La Russia userà «qualsiasi arma, comprese quelle nucleari» per difendere anche le regioni in cui si voterà, tramite referendum, per l’annessione alla Federazione russa. Ha detto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dimitri Medvedev dopo che ieri il presidente Biden ha risposto a quelle che ha definito minacce nucleare pronunciata da Putin nel suo discorso alla nazione.

Di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni unite il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto tramite un video messaggio che nonostante le minacce di Vladimir Putin il suo esercito continuerà la controffensiva iniziata nell’ultimo mese.

«Possiamo riportare la bandiera ucraina su tutto il nostro territorio. Possiamo farlo con la forza delle armi, ma abbiamo bisogno di tempo», ha detto Zelensky. Il discorso di Putin ha spinto i ministri degli Esteri dell’Unione europea a preparare nei prossimi giorni nuove sanzioni contro Mosca e ad aumentare le forniture di armi a Kiev.

«La Russia vuole passare l’inverno sul territorio occupato dell’Ucraina... Vuole preparare le fortificazioni sul territorio occupato e portare avanti la mobilitazione militare in patria. Non possiamo accettare una guerra prolungata, perché sarebbe ancora più calda di quella attuale».

Il presidente ucraino ha anche esposto le sue cinque condizioni – non negoziabili – per arrivare alla pace. I punti includono la punizione dei crimini di aggressione russi, la protezione della vita, il ripristino della sicurezza e dell’integrità territoriale, le garanzie di sicurezza e la determinazione dell’Ucraina a continuare a difendersi.

«Dovrebbe essere creato un tribunale speciale per punire la Russia per il crimine di aggressione contro il nostro stato. La Russia dovrebbe pagare per questa guerra con i suoi beni», ha detto il presidente ucraino, esortando le Nazioni Unite a rimuovere il diritto di veto della Russia come membro del Consiglio di Sicurezza.

Le proteste in Russia

La mobilitazione parziale voluta dal presidente Putin che servirà a mandare al fronte 300mila riservisti nei prossimi mesi ha scatenato diverse proteste in Russia. Il gruppo di opposizione Vesna ha chiesto ai cittadini di scendere nelle piazze centrali delle loro città per protestare contro la misura. «Migliaia di uomini russi - i nostri padri, fratelli e mariti - saranno gettati nel tritacarne della guerra. Per cosa moriranno? Per cosa piangeranno madri e bambini?», aveva scritto il gruppo in un messaggio diffuso ieri. 

Secondo la ong Ovd-Info, almeno 1.311 persone sono state arrestate in 38 città della Russia, per aver manifestato contro la mobilitazione generale. La maggior parte degli arresti sono avvenuti a Mosca e San Pietroburgo. Chi non protesta prova a lasciare il paese. Le compagnie aeree hanno riferito che dopo il discorso di Putin migliaia di cittadini russi hanno comprato i biglietti per andare in alcuni stati vicini come la Georgia dove non è necessario il visto. L’obiettivo è fuggire alla chiamata alle armi, dato che per la renitenza alla leva si rischiano fino a dieci anni di detenzione.

La guerra

Per vedere qualche effetto della mobilitazione generale ci vorranno mesi. Lo stesso Putin ha detto che i riservisti eseguiranno un nuovo addestramento prima di essere mandati al fronte. Ma sul campo di battaglia gli ucraini stanno continuando la loro avanzata per liberare il sud del paese dalle truppe russe.

Nonostante le crescenti tensioni Mosca ha rilasciato 215 soldati imprigionati durante l’assedio alla città portuale di Mariupol. Tra i prigionieri liberati ci sarebbero anche il comandante e il vicecomandante del battaglione Azov. La prima ministra britannica Liz Truss ha invece confermato che sono stati liberati anche cinque suoi connazionali tra cui Aiden Aslin, un foreign fighter di Nottinghamshire che ha combattuto affianco ai membri di Azov nella difesa di Mariupol prima di essere stato catturato dalle milizie separatiste russe.

La centrale nucleare

Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, ha annunciato di aver avuto due incontri separati con i ministri degli Esteri di Ucraina e Russia per cercare di creare un’area di sicurezza intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande in Europa, e che recentemente è finita sotto il fuoco incrociato dell’artiglieria pesante e dei bombardamenti.

«Data l’urgenza della situazione e la gravità di ciò che sta accadendo sul campo, dobbiamo muoverci rapidamente», ha detto Grossi. «Il solo fatto che i due ministri degli Esteri siano seduti con me e stiano ascoltando le nostre idee, credo sia un buon indicatore del fatto che c'è una base molto forte e solida per la realizzazione di questa iniziativa», ha aggiunto.

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