La Commissione cultura della Camera ha approvato un emendamento sul ddl Valditara che rimuove l’educazione sessuo-affettiva dalle scuole. La vicepresidente della fondazione, Celeste Costantino, attacca: «La maggioranza nega i problemi e le possibili soluzioni»
Non ci sarà più educazione sessuo-affettiva a scuola. La Commissione cultura della Camera ha approvato un emendamento al disegno di legge sul consenso informato nelle scuole seguendo una proposta presentata dalla deputata, Giorgia Latini, e firmata dal deputato Rossano Sasso, entrambi della Lega. L’emendamento modifica le modalità con cui vengono affrontate le tematiche sessuali negli istituti scolastici italiani.
Contro la proposta si è schierata Una, nessuna, centomila, fondazione dedicata alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne.
Cosa dice l’emendamento
Nell’emendamento si introduce un divieto totale per scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di «attività didattiche e progettuali nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità». Il divieto è stato esteso anche alla scuola secondaria di primo grado, inizialmente esclusa. La fondazione denuncia l’accaduto come «un passo indietro per il ddl Valditara» che dimostra un «atteggiamento oscurantista e anacronistico. Negli altri paesi europei – prosegue in un comunicato – l’educazione sessuo-affettiva è in vigore da decenni».
Nel giorno del 77esimo femminicidio
L’approvazione della Commissione è avvenuta «lo stesso giorno del 77esimo femminicidio dell’anno», come sottolinea la vicepresidente della fondazione, Celeste Costantino, riferendosi alla morte di Pamela Genini. «Un paradosso», prosegue la vicepresidente, «vista l’assoluta necessità di introdurre strumenti di prevenzione contro la violenza sulle donne attraverso l’educazione sessuo-affettiva a scuola». Il governo però «spazza via qualsiasi possibilità di intervenire affinché le cose cambino».
L’adolescenza è un momento di cambiamenti
Per Costantino la fase adolescenziale è uno dei momenti più delicati della crescita anche perché il corpo inizia a cambiare. «Che cosa fanno i ragazzini e le ragazzine che non trovano punti di riferimento adulti a cui chiedere?», domanda la vicepresidente, «vanno nel loro dispositivo digitale, alla ricerca di risposte». La fondazione si confronta oggi con dati preoccupanti. L’età di accesso alla pornografia online si è abbassata di molto e, come sostiene la vicepresidente, «la maggior parte» di questi contenuti mostra «stupri filmati in cui la donna subisce il rapporto sessuale». I numeri mostrano anche che la violenza sulle donne più diffusa è quella domestica e, si domanda la fondazione, «in queste famiglie chi la fa l’educazione sentimentale?». «Negare tutto questo alla nostra società significa negare i problemi e le possibili soluzioni», conclude Costantino.
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