L’inizio dell’estate coincide con molti luoghi in lungo e in largo nella penisola anche con l’inizio della stagione delle feste di paese, sagre e rievocazioni.

Si tratta di un modo per le comunità locali di animare luoghi e borghi – per lo più luoghi di villeggiatura – che durante la stagione estiva riprendono vita, ma anche di riportare alla luce antiche tradizioni e rivivere eventi o ridare importanza a cibi dimenticati.

Le sagre hanno perlopiù origine cristiana e nascono come festeggiamento e rendimento di grazie a un particolare Santo, motivo per il quale sono legate spesso ad un determinato cibo che abbonda nel periodo in cui si festeggia. Negli anni l’aspetto laico ha preso però il sopravvento su quello religioso e spesso vengono organizzate e sponsorizzate da comuni e comunità locali.

Il Re degli Gnocchi

A Guastalla, antico borgo rinascimentale tra Emilia e Lombardia, si celebra ogni tre anni, a maggio, la Gnoccata, una festa che unisce rievocazione storica e gastronomia. Non si tratta di una celebrazione degli gnocchi in sé, ma di un evento che ricorda l’insurrezione popolare avvenuta a metà Ottocento contro una tassa sul macinato.

La lunga e curatissima sfilata per le vie del paese dura oltre due ore, attraversata da di carri simbolici che rappresentano gli antichi mestieri o popolani dell’epoca, coloro che lavoravano duramente ogni giorno: contadini, acquaioli, locandiere, trecciaioli.

Non ci si dimentica ovviamente dei più ricchi: travestiti da nobili i figuranti ballano il valzer nel cortile del palazzo Ducale e tutti insieme, si elegge il Re degli Gnocchi, una figura carnevalesca, a cui per un giorno viene affidato il governo della città.

Gli insorti dell’epoca auspicavano l’elezione di un nuovo re che fosse più giusto e benevolo, con un corteo di protesta e distribuirono appunto gnocchi – da cui il nome gnoccata – con le farine prodotte dalla macinatura, quelle che si voleva tassare a caro prezzo.

Gli abitanti della città di Guastalla, anche minorenni, posso eleggere il re Serpo, o re dei Gnocchi dallo scettro che è un’enorme forchetta, che si candidano già settimane prima e fanno propaganda elettorale in stile politico, con veri e propri manifesti. Ovviamente, per tutta la durata della festa, vengono cotti, distribuiti e mangiati gnocchi a più non posso.

Gare e lanci

Far rotolare o ruzzolare un formaggio – spesso cacio o pecorino – lungo un percorso prestabilito sembra una tradizione che accomuna diverse località in tutto il centro e sud Italia, con regole diverse e legate a diverse leggende, quella più famosa è forse quella di Pontegandolfo in provincia di Benevento: due squadre devono far rotolare per tutto il centro storico col minor numero di lanci delle forme di formaggio.

La maggior parte di queste competizioni si svolge all’interno di sagre o festeggiamenti per il carnevale. La ruzzola – ovviamente con lancio di un disco di legno e non con una forma di formaggio – è un gioco riconosciuto dalla Figest (Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali) proprio perché di origine contadina e praticata in varie comunità locali, che negli anni hanno trasformato questo passatempo in un’occasione di festa, variando il protagonista principale.

In realtà, la corsa al formaggio più famosa è la Cheese Rolling a Cooper’s Hill in Inghilterra: niente lanci lunghi o formaggi legati al polso a squadre, ma tutti contro tutti ci si rotola giù per una collina per inseguire una forma di Double Gloucester, con partecipanti provenienti da tutto il mondo e un solo premio: il formaggio, se si riesce ad afferrarlo. Anche questa tradizione sembra essere originariamente legata alle celebrazioni per San Giorgio, patrono d’Inghilterra.

Il lancio del panforte in provincia di Siena, in particolare a Pienza, presuppone sempre la presenza di un alimento tipico dalla forma tonda: il dolce a base di mandorle e frutta candita non viene fatto rotolare ma lanciato il più lontano possibile su un tavolo dalla lunghezza massima di 2,5 metri e si deve avvicinare il più possibile al bordo senza uscire. Durante le festività natalizie, è possibile assistere alla competizione a squadre nel centro storico della cittadina toscana.

Fontane di vino e rane

La sagra dell’uva di Marino, in provincia di Roma, si svolge ogni anno ad ottobre, ed è solo una delle centinaia di sagre dedicate a questo frutto autunnale e al vino che si produce grazie a essa, con una particolarità che la rende unica: le fontane del paese vengono adornate con grappoli e distribuiscono non acqua, bensì vino. L’evento, che questo ottobre festeggia la sua centesima edizione, è chiamato “Il miracolo del vino” ed è solo una piccola parte della sagra che comprendo mostre, spettacoli, sfilate e degustazioni.

La sagra della Granocchia, che si tiene in provincia di Grosseto a fine agosto è stata negli ultimi anni al centro di qualche contenzioso con la Asl locale perché termina con un palio, dove i fantini rappresentanti delle quattro contrade, raccolgono con una carriola delle rane saltellanti fino a raggiungere il traguardo.

Le povere rane fortunatamente non sono le protagoniste della sagra in senso alimentare, ma solo per la parte ludica: sono invece il cibo tradizionale in molte sagre nelle zone di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto lungo il fiume Po.

Animali che strisciano

Sono diverse le sagre delle lumache in Italia, da nord a sud, proprio perché questi molluschi hanno rappresentato per anni una fonte di nutrimento reperibile e veloce, per cui sono spesso associate alla cucina povera o alle tradizioni contadine: non erano solo disponibili in quantità, ma mangiarle significava anche non mettere a rischio coltivazioni e raccolti di cui vanno ghiotte. Apprezzate fin dai tempi degli antichi romani (secondo Plinio il Giovane quelle mangiate all’epoca provenivano da allevamenti nei quali erano ingrassate appositamente), oggi si mangiano meno spesso.

La sagra dell’anguilla nella cornice della splendida cittadina di Comacchio si svolge per tre settimane ad ottobre e ricorda l’antica tradizione di allevamento e lavorazione che ha permesso l’esistenza di questa cittadina e della zona del Delta del Po. Alla sagra non solo è possibile assaggiare anguilla fritta, alla brace o comprarla sott’olio in scatolette come il tonno, ma anche vedere di persona nella Sala Fuochi dell’antica conserveria come viene arrostita, dopo essere stata infilata per il lungo in pali di ferro, come un vero e proprio spiedo. Lungo le vie del paese è possibile vedere come venivano pescate le anguille e riposte in giganti ceste per poi essere cotte alla brace: un lavoro lungo e faticoso che coinvolgeva intere famiglie. Come nel caso delle lumache, anche qui si tratta di una tradizione che torna indietro fino ai tempi dei romani, oggi quasi dimenticata, che ha però fatto la storia di alcune zone del nostro paese.


La rubrica Assaggini è destinata ai ragazzi dagli otto anni in su e alle loro curiosità sul mondo alimentare.

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