È crollato un altro ponte Anas, il terzo dopo la tragedia del Morandi di Genova del 14 agosto 2018 in cui morirono 43 persone.

A gennaio 2020 era caduto il ponte di Albiano Magra tra la Toscana e la Liguria, precipitato nonostante il sindaco della zona avesse messo in guardia per il pericolo evidente e avesse chiesto lavori immediati, ricevendo in cambio ampie rassicurazioni, ma nessun intervento.

Dieci mesi dopo era stata la volta del ponte Lenzino sul Trebbia. Questa volta tocca al ponte San Bartolomeo in Sicilia, un centinaio di metri circa sulla statale 187 tra Alcamo e Castellammare del Golfo. È successo nella notte tra venerdì e sabato e così come nelle altre volte precedenti la tragedia è stata evitata per un soffio: in quel momento stava transitando un’auto che non è precipitata nella voragine perché il conducente è stato abile a frenare per tempo e a salvarsi la vita.

Immediatamente l’Anas ha individuato nelle piogge abbondanti e nel maltempo la causa del cedimento di una pila del ponte che ha provocato il collasso dell’intera struttura. Anas assicura che il ponte era sottoposto alle consuete indagini ispettive che non avrebbero rilevato problemi di sorta. Il sindaco di Castellammare del Golfo, Niccolò Rizzo, ha confermato che «il maltempo sta mettendo in ginocchio il territorio con più cedimenti ed allagamenti». È probabile che le pessime condizioni meteo abbiano contribuito al cedimento, anche se è del tutto evidente che i ponti non debbano cadere per una piena, per quanto consistente e violenta possa essere.

Il crollo dei ponti Anas oltretutto è purtroppo diventato un evento che si ripete con cadenza più che preoccupante, segno di un’inadeguatezza di fondo che rischia di diventare sempre più grave e incombente con il passare del tempo. E segno anche che le ispezioni sui ponti, soprattutto quelli sulle strade statali, sono assolutamente insufficienti così come tempo fa è stato segnalato perfino dall’Anac, l’Autorità anticorruzione.

Ponti a fine vita

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È un segreto di pulcinella che ponti, viadotti e gallerie, in particolare quelli costruiti negli anni Sessanta e Settanta del secolo passato siano particolarmente fragili, molti ormai arrivati a fine vita.

Quelle strutture furono spesso tirate su in fretta, con materiali scadenti, e nel corso dei decenni hanno ricevuto interventi di manutenzione spesso insufficienti.

Quando poi ponti e viadotti si appoggiano su terreni franosi o cedevoli, la possibilità che possano collassare diventa davvero elevata. Stando così le cose le ispezioni delle infrastrutture e poi le manutenzioni dovrebbero essere una delle priorità della politica dei trasporti, ma non lo sono.

Il Pnrr sottovaluta le esigenze di manutenzione del patrimonio stradale nazionale: vengono infatti destinati appena 450 milioni di euro, mentre gli investimenti si concentrano sulla massa degli interventi ferroviari. Venticinque miliardi di euro in totale per la costruzione soprattutto nel sud di nuove linee ad alta velocità la cui utilità relativamente ai costi e benefici è tutta da dimostrare.

L’unica novità degli ultimi tempi rispetto alle ispezioni e alle manutenzioni stradali è che in confronto al passato ora almeno tali attività vengono considerate dall’Anas un vincolo contrattuale.

Fino a oggi gli interventi ispettivi erano una specie di optional per le ditte a cui l’azienda delle strade affidava i lavori di manutenzione o ristrutturazione di ponti e viadotti.

Le ispezioni venivano inserite nelle offerte di gara dalle ditte per cumulare punteggio, ma poi in corso d’opera tutti se ne dimenticavano e la faccenda finiva in cavalleria. Nell’ultimo bando di 180 milioni di euro per la manutenzione delle gallerie, le ispezioni sono state introdotte invece come vincolo contrattuale con la conseguenza che chi si sottrae al loro svolgimento rischia conseguenze legali gravi.

Nuovo amministratore

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La caduta del ponte San Bartolomeo in Sicilia è l’ultimo atto di una stagione non proprio esaltante per l’Anas sotto la guida dell’amministratore delegato e direttore Massimo Simonini, un tecnico scelto per quell’incarico dal Movimento 5 Stelle anche in virtù delle sue competenze specifiche.

Prima di diventare il numero uno dell’azienda, Simonini per anni era stato all’interno dell’Anas proprio il dirigente a cui era stato affidato l’incarico di organizzare e seguire il complesso delle manutenzioni sui ponti e viadotti dei circa 30 mila chilometri di strade statali. Da mercoledì prossimo l’incarico di Simonini sarà assunto da Aldo Isi, attuale amministratore di Italferr, gruppo Fs.

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