Nessun mandante. Nessun committente politico né apparati oscuri dietro il caso che ha coinvolto l’ufficiale in congedo della Guardia di finanza Pasquale Striano, il magistrato Antonio Laudati e 21 altri indagati, tra cui tre cronisti di Domani.

Nei confronti di Striano e dei giornalisti Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine la procura di Roma ha chiuso le indagini sul presunto concorso in accesso abusivo a sistemi informatici prodroma alla rivelazione di segreto.

 «In concorso tra loro e nel contesto di una stabile collaborazione consolidatasi quantomeno dal 2012, con più atti esecutivi del medesimo disegno criminoso, Striano, quale appartenente al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria in servizio esclusivo presso la Procura Nazionale Antimafia, assegnato al “Gruppo S.O.S.” ed esecutore materiale degli accessi abusivi, e Giovanni Tizian, col ruolo di istigatore e giornalista interessato a ricevere e divulgare le informazioni, effettuavano accessi abusivi alle banche dati».

Accusato anche di rivelazione di segreto, Tizian rischia, dunque, il processo perché avrebbe «divulgato informazioni». Lo stesso avrebbero fatto Vergine e Trocchia (a quest’ultimo viene contestato solo il concorso in accesso abusivo a banche dati e non anche la rivelazione di segreto). Entrambi, in altre parole, sarebbero «istigatori richiedenti informazioni», anche «in merito a ordinanze cautelari».

Per Tizian, in base a quanto emerge dalle 270 pagine del provvedimento firmato dalla sostituta procuratrice Giulia Guccione e dall’aggiunto Giuseppe De Falco, «l’aggravante dell’indebito profitto patrimoniale perché il fatto veniva commesso per agevolarlo nello svolgimento della professione esercitata, remunerata anche per numero di pubblicazioni» (ma il giornalista di Domani non è retribuito a singolo articolo, prende uno stipendio mensile svincolato dal numero delle pubblicazioni). L’inchiesta è stata chiusa dagli inquirenti di piazzale Clodio dopo la “migrazione” degli atti dalla procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone.

La genesi

Tutto è nato da un esposto presentato alla fine del 2022 da Crosetto: Domani tra il 27 e il 29 ottobre dello stesso anno manda in stampa una serie di inchieste sui compensi milionari che l’industria degli armamenti, in particolare Leonardo ed Elettronica Spa, hanno versato tra il 2018 e il 2022 al fondatore di Fratelli d’Italia, che fino al giorno prima di firmare da ministro faceva di mestiere il lobbista del settore.

Le notizie sulle consulenze e sulle cifre incassate da Crosetto erano vere. Il ministro prima annuncia sui social che avrebbe denunciato i giornalisti di Domani per diffamazione. Poi cambia idea, preferendo chiedere alla procura di Roma di andare a caccia delle loro fonti. Convinto che quelle informazioni arrivassero dalle sue dichiarazioni dei redditi, invece di rispondere del palese conflitto di interessi, ha scelto di affidarsi ai pm con l’obiettivo di individuare il canale dal quale è stata avuta la notizia.

Gli altri indagati

Oggi tra gli indagati dell’inchiesta dell’asse Perugia-Roma risulta esserci, come noto, l’ex magistrato Antonio Laudati. Come per Striano, Tizian, Vergine e Trocchia, anche a lui è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini. «Laudati – è scritto nel provvedimento – quale sostituto procuratore nazionale Antimafia, coordinatore del Gruppo S.O.S. e dunque ideatore e coordinatore delle operazioni, e Striano formavano almeno un appunto riservato» su una serie di soggetti, anche politici, e società. Tra questi risulterebbe anche Gabriele Gravina, il presidente della Figc.

«Entrambi (Laudati e Striano, ndr), per ragioni estranee al loro servizio ed in esecuzione del medesimo disegno criminoso, eseguivano i seguenti accessi abusivi, tutti relativi a indagare le vicende patrimoniali di Gabriele Gravina». Per la procura di Roma, così com’era stato per quella di Perugia, «l’appunto» su Gravina sarebbe considerato illegale.

Paradossalmente quelle informazioni, però, hanno portato la stessa procura capitolina ad aprire un fascicolo di indagine su Gravina per appropriazione indebita e autoriciclaggio. Nella chiusura indagine mancano i paventati mandanti occulti di cui hanno parlato in commissione antimafia i magistrati Cantone e Giovanni Melillo. Dopo quasi tre anni di indagine, della Spectre manovrata da burattinai invocata dalla destra per mesi nelle carte non c’è traccia.

Assieme all’ex magistrato, al finanziere e al pool di giornalisti di Domani sono indagate altre persone che avrebbero ricevuto documenti dal finanziere (amministratori di condominio e piccoli imprenditori suoi amici) per vicende di poco conto.

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