Pochi agenti, educatori e personale medico: l’istituto è un caso nazionale. Il sovraffollamento è al 190% e manca il garante dei detenuti dal 2024. «Le condizioni del carcere violano i più elementari diritti umani. La detenzione non può tradursi in una tortura moderna», ha detto il presidente del Codacons Lombardia dopo la protesta del 13 novembre che ha portato al ricovero di un 24enne per un trauma toracico. L’uomo si è tolto la vita al ritorno in cella
Si è suicidato il detenuto 24enne che lo scorso 13 novembre aveva partecipato alla rivolta, insieme a oltre 150 detenuti, nel carcere del Bassone a Como. Era stato recuperato per un trauma toracico dopo essere stato schiacciato da altri detenuti contro i battenti di un cancello proprio durante la rivolta.
Ricoverato d'urgenza in codice rosso all'ospedale Sant'Anna di Monza, era stato poi dimesso nella sera del 19 novembre. Una volta rientrato nel penitenziario, si è impiccato nella propria cella.
LA RIVOLTA
I fatti risalgono allo scorso 13 novembre, quando centinaia di detenuti hanno preso parte a una rivolta nel carcere del Bassone dopo un «tentativo di evasione fallito», come spiegato da Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria.
Danneggiate diverse sezioni coinvolte, la prima e la quarta, inclusi i sistemi di sorveglianza. Mentre tre agenti sono rimasti feriti. Alcuni dei detenuti, circa 30, sono stati identificati e trasferiti in altre strutture: come affermato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), alcuni sono stati trasferiti in strutture vicine come Varese, mentre altri sono stati spostati in altre regioni come Piemonte e Sardegna.
Le carenze della struttura
Il carcere del Bassone è oggetto già da molti anni di gravi critiche su vari aspetti riguardanti la sua struttura. L'istituto è da tempo in una condizione cronica di sovraffollamento: gli ultimi dati disponibili, risalenti allo scorso mese di luglio, davano conto della presenza di 424 detenuti, a fronte di una capienza ferma a quota 265. Con un tasso di affollamento pari al 190 per cento.
Ma non solo. Si registra anche una carenza di organico tra la polizia penitenziaria, come denunciato dai sindacati. Questo ha esposto la casa circondariale a numerose rivolte che hanno messo più volte a rischio il personale. Una domanda denunciata da Luigino Nessi e Gianluca Giovinazzo di Sinistra italiana Como: «Abbiamo anche evidenziato la mancanza di personale di educatori e personale medico. A questi problemi si aggiunge un'alta presenza di detenuti psichiatrici o comunque problematici che non ricevono un'adeguata assistenza e che, soprattutto, non dovrebbero stare in un istituto penitenziario».
Ci sono infatti solo 4 educatori in servizio, un educatore ogni 100 reclusi. Per molti, la casa circondariale funziona come una casa di reclusione, senza però garantirne le strutture e i programmi rieducativi previsti.
SENZA GARANTE
Da giugno 2024, inoltre, la struttura è priva di un garante dei detenuti. L'ultimo ad aver ricoperto quel ruolo è stata Alessandra Gaetani, che ha denunciato la situazione. Per quanto l'incarico sia meramente onorario, la figura del Garante dei detenuti svolge un ruolo centrale per tutelare e salvaguardare i diritti dei detenuti e delle detenute.
Rappresentando una cinghia di trasmissione con l'esterno tra struttura, istituzioni politiche e associazioni per segnalazioni abusi e richieste.
L'esposto del Codacons
Per questo, il presidente del Codacons Lombardia Marco Maria Donzelli - in seguito alla rivolta che ha coinvolto il carcere di Como - ha espresso forte preoccupazione per la situazione all'interno dell'istituto. «Le condizioni del carcere di Como violano i più elementari diritti umani e costituiscono una grave emergenza sociale. La detenzione non può tradursi in una tortura moderna: sovraffollamento, carenza di personale e assistenza sanitaria minima sono inaccettabili in uno stato di diritto. Ciò che emerge dal Bassone impone risposte immediate dalle autorità competenti».
Il Codacons per questo ha deciso di fare esposto alla procura di Como, chiedendo «di accertare eventuali responsabilità amministrative e istituzionali nella gestione della struttura e di verificare possibili violazioni dei diritti fondamentali dei detenuti, con riferimento alle condizioni di vita all'interno della casa circondariale».
I PRECEDENTI
La casa circondariale è stata teatro nell'ultimo anno di tre suicidi mentre ne sono stati sventati circa 30. Numeri che per la responsabile di Antigone Lombardia, Valeria Verdolini, delineano un quadro molto grave. «L'associazione Antigone chiede una presa di responsabilità di tutte le istituzioni coinvolte dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ai Comuni passando dalla regione affinché il carcere permetta un percorso rieducativo come previsto dalla Costituzione».
La situazione sanitaria e psichiatrica del Bassone appare critica e urgente.
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