Negli atenei da Milano a Roma, passando per Torino e Pisa, manifestazioni a favore della Palestina. Ci sono stati attacchi alle istituzioni e alla sera anche scontri in città con le forze dell’ordine. Si attende ora lo sciopero generale indetto per il 22 settembre
Professori licenziati, colluttazioni con docenti definiti «sionisti» e corti a favore della Palestina. È quanto sta accadendo in queste ore nelle università italiane. «Siete complici», è il grido che attraversa molti atenei. Sono le parole che mercoledì sera all’università Sapienza di Roma hanno interrotto il discorso della ministra dell’Istruzione Anna Maria Bernini in occasione della cerimonia per i 90 anni della città universitaria.
Alcuni studenti hanno poi sventolato bandiere della Palestina tra le file degli spettatori, sul palco e anche dal tetto dell’edificio del rettorato. Tante le proteste spesso organizzate da collettivi o da liste universitarie: Pisa, Torino, Roma e anche Milano, dove ci sono stati scontri con polizia in Corso Buenos Aires. La richiesta è sempre la stessa, che l’università interrompa gli accordi con i poli israeliani, trasparenza su fondi e accordi e maggiore sostegno a studenti e ricercatori palestinesi. Intanto si respira fermento per lo sciopero generale indetto per tutta Italia e previsto per il 22 settembre.
Anche Milano si schiera per la Palestina
Le proteste di questi giorni hanno portato a un risultato effettivo questa mattina all’università Statale di Milano. Durante l’ultima seduta del Senato accademico è stata approvata una mozione che condanna l’occupazione israeliana, riconosce il genocidio in atto e afferma il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione.
In un comunicato stampa dell’Unione degli universitari (Udu) dell’università milanese si legge che sono stati approvati alcuni provvedimenti tra cui congelare gli accordi con l’israeliana Reichman University, avviare un’inchiesta sul supporto all’Idf e aumentare le borse di studio per studenti palestinesi. «Continueremo in questa direzione: vogliamo il riconoscimento del genocidio anche nei principali organi nazionali, dalla Crui (Conferenza dei Rettori delle Università italiane) al ministero». Dice Elisa Frigeni, Senatrice accademica di Udu.
La lezione a Pisa
Mercoledì 16 invece all’università di Pisa, presso il Polo Piagge, un gruppo di studenti del collettivo «Studenti per la Palestina» ha fatto irruzione interrompendo una lezione di Scienze politiche tenuta dal professore di diritto pubblico comparato, Rino Casella. Almeno quindici giovani coinvolti che sul loro canale Instagram hanno scritto: «Abbiamo occupato la lezione di un professore sionista. Non c’è spazio per sionisti e guerrafondai nella nostra università!». Non è stata l’unica aula occupata, ma l’unica nella quale il professore avrebbe cercato di impedire l’accesso ai ragazzi chiamandoli «fascisti». Casella, che ha sporto denuncia, è poi andato al pronto soccorso per alcune contusioni riportate nella confusione. I manifestanti hanno poi continuato a protestare nella città con un corteo partito da piazza XX Settembre.
È intervenuta a sostegno del professore anche la ministra Bernini: «Le università non sono zone franche dove è consentito interrompere lezioni o aggredire professori. Quanto accaduto all'ateneo di Pisa è intollerabile per una società che si riconosce nei valori della democrazia e irricevibile per una comunità accademica aperta, libera e inclusiva».
«L’esercito più pulito del mondo»
Mentre a Pisa il collettivo «Studenti per la Palestina» occupava l’aula, a Torino un professore ha fatto un discorso a causa del quale è stato allontanato dal rettore. Docente israeliano, Pini Zorea, ha infatti difeso l’esercito israeliano durante una lezione al Politecnico di Torino: «L'esercito più pulito del mondo» lo ha definito. Pronto l’intervento del rettore Stefano Corgnati, che non ha gradito le parole pubbliche di Zorea: «Appena venuto a conoscenza dell’inaccettabile esternazione, ho disposto, con effetto immediato, la sospensione di ogni attività con il docente, che verrà convocato per un chiarimento su quanto avvenuto». Ha poi aggiunto: «Il Politecnico, ha da sempre ripudiato la guerra esprimendo sdegno e riprovazione per il continuo massacro della popolazione civile a Gaza».
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