«Le persone e le organizzazioni che diffondono odio non trovano posto su Facebook e Instagram». Era il settembre 2019 quando Meta, all’epoca ancora Facebook, annunciava la cancellazione delle pagine di Casapound Italia e Forza Nuova. Una decisione senza precedenti per punire l’odio online e fermare la diffusione di un’ideologia neofascista sui social del gruppo: Facebook ed Instagram.

Le reazioni furono scomposte: il leader di Fn, Roberto Fiore, accusò «la polizia politica di Facebook» di voler «impedire che l’opposizione all’estrema sinistra di Bruxelles» mentre il segretario di Cpi, Simone di Stefano, gridò all’abuso parlando di «sputo in faccia alla democrazia». 

Sembrò una svolta epocale: un argine social alle derive neofasciste a difesa della democrazia. Ma a quasi sei anni di distanza la situazione non sembra essere quella auspicata. Tra chi inneggia alla violenza contro i maranza, come le ronde di Articolo52, e chi promuove un’ideologia nera e velleità separatiste, come i tirolesi di “Junge Aktion”, i social si sono nuovamente riempiti di richiami identitari e di simboli neofascisti. E tra le varie pagine, rispuntano i movimenti cacciati nel 2019.

CasaPound

Cambiano i nomi ma non la sostanza, pur non esistendo più la pagina ufficiale del movimento della tartaruga ottagonale CasaPound non ha mai smesso di essere sui social e portare il proprio messaggio. Su Facebook e Instagram, infatti, continuano a postare contenuti le pagine di circoli locali del movimento.

Tra questi, ad esempio, il gruppo Avamposto 29 che si autodefinisce un «avamposto non conforme in piedi sulle rovine del mondo moderno» nella capitale e posta contenuti che non lasciano grandi dubbi sui suoi legami. Nelle foto i simboli e le bandiere di Casapound si susseguono tra banchetti per raccogliere firme contro l’immigrazione e volantini di iniziative dell’estrema destra romana.

Ma succede nella capitale come nel resto d’Italia: da Varese a Pavia, dove la pagina del circolo “il pendolo” posta regolarmente oscurando occasionalmente il logo e il nome del movimento tartarugato. Da Aosta, con la pagina “santa pirateria” che rilancia le idee della destra locale, al circolo “barba d’oro” di Palermo che come gli altri diffonde le iniziative del partito madre.

Ma oltre ai circoli, anche i gruppi ufficiali del movimento hanno ripreso ad occupare i social. Su Facebook nel maggio 2023 è comparsa la pagina “Direzione e Rivoluzione”: nuova pagina ufficiale di Casapound. Il nome è diverso e il simbolo non viene mai mostrato in maniera evidente. Ma i personaggi, i toni, le ideologie e la narrazione non si discostano da quelli delle pagine eliminate nel 2019.

Anche la giovanile del movimento neofascista è ricomparsa sui social con la propria pagina ufficiale. Il nome è in inglese, Students block, ma i contenuti sono chiari. E non intendono di mascherare la loro natura: «Se i socialisti hanno il 1 maggio, se altri partiti di altro colore hanno altre giornate, noi fascisti ne avremo una: ed è il Natale di Roma», si legge in un post che annuncia le celebrazioni del 21 aprile. «Noi sogniamo l’Italia romana, cioè saggia e forte, disciplinata e imperiale. Molto di quel che fu lo spirito immortale di Roma risorge nel fascismo: romano è il Littorio, romana è la nostra organizzazione di combattimento, romano è il nostro orgoglio e il nostro coraggio».

Rete dei Patrioti

Se Casapound si è subito rilanciata sui social, lo stesso non sembra essere avvenuto per il partito di Roberto Fiore. Negli ultimi anni, però, su tutte le principali piattaforme si moltiplicano pagine legate alla “Rete dei Patrioti”, sigla che riunisce tutte le organizzazioni fuoriuscite da Forza Nuova dopo la scissione del 2020. All’ideologia nazionalista identitaria e agli slogan neofascisti affiancano una visione securitaria in chiave anti immigrati e guardano con fascinazione a modelli internazionali come i movimenti pro-Trump responsabili dell’assalto a Capitol Hill. 

Così la pagina “presidio Milano” punta il dito contro la gestione della città e invita «tutti i Patrioti a fare un passo in avanti e contrastare a tutti i livelli, anche con la propria presenza fisica nelle strade, chi vuole snaturare questa città e consegnarla al degrado migratorio».

Romagna identitaria invoca «una risposta comunitaria determinata ed immediata da parte dei tanti Italiani stanchi» invitandoli ad intervenire contro gli immigrati. E come da tradizione per i movimenti di estrema destra anche la rete dei patrioti si è dotata di una propria frangia giovanile. La rete studentesca conta sui social poco meno di 700 follower e tra manifestazioni «contro il degrado e la criminalità» nei principali comuni italiani e una retorica fatta di inviti a «riprendersi le città» si sta facendo spazio nei movimenti giovanili di estrema destra. 

Casaggì

Ma tra movimenti e circoli dell’estrema destra, uno appare legato a doppio filo con il principale partito di governo. Si tratta di Casaggì, realtà locale toscana che punta a fare un salto a livello nazionale. Nelle stanze del circolo fiorentino, «uno spazio identitario» nato nel 2005, ha sede Azione Studentesca e in quei luoghi negli anni si sono formati militanti poi confluiti in Fratelli d’Italia ed eletti a livello locale o regionale.

Un laboratorio politico di estrema destra che sui social porta avanti le proprie idee e i propri slogan come la foto postata il 4 aprile, dopo il discorso di Meloni, per ribadire che «le nostre radici non sono a Ventotene» o i post per ricordare i caduti repubblichini nazifascisti della Rsi dal cimitero di Trespiano.

E mentre i rapporti con Fratelli d’Italia non si sono mai interrotti, a Casaggì si guarda più a destra ed i contatti con Casapound e la rete dei patrioti si moltiplicano mentre sui social espongono modelli culturali e simboli riconducibili al nazismo e alle correnti ideologiche e politiche sorte nei primi decenni del Novecento.

E mentre l’Italia ha celebrato la Liberazione in occasione del 25 aprile, sulle pagine dell’estrema destra questa ricorrenza non sembra esistere. Ma a fare da filo conduttore tra tutte le realtà c’è la chiamata collettiva a commemorare Sergio Ramelli, il militante del fonte della gioventù ucciso a Milano il 29 aprile di cinquant’anni fa.

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