La Commissione Europea ha annunciato di aver lanciato un’azione legale contro la multinazionale anglo-svedese AstraZeneca, la società produttrice di vaccini anti Covid-19 accusata di aver consegnato solo una frazione delle dosi promesse ai paesi membri dell’Unione Europea.

AstraZeneca ha risposto che la decisione della Commissione è priva di giustificazioni. Secondo l’azienda, il contratto firmato l’anno scorso prevedeva solo un impegno a rispettare le consegne e non un obbligo vincolante.

La versione del contratto tra azienda e Commissione Europea che è stata pubblicata presenta numerosi omissis che rendono difficile, anche agli esperti, avere chiaro chi dei due abbia ragione.

Il contratto

Un anno fa, l’Unione Europea aveva acquistato 300 milioni di dosi di vaccino dall’azienda con l’opzione di acquistarne altri 100 milioni. In base agli impegni presi, in Europa erano attese circa 180 milioni di dosi nei primi sei mesi del 2021. 

L’azienda, però, ne ha consegnati soltanto 30 milioni nel primo trimestre e dice che ne riuscirà a consegnare altri 70 milioni nel secondo. Tra le ragioni citate per il ritardo, ci sono una serie di problemi che si sarebbero verificati alle nuove linee di produzione del vaccino.

Lo scontro tra Commissione e AstraZeneca va avanti da gennaio, quando l’azienda ha comunicato per la prima volta la sua intenzione a ridurre la quantità di consegne. Secondo membri del governi degli stati membri, funzionari della Commissione e parlamentari europei che hanno seguito il dossier, AstraZeneca avrebbe promesso più di quanto era in grado di mantenere e, nei primi mesi dell’anno, avrebbe privilegiato le consegne al Regno Unito rispetto a quelle destinate all’Unione Europea.

Qualche settimana fa, il presidente del Consiglio Mario Draghi è sembrato riferirsi proprio ad AstraZeneca quando ha detto che alcune aziende davano l’impressione di «essersi rivendute due o tre volte» le stesse dosi di vaccino.

Il vaccino AstraZeneca in molti paesi viene somministrato soltanto alla popolazione oltre una certa soglia di età per via della scoperta di alcuni casi di una forma rara di trombosi in pazienti che avevano ricevuto una dose del  vaccino.

Sia l’Agenzia europea per il farmaco che l’Aifa hanno affermato che i benefici superano di gran lunga i rischi del vaccino.

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