Peggiorato. Contro ogni pronostico. Il ddl Valditara, che già prevedeva che senza il consenso dei genitori gli studenti non potessero partecipare a progetti legati all’educazione sessuale, affettiva o sentimentale, riesce a fare un passo indietro. La norma puntava a mettere sotto chiave i programmi di prevenzione contro il bullismo omotransfobico e le campagne sul contrasto alla violenza di genere, adesso li respinge all’ingresso. Una sorta di censura preventiva per le scuole medie. Resta comunque l’obbligo di consenso preventivo dei genitori alle superiori.

A consentirlo è stato l’emendamento della leghista Giorgia Latini, approvato in Commissione Cultura proprio nel giorno in cui il contatore delle morti per femminicidio si è aggiornato: Pamela Genini, 29 anni, uccisa a coltellate dall’ex compagno. Una coincidenza che racconta da sola la distanza siderale tra la realtà e questa maggioranza, dicono all’unisono le opposizioni. 

Nel dettaglio, l’emendamento firmato da Latini con le leghiste Loizzo e Miele, è stato riformulato. Rimane in piedi la lettera b) dove le scuole secondarie di primo grado vengono escluse del tutto: non più attività da autorizzare, ma attività da vietare. Non si potrà parlare di affettività, di rispetto dei corpi, di relazioni. Nessuna educazione alla sessualità, nemmeno mediata dai genitori. Un muro, posto tra i ragazzi e la conoscenza di sé.

Un censura preventiva che priva gli insegnanti della libertà di insegnamento e i ragazzi del diritto di essere formati. È in quella fascia d’età – gli undici, i tredici anni – che si forma l’identità, che si costruisce la percezione del limite, che nasce il linguaggio del corpo e del consenso. Proprio lì lo Stato sceglie di tacere. 

«In un Paese ancora scosso dall’ennesimo femminicidio di una giovane donna, la risposta politica del governo è quella di restringere ulteriormente gli spazi dedicati all’educazione all’affettività e al rispetto dell’altro nelle scuole», commenta Irene Manzi, deputata e responsabile nazionale scuola del Pd che ha seguito da vicino i passi del provvedimento: «Mentre servirebbe più formazione, più consapevolezza e più strumenti per prevenire la violenza di genere, si continua a colpire proprio l’unico luogo in cui si può costruire una cultura diversa: la scuola. Si impone un modello censorio che lascia il campo libero alla disinformazione, fondata sul sessismo e sulla cultura della sopraffazione».

Di «deriva oscurantista» parla Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra: «Con l’approvazione degli ultimi emendamenti in commissione, la maggioranza è riuscita nell’ardua impresa di peggiorare il provvedimento sul consenso informato negando la possibilità di fare qualsiasi attività sull’educazione sessuo-affettiva anche alle scuole medie».

«Siamo di fronte a una maggioranza ispirata dal fondamentalismo e dall’estremismo religioso che vuole negare ai docenti la possibilità di fare attività sull’educazione sessuale e sulla conoscenza del proprio corpo». Mentre «alle superiori vedremo studentesse escluse dalle attività contro la violenza di genere perché i genitori potranno negare il consenso. È la negazione della funzione emancipatrice dell’istruzione». 

Il ddl però non convince pienamente la maggioranza. Mara Carfagna (Noi Moderati) ha ritirato il suo emendamento. Mentre Forza Italia guarda al testo con sospetto. «Ci dipingeranno come i responsabili di un freno alle iniziative di prevenzione contro la violenza sulle donne», ripetono gli azzurri. Ma anche dentro la Lega qualcuno sembra poco convinto. Giorni prima, fuori dalla Commissione, a fine seduta, un girotondo di leghisti si era stretto attorno a Rossano Sasso, relatore del ddl. Sguardi interrogativi. «Ma perché votiamo contro le linee guida dell’OMS?», aveva chiesto un deputato.

Qualche ora prima erano stati bocciati emendamenti semplici: che l’educazione sessuale avesse fondamento scientifico, che rispettasse le linee dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sasso, leghista pugliese, no-vax noto per le sue battaglie contro l’educazione sessuo-affettiva, aveva così liquidato i colleghi prima di sparire dentro l’ascensore: «Non le hai lette? Te le ho mandate! Ci sono cose terrificanti!». Sullo schermo del telefono di un deputato un articolo in rassegna: «L’Oms insegna ai bambini di quattro anni la masturbazione» (La Verità, 28 settembre 2023). Il documento citato esiste, ma dice altro: spiega che tra i due e i tre anni i bambini scoprono il proprio corpo, un comportamento spontaneo, fisiologico. Non suggerisce, non “insegna”.

Insomma una fake news, una distorsione su cui si annoda il ddl Valditara che parla di libertà educativa ma che nasce dalla diffidenza e dal sospetto, mette i genitori contro gli insegnanti, studenti contro la conoscenza. Il testo arriverà presto in Aula, secondo alcuni funzionari parlamentari potrebbe essere approvato già a novembre, mese della sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.

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