C’è l’ex tesoriere del comitato Change di Giovanni Toti che ha ruoli nelle società che finanziano il presidente. Ma ci sono anche i sospetti su 150mila euro che dai conti dello stesso comitato sono arrivati su quelli personali di Toti.

Nell’inchiesta per finanziamento illecito sulle associazioni politiche del presidente della regione Liguria (non indagato), condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla procura di Genova, sono confluite diverse segnalazioni dell’autorità antiriciclaggio di Banca d’Italia. Alcune risalgono al 2018 altre al 2021. Ognuna aiuta a ripercorrere l’ascesa politica del leader di Coraggio Italia, movimento plasmato sulla sua leadership dopo l’addio a Forza Italia e Silvio Berlusconi.

I documenti sono un’istantanea dei poteri economici e finanziari che hanno deciso di sostenere il percorso del presidente a partire dal 2016, l’anno della prima candidatura e del trionfo inaspettato in una regione roccaforte della sinistra. Armatori, industriali dei rifiuti, costruttori, cliniche private e petrolieri. Tutti uniti da un palese conflitto di interesse. I loro affari, infatti, dipendono spesso da decisioni politiche della regione, dell’autorità portuale (il presidente è di nomina regionale), del comune di Genova (il sindaco Marco Bucci ha beneficiato di oltre 100mila euro dal comitato Change di Toti per la campagna elettorale del 2017).

«Soldi per interessi privati»

Finanziatori, perciò, che da un lato donano somme importanti ai due comitati del presidente, dall’altro attendono l’esito di gare, concessioni, delibere. Ne sono convinti anche all’antiriciclaggio. In una relazione del 2020, finora inedita, vengono avanzati dubbi e sospetti sull’opportunità dei rapporti tra Toti e i suoi sostenitori finanziari. «Le erogazioni liberali» versate ai comitati di Toti, si legge nel documento con riferimento a uno dei finanziatori, potrebbero addirittura «sottendere finanziamenti volti al perseguimento di interessi privatistici». Soprattutto perché, scrivono gli analisti dell’antiriciclaggio, le società prese in esame operano spesso in settori di competenza regionale.

Tuttavia l’inchiesta giudiziaria per il momento si sta concentrando sull’ipotesi di finanziamento illecito: ci sarebbero anche i nomi dei primi indagati mentre alcuni mesi fa i finanzieri si sono recati nelle sedi di alcune delle società coinvolte. I comitati fondati da Toti sono Change, chiuso nel 2021, e il Comitato Giovanni Toti che è ancora in attività. Entrambi sono al centro dell’inchiesta dei pm genovesi, le somme incassate da entrambi dal 2016 al 2021 superano i 2 milioni di euro.

Il caso Zappa

Tesoriere del comitato-fondazione Change è stato per un periodo, dalla costituzione fino al 2018, il commercialista Enrico Zappa. Zappa, come risulta dagli atti societari, terminata l’esperienza di revisore dei conti di Change, è stato nominato, per volere della regione amministrata da Toti, sindaco della Società pubblica per Cornigliano, «proprietaria delle aree e destinataria dei finanziamenti per la riconversione dell’Ilva di Genova-Cornigliano». Nell’azienda pubblica ha ricoperto questo ruolo fino al 2020. Negli anni in cui si occupava di curare la contabilità del primo comitato di Toti lavorava anche in altre aziende, nella maggior parte dei casi con il ruolo di sindaco in altre come consigliere. La particolarità è che tra queste almeno cinque hanno finanziato l’ascesa del presidente. Zappa, a differenza di Toti, ha accettato di rispondere alle nostre domande.

«Non c’è alcun conflitto di interesse», dice, «io ho fatto soltanto il mio lavoro, sono un semplice commercialista». E i contributi al comitato del presidente, di cui era tesoriere, da parte di società in cui lavorava? «Il sindaco non si occupa di certe cose».

Tra le società in cui Zappa è «sindaco supplente» c’è l’Agenzia marittima Le Navi: controllata dalle holding dell’armatore Gianluigi Aponte, che il 18 agosto 2020 ha regalato al comitato Giovanni Toti 10mila euro. Nel periodo in cui arrivava il bonifico a sostegno del presidente, Zappa era sindaco anche in un’altra azienda controllata da Aponte: La Spezia terminal container. In altre due società (Pesto Sea Group e Femo Bunker) Zappa aveva un ruolo nel periodo in cui decidevano di finanziare Toti.

L’elenco comprende anche altre srl, controllate da gruppi di armatori, che negli anni hanno contribuito con denaro a dare sostanza alle idee del leader di Coraggio Italia. «Guardi, io non c’entro nulla più con il comitato, e non sono amico di Toti, mi avevano voluto per la mia professionalità», dice il commercialista. Approfittiamo per chiedergli dei soldi che dai comitati sono finiti sui conti correnti personali di Toti: «Non so che dirle». È normale? «Dovrei riguardare le norme, adesso non ricordo».

Le spese di Toti

L’Espresso nel 2018 aveva svelato che 173mila euro erano finiti su più depositi personali del presidente e che quelli arrivati sul conto corrente aperto presso banca Generali erano stati usati per spese personali: ristoranti a Forte dei Marmi e Saint-Tropez, mutuo, abbigliamento di lusso, bonifici alla moglie, spese per un’altra casa. Sullo stesso conto risultava poi l’addebito di una carta di credito: quasi 30mila euro in 24 mesi per pagare un hotel 4 stelle a Roma. I versamenti fatti dal comitato Change ai conti intestati a Toti avevano come causale «contributo attività politica». L’antiriciclaggio sottolinea che queste spese in realtà «sembrerebbero effettuate a titolo personale».

Toti non ha voluto rispondere. In passato, però, aveva detto: «Ci sono tre conti correnti a me intestati. Due sono del tutto privati e da quelli gestisco le mie spese personali. Se devo pagare il mutuo uso quelli, se devo comprarmi la camicia uso quelli. Un altro invece, aperto presso Banca Carige, è dedicato alla mia attività politica. Per cui se devo andare a una manifestazione, se vengo invitato a una kermesse, utilizzo quel conto proprio per non confondere le spese».

Secondo i documenti dell’antiriciclaggio in mano agli investigatori, i soldi di Change solo in due casi, per un totale di 25mila euro, sono finiti sul conto Carige, cioè quello che Toti nella replica pubblicata dai giornali aveva indicato come destinato ad attività politica.

Altri 150mila, invece, sono stati accreditati sugli altri due conti «del tutto privati» per la «gestione di spese personali». A Domani risultano nel 2020 altri due bonifici, in tutto 10mila euro, dal comitato a un conto di Toti, questo sì di Carige, che nella versione del presidente serve per l’attività politica.

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