I dati suggeriscono non solo che i patrimoni degli italiani sono sempre più concentrati ma anche che cambia sempre di più la loro origine. Nel complesso, sempre meno ricchezza viene accumulata tramite i risparmi: le famiglie italiane avevano uno dei tassi di risparmio più elevati al mondo nel 1995, pari al 16% del reddito disponibile, mentre oggi esso appare assai modesto, meno del 4%.  Al contrario, sempre più ricchezza proviene dal passato sotto forma di lasciti ereditari e donazioni. Il flusso complessivo di questi lasciti valeva nel 2016 circa 210 miliardi di Euro, equivalente a circa il 15% circa del reddito nazionale. Questa quota si è raddoppiata a partire dalla metà degli anni 90.  Come per i patrimoni, anche i lasciti ereditari si concentrano sempre di più nelle mani di pochi. Mentre solo l’1% dei trasferimenti totali era superiore al milione di euro nel 1995 (considerando prezzo costanti al 2016), nel 2016 questa quota si avvicina al 3%

A fronte di queste tendenze è tuttavia diminuita l’efficacia dei prelievi fiscali sui trasferimenti di ricchezza, già molto timida nel contesto internazionale si è ulteriormente indebolita. Le imposte sulle donazioni e le eredità sono state persino abolite fra il 2001 e il 2006, e la progressività del prelievo è stata fortemente indebolita. Nella seconda metà degli anni 90 le eredità generate da lasciti di valore superiore ai 10 milioni di euro erano soggette ad una imposta che valeva circa il 6% di questo valore. Oggi questa aliquota media effettiva è di circa l’1%,  6 volte inferiore.

Queste dinamiche preoccupano molto perché tutto ciò succede proprio mentre il paese soffre una gravissima crisi generazionale che condanna le nuove generazioni a contare sempre di meno dal punto di vista numerico, politico ed economico. Preoccupano anche perché tutto ciò sfavorisce ulteriormente la mobilità intergenerazionale, già particolarmente bassa nel nostro paese. La posizione che i nostri figli ricoprono nella scala dei redditi, della ricchezza e persino dell’istruzione è sempre meno legate alle proprie abilità e sempre più influenzata dalla posizione di partenza dei propri genitori.

Fra tutti i possibili interventi l’attività di analisi del Forum Disuguaglianze e Diversità ne ha identificato una che prende di petto la questione generazionale e mette al centro il tema dell’accesso alla ricchezza e della disuguaglianza dei trasferimenti di ricchezza.

Proponiamo da un lato di livellare verso il basso le grandi fortune ereditate attraverso un ripensamento della tassazione dei trasferimenti di ricchezza. Dall’altro proponiamo di livellare verso l'alto le basi della ricchezza finanziaria su cui si può contare nella fase di transizione verso la vita adulta, istituendo una cosiddetta “Eredità Universale” affiancata anche da servizi di sostegno attivo alle scelte. La proposta è stata avanzata nel Marzo 2019 e si è arricchita con una serie di incontri in diverse parti del Paese, l’ultima delle quali attraverso un’Agorà del Partito Democratico. Nel frattempo una proposta molto simile è stata avanzata anche oltr’Alpe con un’analisi del Conseil d’Analise Economique Francese a firma degli economisti  Clément Dherbécourt, Gabrielle Fack, Camille Landais et Stefanie Stantcheva.

La rimodulazione dell’attuale imposta di successione tasserebbe i trasferimenti di ricchezza ricevuti lungo il corso della vita, indipendentemente dal grado di parentela che intercorre fra chi riceve e chi dona e cancellando buona parte delle attuali esenzioni fiscali.  Ma non si tasserebbero tutti i trasferimenti, solo quando la somma di essi supera le 500mila euro. Si tratta di una soglia generosa che esonerebbe più del 95% delle persone che oggi ricevono trasferimenti di ricchezza.  La proposta rafforza la progressività e prevede tre aliquote marginali: 5% sopra i 500mila euro, 25% sopra 1 milione di euro e 50% al di sopra dei 5 milioni di euro.

Si stima un gettito aggiuntivo di circa 5.4 miliardi di euro e un dimezzamento circa dell’attuale numero dei contribuenti. Più del 95% di questo gettito proverrebbe da chi riceve più di un milione di euro mentre ora più  del 70% del gettito attuale proviene da chi riceve meno di 1 milione di euro. Questa riforma riporterebbe l’Italia in linea con altre economie avanzate  ridimensionando  l’attuale trattamento  fiscale di favore dei lasciti ereditari, che poco hanno a che fare con lo sforzo e con il merito.  Un ricco erede che riceve 1milione di euro di titoli di investimento dai propri genitori pagherebbe zero imposte con l’imposta attuale, mentre con la proposta di imposta sui «vantaggi ricevuti» avrebbe un debito di imposta pari a 25mila euro.

La proposta di eredità universale è quella di un trasferimento pari a pari a 15mila Euro al compimento dei 18 anni. Si tratta di una somma che equivale a circa il 10% della ricchezza familiare procapite ed è pari al doppio della ricchezza media del 50% più povero della popolazione.

La misura prevede anche un servizio di accompagnamento, dentro e fuori le scuole, fin dai 14 anni, che possa anche far emergere una discussione collettiva sui potenziali utilizzi delle risorse e che fornisca una gamma ampia di strumenti per prendere decisioni individuali oculate e pienamente informate.

L’obiettivo dell’eredità universale è quello di accresce la libertà sostanziale dei nostri giovani e delle nostre giovani di perseguire il proprio disegno di vita,  migliorando l’accesso alle risorse finanziarie, spesso vincolato dalla presenza di imperfezioni del mercato del credito, e riducendo i divari più estremi di opportunità.

© Riproduzione riservata