Il nostro Paese è tra quelli con le tasse di successione più basse. Variano dal 4 all’8 per cento. E sotto il milione non si paga niente. Mentre Regno Unito, Usa e Spagna sono sopra il 30 per cento
Andrà alla fondazione Giorgio Armani l’intera proprietà della casa di moda, pezzo più pregiato dell’eredità lasciata dallo stilista piacentino. Allo storico braccio destro Leo Dell’Orco, alla sorella Rosanna, ai nipoti Andrea Camerana, Silvana e Roberta Armani finirà invece buona parte della liquidità, degli investimenti e delle proprietà immobiliari tra cui le ville di Saint Tropez, Forte dei Marmi, Antigua e Pantelleria. Infine, un lascito importante anche al manager della sua IMPRESA immobiliare, Michele Morselli, cui andranno tra le altre cose buoni del tesoro italiani per un valore nominale complessivo di 32 milioni di euro. È scritto nelle 17 pagine dell’atto firmato dal notaio Elena Terrenghi il destino dell’eredità Armani, il cui patrimonio – secondo le stime di Bloomberg e Forbes – è compreso tra i 10 e i 13 miliardi di euro.
Al di là del valore dell’eredità e di chi ne beneficerà, il caso Armani rimette al centro del dibattito un tema che si ripresenta ogniqualvolta un nome di peso dell’economia italiana muore. Davvero in Italia le tasse pagate sulla successione sono troppo basse? Davvero, sotto questo aspetto, il nostro Paese è un paradiso fiscale?
La risposta breve è sì, in Italia si pagano imposte basse sui lasciti ereditari. Basse – s’intende – rispetto a molte altre nazioni europee, sebbene esistano anche Stati (Austria, Repubblica Ceca, Norvegia, Slovacchia, Svezia, Estonia e Lettonia) dove non è proprio prevista una tassa di successione.
A fornire i numeri è l’Ocse, secondo cui «imposte di successione ben progettate possono aumentare le entrate pubbliche e migliorare l’equità sociale, con maggiore efficienza e minori costi amministrativi rispetto ad altre alternative». Insomma, un aumento delle tasse sulla successione aiuterebbe a ridurre le diseguaglianze, eppure l’Italia non sembra interessata al tema.
L’organizzazione basata a Parigi dice infatti che la media dell’aliquota pagata nei paesi membri (36 in tutto, tra cui molte delle principali economie mondiali) è del 15 per cento, mentre l’Italia è una delle nazioni dove si paga meno: semplificando al massimo, il sistema prevede un’imposta che varia da un minimo dello 0 per cento a un massimo dell’8 per cento.
Come funziona
Vediamo nel dettaglio come funziona. Secondo la legge italiana, i discendenti diretti della persona deceduta pagano il 4 per cento del valore del patrimonio ereditato, mentre per i discendenti non diretti (senza legami di sangue) l’aliquota sale all’8 per cento. Attenzione: questo vale per chi eredita un patrimonio con valore superiore a 1 milione di euro, mentre per cifre più basse non si paga nulla.
Ovviamente nel caso di Armani si tratta di un patrimonio miliardario, dunque gli eredi dovranno pagare, ma niente di paragonabile a quanto avviene nei principali Paesi europei. Tanto per fare un confronto: in Francia la tassa di successione su patrimoni multimilionari lasciati a moglie e figli arriva al 45 per cento, negli Usa e nel Regno Unito al 40 per cento, in Spagna al 34 per cento, in Germania al 30 per cento. Da noi, appunto, tra il 4 e l’8 per cento.
Difficile calcolare in poco tempo quanto riceverà lo Stato italiano dagli eredi di Armani. Al netto delle differenze tra discendenti diretti e indiretti, le casse pubbliche nostrane non incasseranno però più di 1 miliardo di euro; questo almeno facendo i calcoli per eccesso, cioè ipotizzando un patrimonio tassabile di 13 miliardi di euro e un aliquota uniforme dell’8 per cento.
Tuttavia, come detto non sarà così visto che i discendenti diretti pagheranno un’aliquota del 4 per cento. L’aspetto forse più interessante del testamento di re Giorgio riguarda però la Fondazione Giorgio Armani, che riceverà la proprietà della Giorgio Armani spa (l’usufrutto andrà a Dell’Orco, Andrea Camerana, Silvana, Roberta e Rosanna Armani).
Non è chiaro se la Fondazione dovrà versare l’aliquota dell’8 per cento sul valore dell’azienda o se, come previsto per alcuni tipi di non profit, sarà esente dal pagare imposte. Di sicuro lo stilista piacentino, nel testamento depositato il 14 marzo scorso, ha deciso di liberare la Fondazione dal versamento di eventuali tasse di successione, lasciando l’onere a carico dei suoi eredi. «Lego a favore della Fondazione e a carico degli altri eredi la somma pari all’intero ammontare delle imposte derivanti dalla successione e gravanti sulla Fondazione stessa», si legge nel testamento.
Una mossa pensata per rafforzare al massimo la fondazione, anche in vista della vendita del 15 per cento del capitale a nuovi investitori.
Quali? Armani ne ha individuati tre «in via prioritaria»: il colosso francese del lusso Lvmh, il gruppo EssilorLuxottica (di cui era azionista), il gigante dei cosmetici L’Oreal.
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