Quattro mesi prima dell’invasione, quando pochissimi avrebbero scommesso sull’inizio della guerra, il suo patrimonio valeva 25,6 milioni di euro. Nel momento in cui i carri armati di Vladimir Putin sono entrati in Ucraina, quasi tutta quella ricchezza era invece già stata trasferita in Svizzera.

È il caso della Eurochem Agro Spa di Cesano Maderno, Brianza, una delle aziende italiane finite sotto congelamento dopo le sanzioni varate dall’Unione europea. La società – 127 milioni di euro di fatturato nel 2021, capitale sociale pari a 1 milione di euro – è controllata al 100 per cento dalla holding Eurochem Group Ag, con sede nel cantone svizzero di Zug. Si tratta di uno dei più grandi produttori al mondo di nitrogeno, fosfato, potassio e altri fertilizzanti, con oltre 27mila dipendenti e clienti sparsi in 100 paesi.

Il 27 settembre 2022, il Comitato di sicurezza finanziaria ha congelato le azioni della Eurochem Group affidandone la gestione all’Agenzia del demanio. Motivo: secondo il governo italiano, il gruppo appartiene ad Aleksandra Melnichenko, moglie di Andrey, uno degli oligarchi russi più conosciuti al mondo.

Melnichenko

Sia Andrey sia Aleksandra sono sanzionati dall’Ue, ma contestano il provvedimento. La vicenda è particolarmente ingarbugliata. Secondo Bruxelles, il gruppo Eurochem fa capo, in ultima istanza, al Firstline Trust. Il 9 marzo del 2022 Andrey Melnichenko viene inserito dalla Ue nella lista dei sanzionati. Il giorno prima, l’oligarca cessa di essere uno dei beneficiari del trust e la sua posizione viene ereditata dalla moglie Aleksandra. Il 3 giugno l’Ue inserisce nell’elenco dei sanzionati anche lei.

Quindi Eurochem, e dunque la sua controllata italiana, fanno capo ad Aleksandra Melnichenko? No, sostiene il gruppo svizzero. Il 21 luglio Eurochem Group pubblica un comunicato per spiegare che Aleksandra «non ha la maggioranza della proprietà, né influenza, su Eurochem.

Di conseguenza, Eurochem non è controllata da alcuna persona sanzionata». Il 12 agosto la signora Melnichenko fa ricorso alla Corte di giustizia dell’Ue contro il suo inserimento nella lista dei sanzionati. Il 27 settembre, come detto, il governo italiano decide comunque di congelare la Eurochem Agro Spa perché, si legge nei documenti societari, è «riconducibile ad Aleksandra Melnichenko».

Si vedrà come andrà a finire la diatriba giudiziaria. La vicenda evidenzia però un fatto: non tutti i paesi dell’Ue stanno agendo nello stesso modo. Spiega a Domani l’avvocato Marco Padovan, dell’omonimo studio legale: «Alcuni stati (Italia e Cipro) sono giunti alla conclusione che il gruppo sia posseduto, controllato o comunque “riferibile” ai Melnichenko e hanno dunque congelato le quote delle società del gruppo presenti nel paese.

Altri stati (Germania e Belgio) hanno abbracciato l’orientamento opposto, ritenendo, ciascuna per ragioni diverse, non riscontrabile la proprietà o il controllo dei Melnichenko sul gruppo».

Confusione normativa

Com’è possibile che siano state prese scelte così diverse? Secondo Padovan, «la stratificazione di trust che si interpone tra la holding e i Melnichenko e il titolo giuridico (beneficiario del trust) in capo agli stessi, ha aperto a spazi interpretativi». In altre parole, la giurisprudenza europea non definisce in modo chiaro che cosa significa concretamente esercitare il controllo su una società attraverso un trust.

Da qui nascono le diverse scelte adottate dagli stati. «A mio modo di vedere», continua Padovan, «l’Italia ha scelto un’interpretazione aderente a quanto indicato dal Consiglio Ue nelle motivazioni della designazione dei Melnichenko e al dettato normativo, nonché alla guida fornita dal Consiglio Ue con le “Migliori pratiche”. Questa opinione mi pare confermata dal rinvio pregiudiziale fatto poche settimane fa alla Corte di Giustizia dal Tar del Lazio in una vicenda molto simile a quella dei Melnichenko, dove anche si dibatteva della riferibilità al soggetto sanzionato di beni eretti in trust».

La vicenda “molto simile” a cui si riferisce Padovan è quella dell’oligarca Alisher Usmanov. Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, a lui e ad alcuni suoi familiari le autorità italiane hanno congelato delle ville in Costa Smeralda, formalmente intestate ad una serie di società che fanno capo a un trust.

Chiamato ad esprimersi sulla vicenda, l’11 aprile scorso il Tar del Lazio ha ordinato di rimettere la decisione alla Corte di Giustizia dell’Ue, che ha sede in Lussemburgo, proprio per dirimere la questione che sta alla base di queste differenze interpretative: semplificando al massimo, il beneficiario di un trust può essere considerato proprietario dei beni conferiti nel trust stesso?

«Vedremo cosa ne penserà la Corte di Lussemburgo, temo però – conclude l’avvocato Padovan – che dovremo attendere ancora un po’ prima di avere finalmente chiarezza su un tema così importante per gli operatori, vista la dimensione dei gruppi industriali indirettamente controllati da trust eretti dagli oligarchi russi sanzionati a seguito dell’invasione dell’Ucraina».

In attesa di capire cosa decideranno i giudici europei, resta un fatto che riguarda la Eurochem Agro Spa di Cesano Maderno. Al momento lo stato italiano si ritrova tra le mani un’impresa molto più povera rispetto a pochissimo tempo prima del congelamento. I bilanci analizzati da Domani raccontano di uno spostamento rilevante di denaro fuori dai confini italiani pochi mesi prima dell’inizio della guerra in Ucraina e delle conseguenti sanzioni.

Ad ottobre del 2021, quattro mesi prima dello scoppio del conflitto, l’italiana Eurochem Agro Spa ha infatti distribuito alla controllante, la svizzera Eurochem Group, oltre 24 milioni di euro tra dividendi e riserve. E la Eurochem Group non è congelata, perché il governo elvetico ha deciso così.

Alle domande inviate per questo articolo, il gruppo non ha risposto. Impossibile dunque conoscere i motivi dello spostamento di risorse, ma di sicuro i proprietari della multinazionale sono riusciti così a mettere al sicuro parecchio denaro. Soldi che altrimenti sarebbero ora nella disponibilità dello stato italiano.


Questo articolo fa parte del progetto investigativo #RussianEscape, coordinato da EIC e CIFAR con il supporto di IJ4EU

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