Nuove verifiche sugli eredi Agnelli: scomparsi quadri dalla villa romana. Senza l’autorizzazione l’esportazione all’estero delle tele sarebbe illegale
Maggiordomi, custodi, giardinieri, camerieri. Nobili senza più titolo, imprenditori di fama internazionale, ricchi ereditieri. Vite che negli anni d’oro di feste e cotillon si sono incrociate almeno una volta nella villa romana di Gianni Agnelli e che stavolta, a distanza di così tanto tempo dalla morte dell’Avvocato, l’hanno rifatto. L’incontro però non è avvenuto in un salotto bene della Capitale, ma davanti ai freddi uffici degli inquirenti che proprio a Roma stanno indagando sulla sparizione di tredici quadri dell’eredità del patron della Fiat, scomparso nel 2003.
Agli ex collaboratori di Agnelli e ai suoi vecchi amici, frequentatori abituali della residenza con affaccio panoramico sull’Urbe, i pubblici ministeri (Giovanni Conzo e Stefano Opilio) hanno chiesto uno sforzo di memoria. «Ricordate quei due dipinti a casa dell’Avvocato?», hanno chiesto. E loro, durante la testimonianza, sono tornati indietro nel tempo. Fissando un punto imprecisato sulla parete degli uffici investigativi, ricolma di calendari dell’Arma e vari stendardi, hanno ricordato di quando osservare un muro significava imbattersi in La scala degli addii di Giacomo Balla e in Mistero e melanconia di una strada di Giorgio De Chirico. Dunque, in due dei quadri “perduti” della celebre collezione, di cui Margherita Agnelli, figlia di Gianni e di Marella Caracciolo di Castagneto, aveva denunciato la scomparsa una volta entrata nella disponibilità dell’abitazione e di quanto contenuto all’interno.
Dalle audizioni al Mic
Che fine hanno fatto le opere di pregio? Gli inquirenti, in base a quanto apprende Domani, escludono furti di terzi (ma anche che si trattasse di copie, considerate le stime da milioni di dollari indicate in un documento di Agnelli). E ipotizzano che siano state portate via, all’estero, da qualcuno che sarebbe stato desideroso di sottrarle alla successione e, così, a Margherita.
Il nodo – trapela dagli ambienti investigativi – è d’altronde proprio questo: non solo rintracciare i quadri, ma anche e soprattutto stabilire quando si siano perse le tracce delle tele. Prima o dopo che Margherita subentrasse nell’asse ereditario? Una risposta importante, da cui potrebbe conseguire l’accertamento di fatti e responsabilità.
Intanto, la maggior parte delle persone sentite dai magistrati e dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico – dai camerieri, pertanto, fino agli imprenditori delle serate in villa – non avrebbe avuto dubbi: per loro le opere sarebbero sparite tra il 2016 e il 2018. Tradotto: prima della morte di donna Marella, avvenuta nel 2019. Altri ancora avrebbero dichiarato che sotto le teche ci fossero le copie dei dipinti originali: una sostituzione, secondo loro, che sarebbe stata effettuata nel 2008.
Dati su cui lavorano i titolari del fascicolo – ancora senza indagati e iscritto per ricettazione ed esportazione illecita – che nelle ultime ore stanno studiando atti e documenti, ma anche album di famiglia e archivi privati. I titolari del fascicolo, inoltre, sempre in base a quanto apprende Domani, sono al momento in stretto contatto col ministero della Cultura: per trasportare opere di grande valore all’estero ci sarebbe infatti bisogno di un particolare documento del Mic, di un’autorizzazione. Per questa vicenda, nel caso le opere fossero state effettivamente spostate fuori dall’Italia, l’atto esiste o no? Un’altra domanda, posta dalla procura al ministero, a cui si sta cercando di rispondere. Anche per chiudere una vicenda che si trascina da tempo.
Parenti serpenti
I fatti sono noti. L’inchiesta romana è figlia di quella torinese, partita appunto da una denuncia di Margherita. Una denuncia contro i suoi figli: John, Lapo e Ginevra Elkann. In particolare, Margherita in un processo civile aveva chiesto di dichiarare la nullità della residenza svizzera di sua madre Marella. Se fosse stata indicata la residenza svizzera, del resto, le leggi avrebbero consentito alla vedova Agnelli di nominare nel suo testamento come soli eredi legittimi i tre nipoti Elkann, escludendo la figlia e anche gli altri cinque nipoti nati dal matrimonio di Margherita con Serge de Pahlen.
Su queste basi, le indagini della procura torinese guidata da Giovanni Bombardieri avevano portato alla contestazione di «artifizi e raggiri», che sarebbero stati messi in atto per costituire la falsa residenza svizzera di Marella ed escludere, di conseguenza, Margherita dall’asse ereditario. Per la vicenda in questione la procura di Torino ha detto sì alla richiesta di messa alla prova di John Elkann, che ha versato all’erario circa 183 milioni di euro. E contestualmente ha disposto l’archiviazione nei confronti dei tre fratelli Elkann per i reati di dichiarazione infedele e truffa in danno dello Stato.
Da qui l’altra indagine, quella sulla sparizione delle opere – nel lungo elenco ci sono anche dipinti di Balthus, Picasso, Monet e Bacon – che a Milano ha visto l’archiviazione per ricettazione di due galleristi e ora è approdata a Roma. Dove i pm stanno lavorando a ritmo serrato e, al momento, non avrebbero in programma di sentire gli Elkann. Elkann che, da parte loro, starebbero muovendosi sulla difensiva, sostenendo che i quadri scomparsi sarebbero stati donati loro dalla nonna e comunque non sarebbero rientrati nell’asse ereditario della madre Margherita.
«Ricordate quei due dipinti a casa dell’Avvocato?», la domanda che i magistrati nelle scorse settimane hanno posto anche ai trasportatori delle opere. I pm gli hanno anche chiesto chi avesse ordinato di prelevarle. Ma su questa risposta vige la massima riservatezza.
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