Parlare dello scandalo Qatar alla Camera per non pensare ad altro. Un modo per accantonare i problemi del governo delle ultime ore, su tutti la tragedia dei migranti a Cutro, e l’assedio ai ministri, da Piantedosi a Valditara, su cui arrivano richieste di dimissioni in serie da parte delle opposizioni.

E mentre il paese è alle prese con una serie di emergenze, Fratelli d’Italia ignora i dossier caldi e rilancia un tema perfetto per talk show, soprattutto di qualche settimana fa, per la sua innegabile importanza mediatica, che in questa fase si rivela funzionale al centrodestra. Così può assestare un colpo agli avversari.

Le priorità di Fdi

Fdi ha messo in cima alle priorità del calendario d’aula di Montecitorio la mozione sul Qatargate, depositata lo scorso 22 febbraio. Durante l’ultima conferenza dei capigruppo, Tommaso Foti, presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, ha preteso una corsia preferenziale su questo atto, ottenendo il via libera dalla maggioranza.

Non senza destare sorpresa tra alcuni colleghi. Fatto sta che lunedì mattina, dalle ore 12.30, è previsto l’inizio del confronto sul documento, che ha come primo firmatario proprio Foti. Ma la battaglia è dell’intero partito di Giorgia Meloni come conferma la sottoscrizione in massa di tutti altri componenti del gruppo alla Camera.

Ma come mai uno strumento di indirizzo politico viene rivolto a una questione esclusivamente europea? L’intenzione alla base è politica, manifestando l’ennesima forzatura compiuta dal centrodestra nelle Istituzioni. L’iniziativa parlamentare diventerà uno strumento per passare al contrattacco delle opposizioni e trasformare l’emiciclo in un’arena mediatica in cui accusare la sinistra.

Controffensiva di Foti

Le intenzioni di Foti si palesano nelle premesse del suo documento, che ricostruiscono passo dopo passo la vicenda, da quando è iniziata fino agli arresti. Niente di nuovo rispetto a quanto è stato già raccontato dai media in maniera circostanziata.

Fdi definisce subito il Qatargate «il più grave scandalo che l’Unione europea abbia finora mai vissuto» e nella dissertazione vengono menzionati in varie occasioni Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare del Partito democratico coinvolto fin dall’inizio nell’inchiesta, e Antonio Cozzolino, eurodeputato in carica finito ai domiciliari nelle settimane scorse dopo le informazioni acquisite dagli inquirenti. Il tutto ricordando, appena possibile, l’appartenenza politica. 
Non sfugge un ulteriore elemento: dal punto di vista pratico l’atto si rivela una sorta di sgrammaticatura, o quantomeno una forzatura, istituzionale. La mozione, per definizione, impegna il governo ad assumere una posizione su uno o più temi riportati nella premessa.

Solo che nel caso specifico l’esecutivo non può prendersi alcun impegno, anche se votato dalla maggioranza alla Camera, perché non ha alcuna competenza in materia. Si tratta di una questione afferente all’Ue, su cui Palazzo Chigi può essere semplicemente uno spettatore, per quanto interessato.

I “non impegni” dell’atto

Così Foti, per giustificare il contenuto del documento, chiede all’esecutivo di sostenere «nelle competenti sedi europee ogni iniziativa utile al contrasto della corruzione». Un impegno generico, appunto, difficile da definire, secondo quanto fa notare più di qualche esperto di temi legislativi alla Camera.

Inoltre, Fratelli d’Italia vuole che il governo aggiorni «il parlamento in merito agli sviluppi della vicenda», nonostante i risvolti non riguardino in alcun modo gli attuali eletti di Camera e Senato.

E l’intento politico di Foti e del gruppo di Fdi si manifesta in pieno, in un altro punto, quando chiede al governo di «agire, nelle sedi e secondo le procedure previste dalla giurisdizione belga, al fine di costituirsi come parte civile nel procedimento penale in essere, per la salvaguardia e tutela dell'immagine dell’Italia nel contesto internazionale».

Sono dei “non impegni”, perché manca una nota propositiva, come potrebbe essere un intervento legislativo mirato a regolamentare l’azione di lobbying in Italia. Sarebbe stata una strategia per giustificare la presentazione di una mozione, fornendo un’effettiva attività di indirizzo all’esecutivo.

Invece lunedì si profila uno scenario in cui ci saranno ore di discussione a Montecitorio sul Qatargate, sottraendo la possibilità di confronto su altri temi più attinenti alle prerogative dei parlamentari. A cominciare dalle centinaia di proposte di legge che giacciono nei cassetti della Camera, senza tacere delle tante emergenze italiane.

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