«Voglio giustizia e la voglio qui, in Italia. Poi se riterranno la processino pure nel suo paese. So che nessuno mi ridarà mio figlio. Ma chi l’ha ucciso deve essere condannato da un tribunale italiano e scontare per intero la pena». Queste sono alcune delle dichiarazioni di Barbara Scandella, mamma di Giovanni Zanier, il ragazzo di 15 anni, investito e ucciso mentre stava tornando a casa alle 2 e 30 del mattino tra sabato e domenica dalla militare statunitense Julia Bravo di stanza nella base Usaf di Aviano.

La giovane guidava ubriaca con un tasso alcolemico quattro volte superiore al limite e ha colpito il ragazzo vicino alla cittadina di Porcia, in provincia di Pordenone. 

Scandella, intervistata dal Corriere della Sera, ha detto: «Era completamente ubriaca, ecco perché correva in quel modo, al punto di scavalcare la rotatoria prima di uccidere Giovanni».

«Non ho alcuna fiducia in un processo vero perché la donna che ha ucciso mio figlio è una militare della base Usaf, l’America farà di tutto per proteggerla. La verità è che in queste zone gli americani fanno quello che vogliono e restano impuniti», ha aggiunto la madre della giovane vittima.

Il Gazzettino ha anche riportato la ricostruzione dell’incidente basata su una testimone oculare che ha fatto testimonianza spontanea in procura. «Quella donna si è messa al volante completamente ubriaca», ha detto la testimone. «Siamo uscite insieme dalla medesima discoteca. Nel parcheggio non riusciva nemmeno ad accendere l’auto. Le è morta due-tre volte prima di riuscire a immettersi in strada. Abbiamo seguito lo stesso tracciato verso Porcia e Pordenone e io, da subito, ho deciso di tenere la massima distanza. Zigzagava, non riusciva a tenere la strada. Giunta in prossimità della rotatoria, invece che rallentare ha accelerato, prendendo in pieno da dietro quel povero ragazzino». 

L’accusa è quella di omicidio stradale. L’incidente avvenuto nella notte tra sabato e domenica si è verificato quando la giovane insieme ad altri due colleghi stavano rientrando da una discoteca. In seguito all’incidente si sono fermati e hanno aspettato i soccorsi, la militare è stata comunque arrestata e ora si trova ai domiciliari presso la base di Aviano. 

Il processo negli Stati Uniti

Con molta probabilità stando alla giurisdizione internazionale che lega Italia e Stati Uniti in questo tipo di episodi, la militare verrà giudicata in America. Il trattato Nato di Londra dl 1951 dice infatti che «le autorità militari dello stato d’invio hanno il diritto di esercitare a titolo prioritario la loro giurisdizione sul membro di una forza armata o di un elemento civile per quanto riguarda: i reati che minacciano unicamente la sicurezza o i beni di questo stato, o i reati che mettono a repentaglio unicamente la persona o i beni di un membro della forza armata o di un elemento civile di questo stato, nonché di una persona a carico; i reati risultanti da qualsiasi atto o negligenza compiuti nell’esecuzione del servizio». 

Vari precedenti poi si sono conclusi con lo spostamento del processo negli Stati Uniti, seguite da diverse assoluzioni. Ma la madre di Giovanni non ci sta e continua a ribadire che «quella donna deve essere processata in Italia e scontare qui l’intera pena. Non potrò mai perdonarla». 

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