- La proposta di riforma delle regole europee presentata dalla Commissione europea è migliorativa rispetto al Patto di (non) stabilità e (non) crescita. Tuttavia, non garantisce che l’investimento pubblico sia adeguatamente protetto
- Gli investimenti pubblici sono in calo ovunque fin dagli anni Ottanta, un calo accelerato con l’austerità degli anni Duemila Dieci. Il deficit d’investimento italiano tra il 2008 e il 2018 è stimato in 200 miliardi.
- Le politiche nazionali non potranno colmare questo deficit e far fronte ai colossali bisogni della transizione. Potremo già ritenerci fortunati se la proposta della Commissione sopravviverà all’attacco dei falchi. Diventa quindi non più rinviabile l’apertura di un dibattito sulla creazione di un’Agenzia europea per l’investimento pubblico, che finanzi e gestisca progetti d’investimento transnazionali
In queste settimane continua a tenere banco, in Europa, la riforma del Patto di stabilità e crescita, la norma che disegna il quadro in cui si devono muovere le politiche di bilancio nazionali. Su queste colonne ci siamo occupati a più riprese del patto, sottolineandone i molti punti critici che in passato hanno fatto sì che non garantisse né stabilità delle finanze pubbliche né crescita dell’economia. È quindi una buona notizia il fatto che l’Europa si appresti a mandarlo in soffitta e a sos



