Tra le contestazioni dei pm capitolini anche quella di aver «diffuso a mezzo social notizie false sulla cessione del pacchetto azionario di controllo della Lazio». Perquisizioni a tifosi e giornalisti. Le indagini sono partite dalle denunce del senatore forzista
Messaggi di morte a mezzo social network, striscioni, mail e telefonate anonime. Cinque persone sono indagate dai pm capitolini per tentata estorsione, minacce e manipolazione di mercato ai danni del presidente della Lazio e senatore forzista Claudio Lotito. Si tratta dei tifosi Stefano Greco, Fabio Russo, Rodolfo Bada, Lorenzo Silvestri e Renato Calcara, perquisiti oggi dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Roma.
L’accusa è quella di aver «compiuto atti per costringere (Lotito, ndr) a cedere il capitale della società o, in almeno un caso, a procedere ad un aumento di capitale». I cinque avrebbero anche «diffuso a mezzo social network o attraverso una testata online "Millenovecento” notizie false relative alla imminente cessione del pacchetto azionario di controllo della Lazio e all’intenzione di Lotito di far deliberatamente retrocedere la squadra della Lazio in una serie minore per ottenere il cosiddetto paracadute di 35 milioni di euro dello Stato».
Le indagini, più in particolare, sono partite da diverse denunce dello stesso Lotito e hanno riguardato diversi episodi: dalle mail dal contenuto «ingiurioso e offensivo» fino agli striscioni affissi, come si legge nelle dieci pagine del decreto di perquisizione, nei pressi di «un edificio che ospita alcuni uffici del partito politico "Forza Italia", quattro recanti la scritta “Forza Italia: Libera la Lazio».
Tra gli episodi denunciati anche «una telefonata ricevuta il 17 luglio durante la quale un uomo, esprimendosi con accento romano, lo minacciava specificando che l'avrebbe ucciso se non fosse andato via e avesse lasciato la S.S. Lazio». Ancora. «Ulteriori eventi riguardanti la stessa campagna denigratoria e diffamante tesa evidentemente a fargli abbandonare la gestione della società S.S. Lazio e quindi di costringerlo a vendere, contro la propria volontà, la sua società: (Lotito, ndr) denunciava, in particolare, gli autori del trasporto e l'esposizione aerea (pubblicità aerea) avvenuto la mattina del 22 luglio 2025 di uno striscione recante il ricorrente motto della campagna denigratoria anzidetta "Lotito libera la Lazio"», è quanto si legge negli atti giudiziari.
Uno degli indagati, dopo l’operazione dei carabinieri, ha commentato su X: «Dopo la Digos, oggi i carabinieri. Si sono presentati in sei prima delle 7 di mattina per perquisizione, controllo dei computer, sequestro del cellulare. Un anno fa ho fatto una denuncia per insulti e minacce, dopo 13 mesi, nulla. Ma io non sono Lotito».
L’inchiesta dei pm Lorenzo Del Giudice e Lucia Lotti è aperta.
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