Sulla base delle testimonianze dei suoi molestatori, è stata accusata di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Ha trascorso 217 giorni in carcere, seguiti da altri 300 agli arresti domiciliari. Dopo una prima sentenza di assoluzione, la procura ha rinunciato al ricorso. L’avvocato Liberati: «Il Testo unico sull’Immigrazione va modificato»
Sono trascorsi esattamente due anni da quando, il 27 ottobre 2023, Marjan Jamali è sbarcata sulle coste di Roccella Ionica, in Calabria. Il giorno successivo è stata arrestata e da lì è iniziato il suo incubo giudiziario. Ha trascorso 217 giorni in carcere, seguiti da altri 300 agli arresti domiciliari.
Il 27 marzo 2025 il Tribunale del Riesame ha revocato le misure cautelari, ma Marjan ha dovuto attendere ancora 81 giorni per la sentenza del 16 giugno, con la quale è stata assolta da tutte le accuse. Trascorsi i termini previsti dalla legge per presentare ricorso e constatata l’assenza di impugnazione da parte della Procura, la sua assoluzione è ora definitiva.
A confermarlo è stato il suo avvocato, Giancarlo Liberati, lo stesso che difende anche Maysoon Majidi, anch’essa accusata di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, ma nel cui caso la Procura ha invece presentato ricorso.
“Scafisti” per caso
«Oggi è una grande giornata perché la sentenza di Marjan Jamali è diventata definitiva: il pubblico ministero non ha appellato l’assoluzione», ha dichiarato Liberati. «La storia di Marjan è la storia di tante altre persone, soprattutto uomini, che vengono incarcerati e accusati sulla base di testimonianze rese da soggetti poco credibili, che senza scrupoli li indicano come capitani o scafisti, spesso senza che ciò corrisponda al vero o che abbiano avuto un ruolo di questo tipo».
Una delle persone a cui si riferisce l’avvocato Giancarlo Liberati è Amir Babai. Lo scorso giugno ha tentato di tagliarsi la gola in una cella del carcere di Locri, dove si trova recluso da oltre 700 giorni, condannato in primo grado a sei anni e un mese di carcere per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Una condanna basata su nessuna prova certa, come già accaduto in decine di casi simili. Era sulla stessa barca di Marjan. Non era lo scafista. Era uno dei 106 migranti partiti dalla Turchia. La sua unica “colpa” è stata difendere Marjan, molestata da tre uomini durante la traversata.
L’Articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione, nato per colpire i trafficanti, sta colpendo invece migranti che non hanno fatto altro che salire su una barca. Il meccanismo ormai è noto: bastano le dichiarazioni, spesso ritorsive, vendicative, false, di altri migranti per innescare una macchina giudiziaria che annulla vite intere.
Battaglia legale
Secondo l’avvocato Liberati, la vicenda di Marjan non si chiude qui. «Stiamo preparando la richiesta di risarcimento per la detenzione ingiusta e resta tuttora pendente l’opposizione che ho presentato contro la richiesta di archiviazione delle querele per violenza sessuale e calunnia. Il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione, ma ci siamo opposti: ora sarà il Gip di Locri a decidere. Se l’opposizione verrà accolta, si aprirà un processo nei confronti di coloro che avevano molestato Marjan a bordo e che, per coprire le proprie responsabilità, l’hanno poi falsamente accusata, portandola in carcere. Considerando che Marjan è stata assolta con formula piena, e non dubitativa, vi sono alte probabilità che ottenga il risarcimento».
Battaglia politica
Ma il caso di Marjan, di Maysoon, di Amir e delle oltre mille persone oggi detenute nelle carceri italiane con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare non è un’eccezione. È la regola. Solo nel 2025, il gruppo di avvocati di cui fa parte Giancarlo Liberati ha già ottenuto la completa assoluzione di tredici imputati. Ma nel frattempo passano mesi, spesso anni, in un’attesa che diventa essa stessa una condanna. E questa non è giustizia. È criminalizzazione.
È la costruzione di capri espiatori per fingere che il problema siano i passeggeri e non chi organizza e finanzia le rotte in Libia, in Tunisia, in Turchia, e persino in Europa.
Oggi Marjan sta meglio. «È provata e a volte ha ancora gli incubi», racconta l’avvocato Giancarlo Liberati, augurandosi che il tempo possa lenire le ferite lasciate da quasi due anni di ingiusta detenzione.
Alla domanda su cosa chiederebbe alla politica, l’avvocato è netto: «L’articolo 12 del Testo unico sull’Immigrazione andrebbe modificato, perché non distingue tra i trafficanti e i rifugiati politici. È una norma che punisce chi fugge, non chi lucra sulla fuga».
Una posizione condivisa anche da Amnesty, che da tempo denuncia le ambiguità della norma. Secondo l’organizzazione, l’articolo 12 viene spesso applicato anche a chi non svolge alcuna attività da trafficante, ma presta aiuto o assistenza a migranti come avviene nelle operazioni di soccorso in mare.
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