Il governo ha reso obbligatorio il certificato verde per i dipendenti pubblici e privati, ma in parlamento non è richiesto. Almeno per il momento visto che, in nome dell’autodichia, camera e senato potrebbero presto dotarsi dello stesso strumento richiesto ai comuni cittadini. Il governo ha peraltro chiesto al parlamento di adeguarsi alle regole.

La discussione nel collegio dei questori della camera dei Deputati non ha prodotto risultati. «Con il Green pass obbligatorio ci sarebbe una limitazione del potere dei parlamentari quindi bisogna farlo con delle regole.  Per tenere fuori un parlamentare dall’aula occorre che ci sia una fonte normativa. Quindi dato che si tratta di limitare un potere, deve essere fatto con l’accordo dell’opposizione perché si potrebbero creare dei precedenti pericolosi, detto questo mi pare scontato che verrà applicato anche alla Camera, visto che ci adeguiamo sempre alle disposizioni generali», dice il forzista Gregorio Fontana, questore della camera dei Deputati.

La decisione è rimandata alla prossima settimana, intanto sono diversi i senatori non vaccinati che entrano nelle aule del senato mentre tutti gli italiani devono esibire, ormai dal primo settembre, la certificazione verde per accedere a scuole, treni ed aerei. 

«In senato i colleghi sono spesso vicini e con la mascherina abbassata. Inoltre diversi senatori hanno avuto il Covid. Trovo inopportuno che non facciano il vaccino e non ci sia l’obbligo del green pass in aula come al cinema», dice la senatrice Elena Fattori, ex M5s. 

Onorevole no vax

Ma quanti sono esattamente i senatori che non hanno fatto il vaccino e sono contrari alla certificazione verde? Impossibile dirlo, ma è un numero consistente. «I miei colleghi non dicono che non sono vaccinati perché hanno paura di finire nel “tritacarne” mediatico», dice un deputato. 

Tra i senatori che hanno riconosciuto pubblicamente di non essere vaccinati e contrari alla certificazione verde in aula c’è il senatore Emanuele Dessi, ex M5s. «L’articolo 68 della costituzione parla chiaro, possono non farmi entrare in mensa, in biblioteca ma non possono impedirmi di stare in aula in nessun modo. Io non sono vaccinato per motivi personali», dice. 

Non è l’unico. «Il green pass come strumento di prevenzione non va bene perché i soggetti vaccinati possono ammalarsi lo stesso. Io non sono vaccinato, mi sottopongo regolarmente ai tamponi ma sarò costretto a vaccinarmi per via del green pass. Io facevo parte dei 5 stelle e il movimento è sempre stato contrario ai vaccini, da quando sono passati al governo è cambiato tutto», dice Matteo Mantero, ex M5s. 

Per il momento la questione resta sospesa e in parlamento molti sono pronti a dare battaglia qualora venisse introdotto l’obbligo di esibire la certificazione verde.

Dopo l’approvazione da parte del governo del green pass per tutti i lavoratori, la deputata Jessica Costanzo del gruppo Alternativa c’è parla della fine «della repubblica fondata sul lavoro, siamo una repubblica fondata sul green pass. Ed è un primato tutto italiano: siamo infatti gli unici in Europa ad adottare la linea dura, che potremmo sintetizzare con lo slogan tragicomico 'pagare per lavorare’». Non è l’unica.
«Sono assolutamente contrario sarebbe dimenticare gli elementi fondamentali allo stato di diritto. Non possono renderlo obbligatorio senza un dibattito. Lì in quel caso spiegherei perché è lesivo delle prerogative parlamentari», dice Gianluigi Paragone, ex M5s.

Ma in caso di contagio nelle aule del parlamento c’è il rischio di bloccare i lavori in un periodo delicatissimo per il paese. «Io ho chiesto l’applicazione del green pass al Parlamento, perché ritengo che la politica debba dare il buon esempio e noi potevano essere un mondo per convincere la popolazione. L’aula è il luogo dove siamo di più e restiamo più a lungo, anche 10-12 ore. In caso di contagi si blocca il parlamento e non si possono approvare leggi e decreti», dice Alessia Morani, deputata democratica.

 Al momento le limitazioni che valgono per la popolazione non si applicano a deputati e senatori. La decisione è rimandata alla prossima settimana, quando si tratta degli onorevoli c’è sempre tempo. 

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