I figli non sono necessariamente come i padri, e spesso è anche un bene che sia così. Possono condividerne le passioni, nemmeno sempre peraltro, e comunque a gradi di intensità differenti, soprattutto se le passioni drenano denaro. E i fratelli, beh, i fratelli contano fino a lì.

Così, invero piuttosto lontano dai riflettori, quasi senza che ce ne accorgessimo, negli ultimi giorni si è a tutti gli effetti chiusa un’epoca per il calcio italiano: con la cessione del Monza all’ennesimo fondo statunitense, infatti, la nuova stagione segnerà l’uscita di scena del gruppo Fininvest dalla proprietà di un club professionistico.

Sarà la prima volta da quarant’anni a questa parte e, così, due anni dopo la morte di Silvio Berlusconi, anche il suo ultimo giocattolo calcistico è passato di mano, con piena soddisfazione dei figli che già da diversi mesi – nella primavera 2024 il club brianzolo sembrava essere a un passo dal fondo Orienta Capital Partners – tentavano di vedere, ritenendo eccessive, e di fatto improduttive, le spese di mecenatismo nei confronti del costoso divertimento ereditato dal padre.

Quarant’anni, un miliardo di euro

L’epitaffio è stato scritto lo scorso martedì, in una nota stampa, al solito ricca di acronimi e maiuscole non necessarie, nella quale «Fininvest S.p.A. e Beckett Layne Ventures (BLV) comunicano di aver sottoscritto, in data odierna, un accordo per la cessione del 100% del capitale sociale dell’AC Monza a favore di BLV. L’operazione prevede un primo trasferimento dell’80% delle quote entro l’estate, mentre il restante 20% sarà ceduto entro giugno 2026. Fino a quel momento, Fininvest manterrà una rappresentanza nel Consiglio di Amministrazione del club, in linea con la propria quota di partecipazione residua».

Tradotto: la maggioranza delle quote del club, e pertanto la direzione operativa, è passata di mano al fondo statunitense guidato da Brandon Berger, società che, nello stesso comunicato, viene definita «partner finanziario e consulente strategico per aziende attive nei settori dello sport, dei media e dell’intrattenimento».

Se è vero che Fininvest rimarrà con una quota di minoranza, è vero altresì che l’impegno ha una data di scadenza, il 2026, curiosamente proprio quarant’anni tondi dopo l’inizio della prima stagione di Fininvest, e dunque Silvio Berlusconi, alla guida del Milan, quella iniziata con il raduno all’Arena Civica, la Cavalcata delle Valchirie di Wagner in sottofondo, gli elicotteri e la sensazione che, no, nulla sarebbe stato più come prima, sia per il Milan che per l’intero calcio italiano.

Sarebbe andata esattamente così.

ANSA

Berlusconi aveva acquistato il Milan, per la precisione, il 20 febbraio del 1986, attraverso appunto Fininvest e, per via diretta o indiretta, il Milan è rimasto nelle mani di Berlusconi sino al 2017, al momento del passaggio a Li Yonghong, in un’operazione molto discussa. Ecco: nel settembre del 2018, Fininvest completò l’acquisto del 100% delle quote del Monza, che allora era in Serie C, e che sarebbe diventato il passatempo calcistico senile di un Berlusconi il quale, in scala e fatte le dovute proporzioni, ha di fatto tentato di riproporre con la società biancorossa la grandeur del Milan. Anche lì, si può dire, riuscendovi.

Qui si parla di un addio, quello di Fininvest, che di motivi ne ha svariati, dal punto di vista aziendale. Dai miliardi di lire degli anni Ottanta ai milioni di euro degli anni Duemila, la testata Eurosport aveva stimato, in trentuno anni, oltre 900 milioni di euro di versamenti dalle casse di Fininvest a quelle del club rossonero, al punto che Marina Berlusconi, dopo la cessione del Milan, spiegò, ragionando in ottica Fininvest, come «l’impatto positivo della vendita sui conti, tra l’incasso e gli esborsi annui che non dovremo più sostenere» fosse «davvero rilevante». La proprietà del Monza (il cui presidente sino al 2022 era stato il fratello di Silvio, Paolo, poi passato alla carica di presidente onorario), sebbene in misura minore, ha costretto la holding a nuovi esborsi, stimabili in oltre duecento milioni di euro, perché il mecenatismo costa, soprattutto se non ci si accontenta, e Berlusconi non si è sostanzialmente mai accontentato; non sarebbe stato Berlusconi, altrimenti.

Anatomia di un modellino

Ora, cosa abbiano rappresentato per il calcio italiano, e per il Monza, gli anni di proprietà Fininvest del club brianzolo, è un tema piuttosto interessante considerando che, per quanto in sedicesimo, si sono ricreati nell’esperienza monzese diversi stilemi della presenza berlusconiana al Milan. La grandeur, certo, e i risultati storici: mai il Monza aveva raggiunto la Serie A a girone unico, ed era anzi noto per esserci andato più volte vicino, ma con Fininvest, partendo dalla Lega Pro, prima è arrivato ai playoff (2019), quindi ha raggiunto la B (2020), successivamente si è fermato ai playoff della cadetteria (2021) per poi vincerli, nel 2022, e di lì giocare per tre campionati in A, chiudendo undicesimo, dodicesimo e, la scorsa stagione, ventesimo, con la retrocessione.

Malsopportato dalla famiglia, il Monza a trazione berlusconiana è andato oltre la propria storia, diventando in tutto e per tutto immagine del suo proprietario che pure, formalmente, non ha mai fatto parte della dirigenza. Ma la presenza in tribuna autorità, spesso assieme a Marta Fascina, era chiara almeno quanto l’identità di colui che gli si è sempre seduto a fianco, Adriano Galliani, che del Monza foraggiato da Fininvest era vicepresidente vicario e amministratore delegato, il braccio destro di Berlusconi in ogni avventura calcistica. Non si scappa, e si può in fondo ripartire dalla squadra della Edilnord, quella che Berlusconi allenava, entrata nel mito per una puntuta battuta di Liedholm – «è uno che capisce di calcio, ha allenato l’Edilnord» – che, però, Mister B. ribaltò nel senso, lasciando capire che lui sì, di calcio ne sapeva eccome. Ecco: parlando dell’assunzione di Palladino come tecnico, avrebbe poi spiegato ai cronisti che «con la nostra vicinanza assidua e con i nostri consigli tecnici, come abbiamo fatto per 30 anni al Milan io credo che farà bene». I consigli di chi? Suoi e di Galliani, naturalmente.

Ricchi premi e cotillons

Poteva mancare la politica? Il riabilitato Berlusconi, alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, ottenne il suo ultimo seggio in Senato proprio nel collegio di Monza, superando il 50%, e, a riprova che fosse proprio cosa sua, quando, alla sua morte, il collegio Lombardia U06 di Monza e della Brianza andò alle suppletive per sostituirlo in Senato, il centrodestra candidò Adriano Galliani che, del tutto prevedibilmente, vinse, perché c’è sempre un premio per gli scudieri più fedeli. Dopo tutto, nell’aneddotica rimane anche il premio che Berlusconi promise ai giocatori se avessero battuto la Juventus: un pullman di prostitute. Ovviamente gridato con un termine meno urbano, con il sorriso sfacciato e nel contesto più improprio: una cena di Natale. Un fondo non sarà mai capace di tutto questo.

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