Dall’1 al 3 ottobre, mentre a Torino andrà in scena il Golia degli eventi tech italiani con ospiti del calibro di Jeff Bezos, a poca distanza ci sarà un festival con talk sul ruolo dell'hacker social, sull'Ai dal basso e su come fermare il dominio di Big Tech. Gli organizzatori: «Basta trattare la concentrazione di potere, la sorveglianza di massa, l’impatto ambientale dei data center e l’ampliarsi delle disuguaglianze sociali come effetti collaterali inevitabili. Non resterà un evento isolato, sarà un presidio permanente»
Sostituire il modello delle Big Tech e del capitalismo tecnologico con quello di una tecnologia dal basso creata per tutelare i diritti. In Italia c’è chi ci crede. E per portare avanti questa battaglia è pronto a sfidare l’Italia Tech Week (ITW) di Torino. Il più importante evento di tecnologia in Italia, in programma dal 1° al 3 ottobre, avrà infatti per la prima volta quest’anno il suo “controfestival”: l’Italian Tech Resistance (ITR). Un’iniziativa sostenuta, tra gli altri, da Si Cobas, Stop Riarmo, Osservatorio CPR, Torino per Gaza, Confluenza e HackLab.
Attivisti e organizzazioni unite per sfidare il vero Golia degli eventi tech italiani, capace di attirare oltre 15mila persone. Solo per fare qualche nome, l’ITW ha visto nelle sue precedenti edizioni la partecipazione di Sam Altman, l’ad di OpenAI (l’azienda madre di ChatGPT) e di Daniel Ek, il fondatore di Spotify. Quest’anno il piatto forte sarà indubbiamente la presenza di Jeff Bezos. Il fondatore di Amazon dialogherà sul palco con il padrone di casa John Elkann. Oltre a essere presidente di Stellantis e Ferrari, l’erede della famiglia Agnelli è infatti amministratore delegato di Exor e presidente di Vento, le due realtà promotrici dell’ITW.
Così mentre alle OGR di Torino si celebrerà una nuova puntata della kermesse tanto amata da Big Tech e fondi d’investimento tecnologici, a circa un chilometro e mezzo di distanza, per la precisione al Comala, attivisti e cittadini si raduneranno per immaginare un mondo diverso.
I costi reali dell’innovazione
«Il modello incarnato dall’ITW va ripensato. La sua è una narrazione ormai unidirezionale. Offre un palcoscenico che celebra capitali e founder carismatici, ma raramente apre un confronto sui costi reali dell’innovazione. La concentrazione di potere nelle mani di poche piattaforme, la sorveglianza di massa, l’impatto ambientale dei data center e l’ampliarsi delle disuguaglianze sociali restano sullo sfondo, trattati come effetti collaterali inevitabili», spiegano a Domani gli attivisti di ITR che preferiscono parlare come collettivo e non come singoli. Una scelta fatta per «non tradire la pluralità dei promotori, ma anche per rifiutare l’attivismo performativo e l’esibizione dell’io e concentrarsi invece sull’azione concreta e sulla costruzione di immaginari comuni».
Certo, di fronte alla situazione attuale, immaginare un futuro per la tecnologia diverso da quello in scena all’ITW appare difficile. I promotori di ITR puntano però il faro su diverse realtà già operative come «la rete di Autistici/Inventati, che da più di vent’anni offre server sicuri, posta cifrata e spazi web indipendenti a movimenti e singoli utenti» o «la Quadrature du Net che in Francia difende le libertà digitali con azioni legali e campagne di sensibilizzazione contro la sorveglianza di massa».
Senza dimenticare progetti «come il Fediverso, di cui Mastodon è una delle piattaforme più note, che sperimentano modelli di social network federati, decentralizzati e senza pubblicità, che restituiscono alle comunità il controllo dei propri dati e dei propri spazi di discussione».
Il programma
Per sostenere la nascita di questo nuovo mondo l’ITR ha in programma talk, workshop e dibattiti. Si parlerà tra l’altro di hacker sociali. Tema che potrebbe causare qualche fraintendimento. «Quando parliamo di hacker sociali - specificano dall’ITR - non pensiamo al pirata informatico, ma a chi usa competenze tecnologiche e creatività per scardinare rapporti di potere consolidati. Sono persone che costruiscono infrastrutture digitali autonome per sottrarsi alla dipendenza dalle grandi piattaforme. È un hacking che agisce sui codici sociali prima ancora che su quelli informatici: sabotaggio creativo, autodifesa digitale, costruzione di alternative».
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale appare la chiave per il futuro l’ITR metterà al centro anche il tema dell’Ai dal basso. «Questi strumenti guardano alla possibilità di un’Ai “civica”, pensata per proteggere diritti e autonomia collettiva, ad esempio con una critica alla sorveglianza biometrica. I collettivi che se ne occupano mostrano che l’innovazione tecnologica non è destinata a restare monopolio di poche élite, ma può diventare terreno di resistenza, di giustizia ambientale, di progettazione partecipata».
Ci sarà poi un momento di protesta legato anche all’arrivo di Bezos. «Il 3 ottobre a partire dalle 9 ci troveremo al Parco Artiglieri di Montagna per poi andare a contestare il grande invitato di questa edizione: Jeff Bezos. Viste le evidenti connessioni tra la sua azienda, il genocidio a Gaza e l’intero apparato dell’industria bellica, andremo a ribadire che non è il benvenuto in questa città».
Tanti quindi i contenuti nella tre giorni anti-ITW. Il rischio però è quello di diventare un momento circoscritto al controcanto a un singolo evento. Un rischio di cui gli attivisti sono coscienti: «Vogliamo che l’ITR non resti un evento isolato, ma diventi un presidio permanente di progettazione critica attorno ai temi della tecnologia. Durante i nostri tre giorni costruiremo un manifesto programmatico. Da lì vogliamo far crescere un percorso che includa campagne di sensibilizzazione, incontri periodici, laboratori pratici e alleanze con realtà affini per mantenere vivo il dibattito e trasformarlo in iniziativa politica e culturale. Il nome Italian Tech Resistance è una dichiarazione d’intenti: richiama la tradizione storica della Resistenza italiana per indicare la volontà di costruire un contropotere digitale. L’obiettivo non è solo reagire all’ITW, ma creare nel tempo un punto di riferimento stabile per chi immagina una tecnologia giusta, sostenibile e davvero al servizio delle persone».
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