La Global march sarebbe dovuta partire giovedì dal Cairo per arrivare a Rafah domenica, ma rischia di essere risucchiata dalle sabbie mobili della burocrazia. Almeno 7 connazionali sono stati rimpatriati. La capo delegazione Chiodo: «Alcuni di noi sono stati arrestati. Le cose sono all’improvviso cambiate». La Farnesina, che aveva sconsigliato di partire: «Il consolato si sta occupando di loro»
La Marcia Globale per Gaza, che sarebbe dovuta partire giovedì 12 giugno dal Cairo per giungere al valico di Rafah domenica 15 giugno, in sostegno del popolo palestinese della Striscia, rischia di essere risucchiata dalle sabbie mobili della burocrazia.
Circa trentacinque cittadini italiani sono stati rilasciati e sette rimpatriati nelle ultime ore dalle autorità egiziane, dopo essere giunti nel paese africano con l'intenzione di partecipare alla Global March to Gaza.
Secondo Antonietta Chiodo, capo della delegazione italiana che si è aggiunta alle altre cinquanta provenienti da tutto il mondo, «fino a mercoledì la diplomazia egiziana supportava la marcia; avrebbe dato anche autorizzazione a una delegazione per raggiungere Rafah. Ora le cose sono cambiate, probabilmente per nuovi accordi bilaterali Israele-Egitto».
La situazione è in continua evoluzione. In merito al caos creatasi all’aeroporto del Cairo, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato: «Il nostro consolato sta accudendo tutti gli italiani al Cairo che dovevano partecipare alla marcia verso Rafah, che non era stata autorizzata. C'è una delegazione dell'ambasciata e una del consolato in aeroporto in questo momento».
Il ministero degli Affari Esteri, nella scheda dedicata all’Egitto del suo sito viaggiaresicuri.it (pubblicata lo scorso 5 giugno e aggiornata ieri), ha fortemente sconsigliato la partecipazione all’iniziativa, non coordinata da istituzioni nazionali o internazionali, concludendo che «non può essere garantita alcuna forma di assistenza consolare».
Secondo Chiodo, «qualcuno è stato identificato e rimpatriato, altri anche arrestati. Una ragazza di Roma è stata sottoposta a interrogatorio in aeroporto al Cairo, con i suoi amici fuori che la stavano aspettando».
«Li fermano - continua il racconto dalla delegazione - e gli sottopongono un documento da firmare. Alcuni hanno già preso la via del ritorno in Italia, altri hanno deciso di restare. È tutto molto diverso da quanto ci era stato preannunciato. E comunque non risulta che l'Egitto abbia dichiarato la marcia illegale».
«Un’imposizione israeliana»
Ciò che sta avvenendo in Egitto, in effetti, era stato preventivato dalla Farnesina: «In Egitto – avvertiva e continua ad avvertire il servizio Viaggiare Sicuri - l’organizzazione o la partecipazione a manifestazioni pubbliche non autorizzate dalle competenti autorità può comportare conseguenze legali, ai sensi della normativa locale vigente».
Stando alle informazioni fornite da Chiodo, tuttavia, la delegazione italiana era in contatto con la diplomazia egiziana che, afferma la capo delegazione a Radio Onda d’Urto, «dichiarò che ci avrebbe accolto a braccia aperte, quindi io penso che questa sia stata più che altro un’imposizione israeliana», causata dalla minaccia del governo di Tel Aviv di mobilitare l’esercito in caso di avvicinamento della marcia al valico di Rafah.
Anche nei paesi arabi si è creato un movimento a sostegno della Marcia Globale per Gaza. Circa mille persone, secondo Al Jazeera, sono partite da Tunisi con il convoglio Al Soumoud, incontrando ostacoli in LIbia. Inoltre, la tv araba segnala che l’Egitto considera il tratto tra El Arish e il valico di Rafah come zona militare e non consente a nessuno di entrare a meno che non viva lì.
Non è solo da terra, peraltro, che raggiungere Rafah è per gli attivisti una mission impossible degna del sempreverde Tom Cruise: la nave della Freedom Flotilla, dove era imbarcata anche Greta Thunberg, è stata fermata lunedì 9 giugno da Israele.
«La Marcia non si interrompe»
La guerra israeliana contro la Palestina è iniziata il 7 ottobre 2023, in risposta all’attacco di Hamas che ha ucciso 1.200 civili e militari israeliani nella “Operazione Diluvio al-Aqṣā”: da allora, oltre a radere al suolo Gaza come se fossimo ancora ai tempi di Carthago delenda est, Israele ha bloccato le forniture umanitarie dirette all’enclave palestinese, scatenando una carestia tuttora in corso, che ha contribuito ad aumentare il numero delle vittime del conflitto.
La Marcia Globale per Gaza è l’ultimo tentativo della società civile, in ordine di tempo, per spingere i governi dei vari paesi mondiali a indurre Israele a fermare la guerra.
I cittadini italiani si sono organizzati nelle scorse settimane, prevedendo tutti i possibili scenari. Divisi in gruppi, si sono imbarcati nelle scorse ore. «Tutti gli stranieri, arrivati (ieri, ndr) con il nostro volo alle 5.30, sono stati fermati, noi compresi - racconta l’attivista Costantina Maffezzoni di Orio (BG) -, ci hanno ritirato i passaporti e dopo parecchio tempo ce li hanno riconsegnati, poi ci hanno condotto al controllo bagagli, hanno svuotato completamente le nostre valigie e ci hanno portati in una sala d’attesa senza bagno.» Poi il gruppo è stato rilasciato.
Tra le attiviste italiane c’è anche Silvia Severini di Ancona. Madre di due ragazzi, è una donna con un lavoro, una casa e una famiglia normali. Nella mattina di giovedì Severini è partita con il treno dal capoluogo delle Marche. A Fiumicino si è ritrovata con il suo gruppo e hanno deciso insieme cosa fare. «Il nostro gruppo - dice Severini - era composto da sette persone: abbiamo deciso di imbarcarci in quattro con il volo delle ore 14. Insieme a me, dalle Marche c’è anche Roberto Solazzi di Moie (AN). Siamo certi che ci bloccheranno, ma confidiamo nell’intervento del console italiano».
Solazzi, arrivato al Cairo, ci ha comunicato che la Marcia Globale non è stata interrotta, anche se sono stati fermati 170 delegati italiani e stranieri nell’aeroporto del Cairo. Severini, mentre si recava in ostello per riunirsi al gruppo, non aveva dubbi: «Chi è arrivato vuole marciare».
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