Patrick Zaki resta in carcere. La detenzione preventiva è stata prorogata di altri 45 giorni. «Patrick terminerà questo anno terribile nella prigione di Tora, l’Italia deve intervenire» ha detto Riccardo Noury portavoce Amnesty International Italia che ha dato la notizia con un tweet: «Decisione crudele e vergognosa».

«Dopo ore e ore di attesa questa decisione sconcertante e vergognosa – ha aggiunto - lascia senza fiato e sgomenti. È il momento che ci sia un’azione internazionale promossa dall’Italia per salvare questo studente dall’orrore del carcere in Egitto». Noury ricorda: «Questa è una storia italiana».

Lo studente egiziano ha frequentato fino all’inizio di quest’anno un master a Bologna in gender studies ed è stato arrestato al Cairo il 7 febbraio con l’accusa di propaganda eversiva. Sono passati 10 mesi esatti.

Il 6 dicembre si è svolta in anticipo l’udienza sulla custodia cautelare, al termine la legale di Zaki, Huda Nasraalah, aveva detto di sperare nella scarcerazione dello studente ma al contempo aveva avvisato che una frase pronunciata dal giudice nell'udienza l’aveva preoccupata: «è stato sollevato il problema dei libri e il giudice ha risposto 'mi presenti una domanda'. Questo significa che Patrick rimarrà in prigione», aveva detto parlando con l'Ansa al Cairo. Il giudice si è ritirato rimandando la comunicazione della scelta al giorno seguente.

Lo studente ha presenziato all'udienza sul rinnovo della sua custodia cautelare. Dopo mesi passati a dormire per terra. L’avvocata, che l’aveva incontrato pochi giorni fa, aveva raccontato le sue condizioni dicendo che era preoccupato per il suo corso di studi.

L'udienza si è tenuta nella sede dell'Istituto dei segretari di polizia e erano presenti anche l'avvocata di Zaki, il procuratore dell'Unione europea, nonché i rappresentanti delle ambasciate italiana, tedesca, olandese e canadese.

Davanti al complesso dell’Accademia di polizia all'interno della quale si è svolta l'udienza hanno sostato una decina di attivisti egiziani venuti per seguire da vicino il caso.

Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, che sta seguendo il caso, era stato cauto. La speranza anche per lui era che la corte egiziana decidesse di liberarlo, ma la consapevolezza che l'esito dell’udienza sarebbe stato imprevedibile. Intanto «un’altra notte di angoscia e di attesa per Patrick e la sua famiglia, i suoi amici e le tantissime persone che in Italia si battono per la sua scarcerazione».

Sull’ipotesi che l’Italia stia facendo sentire la sua pressione, Noury è stato molto scettico: «Probabile che stia facendo più pressione l’attrice statunitense Scarlett Johansson», ha detto facendo riferimento al video di solidarietà dell’artista pubblicato negli scorsi giorni.

La nuova udienza fissata prima delle aspettative aveva fatto sperare. Infatti la detenzione dello studente era stata prorogata per altri 45 giorni lo scorso 22 novembre

Patrick Zaki era tornato al Cairo a febbraio per incontrare la famiglia e da allora è rimasto in carcere di proroga in proroga. In passato aveva collaborato con la ong egiziana Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), di cui tre dirigenti sono stati recentemente arrestati e poi rilasciati dal carcere di Tora giovedì 3 dicembre. La terza sezione del tribunale antiterrorismo egiziano ieri ha deciso di congelare tutti i beni e le proprietà dei tre temporaneamente.

Il portavoce di Amnesty International Italia ha fatto sapere su Twitter: «In modo frettoloso e sommario, la terza sezione del tribunale antiterrorismo ha confermato il congelamento temporaneo dei patrimoni e delle proprietà dei tre dirigenti di Eipr».

Le accuse

I capi d’accusa a carico del giovane ricercatore sono cinque e vanno dalla propaganda eversiva al presunto tentativo di rovesciare il regime del Cairo. Nel fascicolo della procura egiziana ci sono dei post pubblicati su Facebook dei quali nessuno conosce il contenuto in maniera precisa, perché neppure gli avvocati sono mai riusciti a visionarli. L’unica cosa che la difesa è riuscita ad appurare è che quei post eversivi non sarebbero stati scritti da Zaki, perché il profilo social da cui provengono ha tre nomi (anche il suo patronimico George), mentre il vero profilo di Patrick ne ha solo due.

© Riproduzione riservata