Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, è indagato dalla procura di Roma per rivelazione di segreto d’ufficio e oggi è stato sentito dai pm.

Il caso, che è sia politico che giudiziario, è legato alla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito, in carcere al 41 bis e in sciopero della fame per 117 giorni, anche se ora ha ricominciato ad assumere integratori.

Lo sciopero della fame di Cospito

L’origine della vicenda è il 20 ottobre 2022, quando l’anarchico Cospito, in carcere a Sassari al regime del carcere duro dal 4 maggio, inizia lo sciopero della fame. La vicenda ha scarso eco mediatico, ma viene portata all’attenzione del neoministro della Giustizia, Carlo Nordio, da un’interrogazione di Ilaria Cucchi.

Cospito ha deciso di scioperare contro il regime detentivo del 41 bis, che considera inicuo. Parallelamente, i gruppi anarchici italiani e internazionali compiono atti di sabotaggio e attentati, che rivendicano chiedendo la liberazione di Cospito. Il più grave è quello del 2 dicembre 2022 all’auto di Susanna Schelin, prima consigliera dell’ambasciata italiana in Grecia.

Fino al 23 dicembre Cospito, dal regime di carcere duro, è inserito in un gruppo di socialità con altri quattro detenuti che incontra a rotazione durante l’ora d’aria, come da regolamento carcerario. I quattro non sono considerati pericolosi e sono scelti perchè condannati per reati diversi da quelli di Cospito, che sta scontando la pena per la gambizzazione di un manager della Ansaldo ed è condannato anche per strage.

A partire da gennaio, l’organizzazione del penitenziario di Sassari modifica i componenti del gruppo di socialità di Cospito per necessità interne, a causa dell’arrivo di un nuovo detenuto al 41 bis. I nuovi compagni di Cospito sono il camorrista del clan dei Casalesi, Francesco Di Maio, uno ‘ndranghetista, Francesco Presta, l’artificiere della strage di Capaci, Pietro Rampulla e Pino Cammarata, reggente del clan omonimo di Riesi.

I detenuti in regime di 41 bis non hanno mai momenti da soli, fuori dalla cella. Anche durante l’ora d’aria sono seguiti da poliziotti della penitenziaria, che poi stilano relazioni di servizio in cui riportano tutto ciò che ritengono utile. Nel caso di Cospito, i suoi colloqui con gli altri detenuti e ascoltati dalla penitenziaria vengono riportati in una scheda di sintesi del Nic, il nucleo investigativo centrale.

In questi colloqui, i mafiosi incitavano Cospito a continuare lo sciopero della fame contro il 41 bis e lui gli rispondeva che lo stava facendo per tutti.

L’attacco di Donzelli

Il 12 gennaio, il difensore di Cospito deposita al ministero della giustizia una istanza di revoca del 41 bis per l’anarchico.

In quella data, una delegazione di deputati del Partito democratico si reca in visita al carcere di Sassari, dove incontra anche Cospito che sta continuando lo sciopero della fame. 

Parallelamente, il Gruppo operativo mobile della penitenziaria ha stilato una relazione di servizio su Cospito, contenente anche le conversazioni ascoltate, le ha attribuito la dicitura «limitata divulgazione» e l’ha inviata come da prassi al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, guidata da Giovanni Russo.

La relazione è stata chiesta al Dap dal sottosegretario in quota FdI, Andrea Delmastro, e il dipartimento l’ha inviata sia a lui che al gabinetto del ministro della Giustizia.

Il 29 gennaio si svolge un consiglio dei ministri in cui Nordio, Piantedosi e Tajani relazionano sullo stato della minaccia anarchica e sulle condizioni del detenuto. Il 30 gennaio Nordio annuncia che Cospito è stato spostato nel carcere di Milano Opera, che ha un reparto medico in cui è possibile monitorare le sue condizioni di salute.

La decisione è stata presa dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria su espressa indicazione dei medici dell’Asl di Sassari e non incide sul regime detentivo che rimane il 41 bis.

La linea del governo sul caso rimane dura: «lo stato non scende a patti con chi minaccia».

Parallelamente alla conferenza stampa dei ministri, in parlamento scoppia un durissimo scontro tra il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, e l’opposizione.

Donzelli accusa i dem di connivenza con i mafiosi a causa della visita in carcere a Cospito. Per sostenere l’accusa secondo cui «La mafia sta utilizzando il terrorista Cospito, un influencer, per far cedere la mafia sul 41 bis», il deputato legge stralci della relazione di servizio del Dap e in particolare le conversazioni di Cospito con gli altri detenuti all’ora d’aria.

Le parole provocano un duro scontro con i democratici, che rivendicano il diritto di visitare le carceri e ottengono l’istituzione di un giurì d’onore per «giudicare le accuse di Donzelli».

