Tra il 2007 il 2023 secondo Greenpeace il solo stabilimento Ex Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) avrebbe emesso il 75% di tutte le sostanze fluorurate rilasciate nell’atmosfera in Italia. Al momento del rinnovo dell’autorizzazione integrata, l’azienda si era opposta alla pubblicazione dei dati, il Tar le aveva dato torto. I verbali ottenuti da Domani: 11 camini dello stabilimento su 26 sono sprovvisti di filtri
Secondo il registro europeo per le emissioni e il trasporto di inquinanti lo stabilimento chimico Syensqo (ex Solvay) di Spinetta Marengo emette nell’atmosfera quantità enormi di Pfas. Inoltre come emerge da documenti inediti la maggior parte di queste emissioni sono fatte da camini che non hanno filtri dedicati all’abbattimento. Nonostante l’azienda dichiari la piena volontà a collaborare, nel mentre “ottempera” alla richiesta di rendere pubblici i dati ambientali sulle emissioni dello stabilimento, vincola la divulgazione al segreto, nonostante l’obbligo imposto da una sentenza del Tar. Ma procediamo con ordine.
Il caso Pfas in Piemonte
Alessandria in Piemonte è l'epicentro dell’inquinamento di Pfas in Italia. Sostanze chimiche persistenti aggiunte a mo’ di additivi alla plastica per usi speciali: dalle batterie, alle fusoliere degli aerei fino a passare alla suole delle scarpe e ai gas refrigeranti. Almeno così segnala il position paper che nel 2023 Confindustria ha mandato alla Commissione europea suggerendo un approccio regolatorio blando. Due anni fa infatti la Commissione ha iniziato a considerarne la messa al bando, visti i problemi sanitari emersi a partire dal 2009, e in seguito alla scoperta della contaminazione da Pfas in Veneto. Nonostante la posizione ufficiale degli industriali, i Pfas sono considerati inquinanti eterni, accumulabili dal corpo umano. Studi ne hanno collegato l’esposizione ad effetti avversi all’apparato endocrino, cardiocircolatorio e al fegato.
Rapporto Greenpeace
Una maglia nera assegnata ad Alessandria dall’ultimo dossier pubblicato da Greenpeace italia, che da i dati consegnati dalle società industriali al Registro europeo per l'emissione e il trasporto di inquinanti (E-Prtr) ha riscontrato come nel periodo compreso tra il 2007 il 2023 il solo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo abbia emesso 2.828 tonnellate l'anno di sostanze fluorurate nell’atmosfera (circa il 75% di tutte quelle rilasciate in Italia). Tant’è che gli stessi ricercatori dell'Ocse da cui l’associazione ambientalista ha tratto i dati sottolineano come sia chiaro «che gran parte delle emissioni atmosferiche comunicate all'E-Prtr non siano contemplate nell'autorizzazione» approvata dalle autorità locali e che ne prevede invece 32.
Syensqo ha contestato l’impostazione del dossier di Greenpeace, ritenendo di aver ridotto del 90% le emissioni negli ultimi cinque anni sul fronte dei gas fluorurati, grazie a investimenti per 15 milioni di euro in tecnologie e processi più efficienti.
Secondo l’azienda di Spinetta Marengo, un complesso industriale di 130 ettari rilevato da Solvay nel 2002 e diventato nell’arco di trent’anni uno dei maggiori produttori europei di Pfas, «le principali fonti di emissioni provengono da settori più frammentati, non concentrati in un unico sito e non sottoposti a obblighi di rendicontazione». Tuttavia di fronte alla richiesta di Legambiente Ovada di mostrare i dati delle emissioni complessive dello stabilimento, l’azienda dice di no. Motivo? Il segreto industriale.
«Pubblicazione» col segreto
Rifiuto formalizzato lo scorso giugno durante il processo di rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale, che vede coinvolti Regione, Provincia, Asl e l’autorità ambientale nel rinnovo dei permessi. Dopo il rifiuto da parte di Syensqo il circolo Legambiente di Ovada si è rivolto al Tar, che lo scorso novembre ha dato 20 giorni a Provincia ed azienda per pubblicare i dati ambientali. Allo scadere l’ente ha fatto sapere di aver trovato un accordo per «ottemperare» alle richieste del Tar e rispettare la ditta. L'accordo prevede la visione alla sola Legambiente delle emissioni, vincolando l'associazione a un accordo di riservatezza per tutelare il segreto industriale. Questo nonostante il Tar abbia obbligato Syensqo a condividerli dichiarando non solo come esplicitamente nullo il ricorrere al segreto, ma pure come l’ente non possa opporre diniego pretendendo solo di mostrarli.
Inoltre – sottolinea Michela Sericano titolare del circolo di Ovada da cui è partita l’esposto al Tar – «la Provincia ha tenuto a informarci che ogni ulteriore utilizzo o eventuale diffusione delle informazioni ambientali sarà effettuato sotto la piena responsabilità dell’associazione stessa». A oggi né Sericano, né la legale del circolo Chiara Servetti hanno aperto i dati forniti in via confidenziale dalla provincia, né fatto ricorso al Tar.
Contattati per un commento sia la Provincia di Alessandria, tramite il dirigente all’ambiente Elena Biorci, sia la società hanno sottolineato come in questo modo si sia effettivamente ottemperato alle richieste del Tar.
Camini senza filtri
Tuttavia a proposito proprio delle emissioni è emerso – dai verbali inediti della conferenza dei servizi ottenuti da Domani – come lo scorso 11 aprile sia stato fatto presente alla società che dei 26 camini del polo chimico che emettono sostanze fluorurate solo 15 siano dotati di filtri per l’abbattimento, 11 ne siano privi; e come il 59 per cento delle emissioni di Pfas dell’intero stabilimento derivino da camini totalmente privi di impianti di depurazione.
Le ultime rilevazioni dei Pfas
Vale la pena ricordarlo: l’esposizione a questi composti – in alcuni casi acclaratamente cancerogeni, come il Pfoa utilizzato ad Alessandria fino a 12 tonnellate l’anno per almeno trent’anni – è stata associata allo sviluppo di tumori e nel caso dei bambini – esposti già durante la gravidanza – a malformazioni neurologiche. Nonostante l’azienda dichiari di aver già dismesso questi tipi di Pfas – come il Pfoa e l’Adv – o sia in fase di dismissione come il C6o4, l’autorità ambientale locale non solo continua a trovarli – come emerge dalla campagna rilevamenti delle acque sotterranee di marzo 2025 – ma si trovano anche oltre la barriera costruita dall’azienda allo scopo di trattenerli.
Il biomonitoraggio sulla popolazione residente vicino al polo, condotto da Regione Piemonte, ha dimostrato che tutte le 400 persone analizzate hanno questi composti nel sangue, che i giovani sono particolarmente esposti e che dei tre sopra citati quello più trovato nel corpo delle persone sia l’Adv – un Pfas inventato in Italia che l’azienda ha prodotto per trent’anni senza che nessuno ne sapesse alcunché.
Per lo stesso tipo di contaminazione lo Stato del New Jersey nel 2021 ha fatto causa alla consociata americana dell’azienda chiedendo tutte le informazioni ambientali e gli studi tossicologici. In soli quattro anni è stata pattuita una piena bonifica dello stabilimento e un’ammenda di quasi 400 milioni di dollari.
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