Simul stabunt. Joseph Blatter e Michel Platini, ex presidenti rispettivamente di Fifa e Uefa, sono stati reciprocamente molte cose: alleati e poi duellanti e infine co-imputati. Ma alla fine sono riusciti a reggersi mutualmente in piedi, evitando la caduta giudiziaria che per entrambi sarebbe stata rovinosa.

Con verdetto emesso di buon mattino il Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona ha mandato assolti i due ex leader del calcio mondiale e europeo dall’accusa di frode ai danni della Fifa.

Al centro della vicenda era una consulenza da 2 milioni di franchi svizzeri (circa 1,9 milioni di euro) versati da Blatter in favore di Platini. Una consulenza pattuita nel 2002 ma poi saldata con tempistica estremamente comoda, nel 2011.

Rispetto a quel versamento il tribunale di Bellinzona ha stabilito non vi sia stato nulla di illecito. E certo, fatta salva la forma che per il Tpf non presenta rilievi di illecito penale, rimangono perplessità su questioni di sostanza. A partire dall’assegnazione poco ortodossa della consulenza, per continuare con le sospette tempistiche della sua liquidazione e della sua pubblica rivelazione. Il tutto nel quadro di una vicenda colma di veleni, non ancora del tutto dissipati. Con protagonisti espliciti e altri rimasti non troppo nell’ombra.

Quel pranzo all’Eliseo 

Per quanto riguarda la tempistica, c’è in primo luogo l’aspetto curioso di quei 2 milioni di franchi pattuiti nel 2002 ma pagati nove anni dopo, a febbraio 2011.

Cioè due mesi dopo l’assegnazione al Qatar della fase finale dei mondiali 2022, avvenuta il 2 dicembre 2010 con decisione quantomeno eccentrica. Quel giorno, infatti, effettuando uno strappo rispetto alla prassi la Fifa assegnò in un solo colpo le fasi finali di due edizioni dei mondiali (oltre a Qatar 2022, anche Russia 2018).

E andando ulteriormente a ritroso rispetto alla data del 2 dicembre 2010 ce n’è un’altra cerchiata in rosso, sulla quale si è appuntata l’attenzione degli inquirenti e delle inchieste giornalistiche: il 23 novembre 2010, giorno in cui si svolse un pranzo all’Eliseo con l’allora presidente della repubblica francese, Nicolas Sarkozy, a far da padrone di casa e Michel Platini fra gli ospiti d’onore.

Secondo le ricostruzioni giornalistiche, quel giorno vennero tracciate strategie di altissimo livello calcistico-finanziario: fu deciso il passaggio del Paris Saint Germain (club di cui Sarkozy è tifoso) da Colony Capital al fondo sovrano Qatar Sports Investments, che in cambio avrebbe ottenuto l’appoggio alla candidatura di Qatar 2022.

Questa ricostruzione dei fatti è sempre stata rigettata dai protagonisti e adesso viene giudicata irrilevante dal Tpf. Ma rimanendo sul piano delle tempistiche, in questa vicenda ce n’è un’altra che merita di essere rilevata, e che per tutto il corso del procedimento penale è stata oggetto di allusioni da parte di Blatter e Platini.

Essa riguarda il momento in cui è stata resa nota la notizia del pagamento della consulenza a Platini: settembre 2015.

I rapporti fra Infantino e Lauber

Anche in questo caso bisogna ricostruire il contesto temporale per farsi un’idea. Pochi mesi prima, 27 maggio 2015, uno spettacolare blitz coordinato dalle procure generali di Usa e Svizzera punta sull’Hotel Baur-au-lac di Zurigo e di fatto decapita un’intera classe dirigente della Fifa, lì radunata per il congresso che avrebbe dovuto confermare per l’ennesima volta Blatter alla presidenza.

I fatti che portano al blitz sono legati proprio alle presunte manovre corruttive sull’assegnazione dei mondiali 2018 e 2022. Nonostante uno scandalo di tale portata, il colonnello Blatter si fa rieleggere salvo dimettersi poche settimane dopo.

A quel punto la strada verso la presidenza Fifa sembra spianata per Michel Platini, che come presidente Uefa era stato una creatura di Blatter, ma poi si è reso autonomo e mira a prendere il posto dell’antico mentore. Per questo, quando a settembre 2015 viene resa nota la storia della consulenza, molti sospettano che dietro la diffusione della notizia vi sia la manina di Blatter.

E invece nei mesi successivi si fa largo un’altra lettura, concentrata intorno alla figura dell’ex procuratore generale svizzero Michael Lauber, titolare dell’inchiesta Fifagate. A luglio 2020 Lauber è stato costretto a dimettersi a causa di una vicenda oscura: una serie di incontri riservati, e per questo non segnati nell’agenda ufficiale, con l’avvocato Gianni Infantino.

Cioè colui che grazie alle sventure giudiziarie di Blatter e Platini ha avuto via libera verso la presidenza Fifa. Si tratta di tre incontri avvenuti fra 2016 e 2017, ma ce n’è anche uno datato luglio 2015 (attenzione ancora una volta al timing) fra Lauber e Rinaldo Arnold, ex procuratore generale dell’Alto Vallese nonché amico e ex compagno di scuola di Infantino.

Di cosa si è parlato in quegli incontri? Se lo chiede anche la magistratura svizzera. Così come se lo chiedono Blatter e Platini, che durante il processo hanno rifiutato di rispondere alle domande dell’avvocatessa della Fifa, Catherine Hohl-Chirazi. Adesso che sono stati assolti dalle accuse, i due potrebbero avere molte cose da raccontare a proposito del nemico comune.

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