«Intraprendo uno sciopero della fame per chiedere al presidente della Repubblica di non firmare il dl sicurezza. Insegno storia della resistenza e della democrazia ai miei studenti: l’idea di non fare nulla mentre Mattarella non difende i valori fondanti del nostro paese, sarebbe contrario alla mia professione da insegnante e al mio dovere di cittadino».

Così, venerdì 12 aprile, senza indecisione o pause, Michele Giuli, 29 anni, professore al Liceo Cavour di Roma e attivista di Ultima Generazione, seduto davanti a Montecitorio con un cartello in mano, aveva spiegato, davanti alle telecamere e alla folla di passanti fermi per capire cosa stava succedendo, le ragioni dello sciopero della fame iniziato solo 24 ore prima. 

Una protesta pacifica, nonviolenta, per fare il possibile per impedire che un «decreto autoritario e liberticida diventasse il simbolo della svolta autoritaria che sta prendendo forma in Occidente. Dove, ad esempio - ci dicono i sondaggi - sono sempre più i giovani che preferirebbero un uomo forte al potere invece che la democrazia».

Il disegno di legge Sicurezza è stato trasformato in decreto dal governo, nonostante i dubbi sull’urgenza necessaria a giustificare l’adozione dello strumento legislativo del governo. Le norme sono entrate in vigore il 12 aprile, dopo che nel testo il governo aveva recepito i rilievi dello stesso Mattarella, che a quel punto lo ha emanato: dovrà tornare in Parlamento entro 60 giorni per la conversione.

Del resto, va ricordato che, come ha ricordato lo stesso Mattarella in un discorso del marzo 2024 alla Casagit, chiarendo quali sono i suoi poteri: «Frequentemente il presidente della Repubblica viene invocato con difformi e diverse motivazioni. C’è chi gli si rivolge chiedendo con veemenza: “Il presidente della Repubblica non firmi questa legge perché non può condividerla, perché gravemente sbagliata”». «Il presidente della Repubblica non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che è una cosa ben diversa. È quell’atto indispensabile per la pubblicazione ed entrata in vigore delle leggi, con cui il presidente della Repubblica attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge, nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità».

La petizione

Ma come spiega Giuli, l’obiettivo del digiuno non era soltanto chiedere al presidente della Repubblica di non firmare il dl, ad esempio evidenziando nuovi rilievi, ma anche cercare di dare fattezze concrete all’indignazione di tantissime persone preoccupate per il nostro paese: «Per dare loro speranza che con la resistenza civile non violenta le cose si possono cambiare», sottolinea Giuli prima di ricordare che la petizione contro il testo sulla sicurezza, lanciata da Ultima Generazione, ha raccolto oltre 100 mila firme, più che raddoppiate in pochi giorni, dopo che il Consiglio dei ministri lo scorso 4 aprile aveva approvato il decreto legge.

È proprio perché la protesta di Ultima generazione si è fatta portavoce del pensiero di molti cittadini contrari a un testo di stampo securitario e repressivo che contiene provvedimenti simbolo delle politiche del governo in carica – come il divieto di vendere cannabis light, un nuovo reato contro le occupazioni abusive e il carcere da sei mesi a due anni per chi blocca le strade, la norma conosciuta come anti-Ghandi – che è riuscita a attirare tanta attenzione anche se è durata poco.

Visto che solo qualche ora dopo l’annuncio dello sciopero della fame di Giuli davanti a Montecitorio Mattarella ha firmato il decreto sicurezza.

«Mi ero preparato per andare avanti ad oltranza. Ma credo che Mattarella abbia firmato subito per tutelare l’ordine pubblico. Per evitare che le proteste contro il decreto crescessero con il passare del tempo», sostiene il professore del Cavour, dopo aver raccontato dell’enorme numero di chiamate e messaggi ricevuto da chi ha pensato fosse doveroso ringraziarlo per il gesto intrapreso: «Tra questi anche tanti studenti, non solo quelli a cui insegno. Docenti e educatori da tutta Italia. E anche genitori degli allievi».

Fine dello sciopero

Come spiega Giuli la decisione di interrompere lo sciopero della fame subito dopo la firma di Mattarella è stata presa in accordo con tutto il movimento di attivisti climatici. Convinti che non avrebbe avuto senso portare avanti il digiuno senza un obiettivo preciso davanti. Ma anche che non potranno essere i tentativi di repressione a fermare l’espressione del dissenso.

Anzi: «La resistenza esiste quando dall’altra parte c’è la repressione. Così anche le proteste prendono forza», spiega l’insegnante di storia, che contorna il suo discorso di esempi concreti, di rivoluzioni nonviolente che, soprattutto nel Sud del mondo, sono state capaci di togliere il potere ai dittatori negli ultimi anni: «Se parli con chi le ha seguite ti rendi conto che difficilmente i cittadini prima di iniziare davano per scontata la possibilità di riuscire, soprattutto a causa dell’alto livello di repressione. Alla fine però ce l’hanno fatta, nella maggior parte dei casi utilizzando metodi di protesta creativi, diversi da quelli criminalizzati dai regimi».

Così, per gli attivisti di Ultima generazione, «se il dl aumenta le pene per i blocchi stradali noi cambieremo tattiche. Protesteremo in altro modo. In questo modo dovranno rinnovare le pratiche da criminalizzare ma la repressione sarà sempre più lenta», chiarisce Giuli che, più che per le restrizioni che il dl impone al movimento di cui fa parte, si dice preoccupato per le conseguenze che avrà per tutta la popolazione: «In un momento storico in cui la crisi climatica avanza e il costo della vita aumenta, portiamo avanti la protesta per i lavoratori che lottano contro le delocalizzazioni, per chi si oppone alla speculazione edilizia, per chi non riesce più a pagare l’affitto, per garantire ai migranti una vita dignitosa. La forza della comunità non sta nei rapporti giuridici ma nella sua capacità creativa».

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