- Dagli oriundi ai neo-italiani la nazionale conferma una tendenza di lungo corso. Ma con l’inizio del Ventunesimo secolo il ricorso a questa mossa si è inflazionato con l’effetto di chiamare in azzurro calciatori anche modesti.
- Una scorciatoia eticamente discutibile, intrapresa per migliorare la competitività della nazionale quando il sistema interno della formazione non garantisce più un adeguato bacino di talento.
- In Italia più che altrove in Europa il sistema della formazione è vicino al default. Non produciamo più calciatori competitivi, e i motivi di una seconda eliminazione consecutiva dai mondiali stanno qui.
Parola d’ordine: reclutare. La nazionale italiana di calcio si appresta ad arruolare l’ennesimo calciatore nato e formato in un paese straniero e la notizia viene accolta ormai con piglio da pigrizia amministrativa. L’ultimo arrivato è João Pedro Geraldino dos Santos Galvão, noto più semplicemente come João Pedro, attaccante brasiliano in forza al Cagliari che il prossimo marzo compirà 30 anni. Un buon giocatore che non è mai stato sfiorato dalla prospettiva di essere convocato dalla nazional