L’inchiesta del ministero

Accanto allo scontro politico, però, sorge subito l’interrogativo su come Donzelli abbia potuto entrare in possesso delle informazioni e delle conversazioni di detenuti nel regime di carcere duro e soprattutto se fossero divulgabili.

Il 1 febbraio, Delmastro ammette pubblicamente di aver consegnato lui i documenti a Donzelli, che è anche il suo coinquilino oltre che compagno di partito. Lo scambio, secondo i due, è avvenuto in parlamento e Delmastro dice che: «Non ci sono captazioni, ci sono relazioni. E Donzelli mi ha fatto domande specifiche. Non sono atti secretati ma a divulgazione limitata».

Donzelli sostiene che gli atti siano pubblici e possano essere chiesti da qualsiasi deputato, perché non secretati. Nello stesso giorno, il deputato dei Verdi, Angelo Bonelli, deposita in procura di Roma un esposto.

Nordio, all’oscuro del passaggio di documenti, avvia una ispezione interna per capire cosa sia successo, quali atti sono stati rivelati a Donzelli e se potevano essere resi noti e, in attesa del risultato, dice che «in linea di principio tutti gli atti riferibili ai detenuti in regime di 41 bis sono per loro per loro natura sensibili».

La difesa di Nordio

Il 6 febbraio, Nordio divulga una nota in cui dà conto degli esiti dell’ispezione e spiega che il documento letto da Donzelli non è coperto da segreto. Si tratta infatti di «una scheda di sintesi del Nic non coperta da segreto. Non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda». E, anche se sul dossier c’è la dicitura «limitata divulgazione», presente sulla nota di trasmissione, si tratta di «una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap».

Questa posizione ufficiale viene ribadita da Nordio in tutte le sedi, anche nei giorni successivi. Il 7 febbraio la procura di Roma fa sapere di avere aperto un fascicolo per rivelazione d’atti d’ufficio a carico di ignoti, in seguito all’esposto di Bonelli.
Il 9 febbraio, il ministero della Giustizia annuncia il rigetto dell’istanza di revoca del 41 bis per Cospito. Secondo Nordio, infatti, Cospito «sta usando il suo corpo come arma». L’11 febbraio, Cospito viene trasferito all’ospedale San Paolo, perchè le sue condizioni destano preoccupazione nei medici.

Il 13 febbraio viene reso noto che il procuratore generale di Cassazione ha depositato la richiesta di annullamento con rinvio del decreto di 41 bis, in vista dell’udienza di Cassazione fissata per il 24 febbraio. In quella data, i giudici decideranno se annullare la decisione di dicembre di confermare il 41 bis per 4 anni a Cospito e rinviarla al tribunale di sorveglianza per una nuova decisione.

La decisione della Cassazione e quella del ministero, dunque, potrebbero confliggere. Venuto a conoscenza della cosa, Cospito ha cominciato ad assumere integratori alimentari per arrivare «lucido» all’udienza.

Intanto, Nordio torna in audizione alla Camera il 15 febbraio: relaziona sullo stato del caso e le ragioni del rigetto dell’istanza di revoca del 41 bis per Cospito e ribadisce anche la posizione sulla rivelazione degli atti del Dap da parte di Delmastro e Donzelli.

L’apertura dell’inchiesta

Il 16 febbraio, la procura di Roma iscrive nel registro degli indagati il sottosegretario Delmastro. L’ipotesi accusatoria a carico di Delmastro è di rivelazione di segreto d’ufficio, perchè l’atto del Dap era coperto da segreto amministrativo.

Il segreto amministrativo è diverso da quello giudiziario, che riguarda informazioni su indagini in corso. A segnalarlo è proprio la dicitura limitata divulgazione», che fa riferimento alla natura amministrativa dell’atto.

In forza di questo segreto, i dipendenti pubblici non possono divulgare all’esterno le informazioni a cui hanno avuto accesso in ragione dell’ufficio che ricoprono. Nel caso di Delmastro, quello di sottosegretario alla Giustizia con delega al Dap.

Proprio il Dap aveva posto il segreto amministrativo sul dossier della polizia penitenziaria a proposito di Cospito e questo imponeva che i dati contenuti non potessero uscire dalla cerchia di pubblici ufficiali che potevano conoscerli per ragioni istituzionali.

Per questa ragione Delmastro risulta l’unico indagato. A differenza di Donzelli, che pure ha materialmente reso pubbliche le informazioni, il sottosegretario aveva diritto a conoscere gli atti riservati in ragione della sua qualifica di pubblico ufficiale e, comunicandoli al collega, avrebbe violato il segreto amministrativo. Donzelli, invece, per ora rimane persona informata sui fatti e potrà essere ascoltato come testimone.

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