Per Uncem, l'Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani, il Piano dei borghi previsto dal Pnrr «è un piano-lotteria da azzerare». E anche la parola “borghi” «per Uncem non esiste più», perché rimanda a «cose che in astratto non sono l'Italia vera». Si è espresso così il presidente nazionale Uncem Marco Bussone, a proposito del Piano nazionale borghi, promosso dal ministero della cultura, e finanziato dai fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

  • Il Piano dei borghi comprende uno stanziamento di un miliardo, tra i fondi del Pnrr, per il rilancio di 250 borghi italiani. Il piano si articolandosi in due linee di azione: la linea A, con 420 milioni di euro destinati a progetti per la rigenerazione culturale, sociale ed economica di 21 borghi a rischio abbandono o abbandonati, individuati da regioni e province autonome; la linea B, con 580 milioni di euro indirizzati a progetti locali di rigenerazione culturale di almeno 229 borghi storici.
  • Ma per il presidente dell’Uncem si tratta di «un piano-lotteria da azzerare» che vede i comuni schiacciati «tra società che cercano speculazione e acquisti facili di case abbandonate nei borghi, assistenze tecniche che arrivano da mezz'Europa e finanza che con cacciatori di progetti corteggia i comuni e i sindaci».

  • I sindaci, ha spiegato Bussone «sono assediati da proposte di supporto. E sono tutti contro tutti». Questo dà vita a una «situazione dannosa e pericolosa», perché pone i territori «in balia di acquirenti facili e speculatori».  L’Uncem è molto critica nei confronti del ministero della Cultura, perché «non sembra capire e bloccare» questo stato di cose. Bussone ha anche denunciato l’esasperazione dei municipalismi creata dai bandi del Pnrr: «Tutti contro tutti. Alla ricerca di denaro, da restituire a Bruxelles, che non siamo certi darà soluzioni vere alle sperequazioni dell'Italia». E ha lanciato un appello al governo: «Chigi e i ministeri ascoltino il grido disperato dei sindaci dei comuni».

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