Niente sanzioni sportive per le società e scontificio in vista per i dirigenti. Il primo giorno del processo sportivo sulla vicenda delle plusvalenze sospette (conclusione possibile, venerdì 15 aprile) si è aperto a Roma con la richiesta delle condanne da parte della Procura Figc guidata da Giuseppe Chiné. E immediatamente si nota che anche le residue prospettive di vedere applicare sanzioni sportive ai club sono sparite. Niente penalizzazioni in classifica, soltanto ammende e proposte di squalifica per i dirigenti. E in tutto ciò a fare da cartina di tornasole sono le posizioni di Parma e Pisa.

L’atto di deferimento della procura aveva segnalato per loro una posizione di maggiore, era stata ipotizzata una penalizzazione in classifica. Invece per la società emiliana e per quella toscana, impegnate nel campionato di Serie B, sono state richieste sanzioni pecuniarie: 338mila euro per il Parma, soltanto 90mila euro per il Pisa. E guardando questo dato in apparenza così secondario, tutti gli altri soggetti coinvolti avranno tirato un sospiro di sollievo.

Perché se anche i due club indicati in posizione peggiore dall’atto di deferimento se la cavano con ammende e squalifiche variamente modulate per i dirigenti, significa che l’atteggiamento di partenza degli inquirenti Figc è tutt’altro che repressivo.

E poiché da Calciopoli in poi la storia dei processi Figc insegna quale corsa al ribasso delle sanzioni si accenda tra un grado e l’altro del giudizio sportivo, ecco che sul piano della giustizia sportiva tutto il procedimento si risolverà senza che le società vengano colpite in modo duro.

Con un messaggio che resterà in eredità: si potrà continuare a sovrastimare il valore dei calciatori e a tenere in piedi i conti annuali grazie a scambi fatti su valutazioni “a specchio” (con scarso o nessun flusso di denaro reale in cassa) senza rischiare nulla più che qualche mese di inibizione per i dirigenti e una sanzione pecuniaria. I risultati sportivi conseguiti sul campo grazie a questa forma di doping finanziario, e a danno di società concorrenti che hanno mantenuto comportamenti virtuosi in termini gestionali, rimarranno intoccabili.

La logica del carciofo

Nella foto Aurelio de Laurentiis (Agf)

La lista delle sanzioni per le società tocca il picco con gli 800mila euro di ammenda richiesti per la Juventus (la società simbolo di questa storia) per scendere fino ai minimi dei 23mila euro per la Pro Vercelli e delle sanzioni simboliche per i due club defunti nell’estate 2021: ottomila euro per il Novara e tremila euro per il Chievo.

E quanto ai dirigenti, spicca la proposta di sanzione per Fabio Paratici, ex responsabile dell’area sportiva della Juventus e attuale direttore sportivo del Tottenham Hotspur. Per lui la Procura Figc ha chiesto 16 mesi  e 10 giorni di inibizione.

Per l’uomo che nelle intercettazioni dell’inchiesta sull’esame-farsa di Luis Suarez a Perugia era stato definito “più importante di Mattarella” sarebbe uno smacco clamoroso. E anche l’effetto-scontificio, partendo da una richiesta così pesante, potrebbe essere relativo. Ma non meno rilevante è la richiesta per il presidente juventino Andrea Agnelli: l’uomo che continua a vagheggiare la Superlega per club vede pendere sulla testa una sospensione di 12 mesi. Sanzione di otto mesi prospettata anche, fra gli altri, per il vicepresidente Pavel Nedved e per l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene.

Spostando l’attenzione altrove, spicca la situazione del Napoli (392mila euro l’ammenda proposta), dove l’intera famiglia De Laurentiis rischia la sospensione: per il presidente Aurelio sono stati proposti undici mesi e cinque giorni di inibizione, mentre per la moglie Jacqueline Marie Baudit e i figli Edoardo e Valentina vengono richiesti sei mesi e dieci giorni.

Situazione altrettanto peculiare per le due genovesi, dove le richieste di sanzioni toccano due ex presidenti: 12 mesi per Massimo Ferrero ex Sampdoria (195mila euro di ammenda proposta per la società), sei mesi e dieci giorni per Enrico Preziosi ex Genoa (320mila euro di ammenda proposta per la società). Tornando alle proposte di sanzione personale, la più pesante dopo quella richiesta per Paratici tocca a Luca Carra, ex amministratore delegato del Parma: 14 mesi e 5 giorni. E una menzione a parte merita Daniele Sebastiani, presidente di un Pescara cui il gioco delle plusvalenze non ha risparmiato il crollo in Serie C: 12 mesi e 20 giorni.

Pugno duro? Diciamo duretto, in attesa di vedere se per l’ennesima volta si applicherà alle sanzioni proposte la logica del carciofo. Con le foglie che si perdono abbondantemente per strada fra un grado di giudizio e l’altro. E in attesa che il vero Cynar venga servito dalla Procura di Torino. La cui inchiesta penale sulle plusvalenze potrebbe colpire molto più seriamente e duramente che quella della Figc.

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