Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare di Roma Maddalena Cipriani. Delmastro dovrà rispondere davanti al giudice monocratico del tribunale penale di rivelazione di segreto d'ufficio per la vicenda di Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto al 41 bis che per mesi protestò con lo sciopero della fame.

Nel luglio scorso, la giudice per le indagini preliminari Emanuela Attura aveva disposto l’imputazione coatta dopo che la procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione ritenendo l’esistenza oggettiva della violazione, ma senza le prove dell'esistenza dell'elemento soggettivo, ritenendo che Delmastro fosse consapevole dell’esistenza del segreto. Per il giudice Attura, che dispose invece l’imputazione coatta, sussisterebbero entrambi. Il processo inizierà il 12 marzo.

L’attacco di Donzelli 

Il 12 gennaio, il difensore di Alfredo Cospito – anarchico detenuto al 41 bis, regime che contesta con lo sciopero della fame sostenuto dai gruppi anarchici che protestano e compiono attentati – deposita al ministero della giustizia un’istanza di revoca del 41 bis per l’anarchico. In quella data, una delegazione di deputati del Partito democratico si reca in visita al carcere di Sassari, dove incontra anche Cospito che sta continuando lo sciopero della fame.

Parallelamente, il Gruppo operativo mobile della penitenziaria ha stilato una relazione di servizio su Cospito, contenente anche le conversazioni ascoltate con gli altri detenuti –  tra cui mafiosi che chiedono a Cospito di proseguire nella battaglia contro il 41 bis –  le ha attribuito la dicitura «limitata divulgazione» e l’ha inviata come da prassi al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, guidata da Giovanni Russo. La relazione è stata chiesta al Dap dal sottosegretario in quota FdI, Andrea Delmastro, e il dipartimento l’ha inviata sia a lui che al gabinetto del ministro della Giustizia.

In parlamento scoppia un durissimo scontro tra il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, e l’opposizione. Donzelli accusa i dem di connivenza con i mafiosi a causa della visita in carcere a Cospito. Per sostenere l’accusa secondo cui «La mafia sta utilizzando il terrorista Cospito, un influencer, per far cedere la mafia sul 41 bis», il deputato legge stralci della relazione di servizio del Dap e in particolare le conversazioni di Cospito con gli altri detenuti all’ora d’aria.

Le parole provocano un duro scontro con i democratici, che rivendicano il diritto di visitare le carceri e ottengono l’istituzione di un giurì d’onore per «giudicare le accuse di Donzelli».

L’inchiesta del ministero

Sorge subito l’interrogativo su come Donzelli abbia potuto entrare in possesso delle conversazioni di detenuti nel regime di carcere duro e soprattutto se fossero divulgabili.

Il primo febbraio, Delmastro ammette pubblicamente di aver consegnato lui i documenti a Donzelli, che è anche il suo coinquilino oltre che compagno di partito. Donzelli sostiene che gli atti siano pubblici e possano essere chiesti da qualsiasi deputato, perché non secretati. Nello stesso giorno, il deputato dei Verdi, Angelo Bonelli, deposita in procura di Roma un esposto.

La difesa di Nordio

Il 6 febbraio, Nordio divulga spiega che il documento letto da Donzelli non è coperto da segreto. Si tratta infatti di «una scheda di sintesi del Nic non coperta da segreto. Non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda». E, anche se sul dossier c’è la dicitura «limitata divulgazione», presente sulla nota di trasmissione, si tratta di «una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap». Questa posizione ufficiale viene ribadita da Nordio in tutte le sedi, anche nei giorni successivi. Il 7 febbraio la procura di Roma fa sapere di avere aperto un fascicolo per rivelazione d’atti d’ufficio a carico di ignoti, in seguito all’esposto di Bonelli.

L’apertura dell’inchiesta

Il 16 febbraio, la procura di Roma iscrive nel registro degli indagati il sottosegretario Delmastro. L’ipotesi accusatoria a carico di Delmastro è di rivelazione di segreto d’ufficio, perché l’atto del Dap era coperto da segreto amministrativo. Oggi il rinvio a giudizio: se Delmastro ha commesso un reato ora lo stabilirà il giudice.

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