Le stesse scene si ripetono su entrambe le sponde dell’Atlantico. Se questa settimana negli Stati Uniti sono state sgomberate numerose università, tra cui la Columbia e la Ucla, oggi è stato il turno della parigina Sciences Po.

Nell’aula magna dell’università è entrata la polizia, che ha provveduto ad arrestare decine di studenti. Come gli universitari statunitensi, manifestavano a sostegno della popolazione palestinese, chiedendo all’ateneo di rivedere i propri accordi con le istituzioni israeliane.

Le persone sono state identificate e prese in custodia dalla polizia. Durante le operazioni i manifestanti gridavano «Vergogna!» e «Free Palestine!». Per oggi la direzione aveva già previsto la chiusura del campus.

La protesta di Sciences Po

Dopo che giovedì la direzione universitaria ha rifiutato la richiesta degli studenti di creare un gruppo di lavoro per chiarire i legami di Sciences Po con le università israeliane, gli studenti hanno indetto una protesta e l’occupazione dell’aula magna.

Un rappresentante del Comitato per la Palestina di Sciences Po ha espresso la delusione dei manifestanti per il rifiuto da parte dell’amministrazione di accettare qualsiasi loro richiesta. Su un post Instagram dichiarano: «Porre fine alle partnerships con Israele: chiediamo di cessare qualsiasi partnership o collaborazione con le istituzioni o le entità che sostengono l’ideologia sionista, la quale porta avanti l’oppressione sistemica e ingiustizie contro il popolo palestinese».

Sciences Po, infatti, ha un programma di scambio con la Ben Gurion university, la privata Reichman university nel distretto di Tel Aviv e l’università ebraica di Gerusalemme.

Per venerdì pomeriggio le associazioni filopalestinesi e i sindacati studenteschi hanno indetto una manifestazione al Pantheon, nel distretto della Sorbona.

La prima occupazione dell’università parigina è avvenuta il 24 aprile: l’ispirazione è venuta proprio dalle manifestazioni della Columbia, con cui Sciences Po ha dei legami molto forti. Pochi giorni dopo, il 29 aprile, gli studenti che occupavano la Sorbona sono stati sfollati dalla polizia.

In Francia la protesta non si è trasformata in un movimento nazionale più ampio, ma è presente in focolai sparsi in tutto il paese.

Gli aggiornamenti dagli Stati Uniti

Dopo il discorso tenuto dal presidente Joe Biden, il segretario all’Istruzione Miguel Cardona ha inviato una lettera ai rettori di college e università, condannando i «ripugnanti» episodi di antisemitismo nei campus e sottolineando le risorse disponibili: «Con la fine dell’anno accademico 2023-2024, resto incredibilmente preoccupato dai rapporti sull’antisemitismo diretti contro gli studenti in alcuni campus» si legge nella lettera.

A New York la polizia ha arrestato 57 persone alla New York university e alla New School, un college privato, dopo aver sgomberato gli accampamenti dei manifestanti dopo la richiesta arrivata dalle due istituzioni.

I rappresentanti della Stanford University hanno chiesto all’Fbi di investigare sulla presenza di un individuo nel campus che indossa una fascia simile a quelle indossate dai membri di Hamas. La segnalazione arriva dopo la diffusione di una foto da parte di un gruppo chiamato «gli ebrei di Stanford».

La situazione “tende” negli altri paesi

In altri paesi gli studenti si sono mobilitati per portare solidarietà ai civili palestinesi e per chiedere alle loro istituzioni di rivedere gli accordi con le università israeliane, con le stesse modalità usate nelle proteste americane.

Rimanendo nel vecchio continente, nei giorni scorsi è stato allestito un piccolo accampamento alla Newcastle university, nel prato di fronte agli edifici del college. Le immagini condivise sul social X da Newcastle Apartheid Off Campus mostrano circa una decina di tende, sopra alcune di esse ci sono bandiere palestinesi. Altri studenti a Leeds, Bristol e Warwick ugualmente hanno montato le tende di fronte alle loro università per protestare contro la guerra a Gaza.

In Canada gli studenti della McGill University sono stati dispersi dalla polizia dopo il fallimento dei dialoghi tra l’amministrazione universitaria e i manifestanti. La loro richiesta al college è di disinvestire dalle aziende che hanno legami con Israele. Un giudice inoltre ha rifiutato la richiesta di ingiunzione che avrebbe obbligato i dimostranti filopalestinesi a lasciare il loro accampamento. Altri manifestanti hanno montato le tende all’università di Toronto e alla British Columbia di Vancouver.

Alla university of Queensland di Brisbane, in Australia, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro ci sono due accampamenti: il primo è filopalestinese e fa capo all’associazione Students for Palestine dell’università, il secondo è più piccolo e tra gli alberi è stata fissata una bandiera israeliana. Fino ad ora le scene di violenza che si sono viste in tutti gli Stati Uniti non si sono verificate in Australia.

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